Damnatio

2.9K 204 11
                                    


Cristen non disse nulla e sostenne lo sguardo di lei.

Ne seguì il profilo: il volto smunto, ma aggraziato, i capelli liberi e scarmigliati che portava sciolti per testimoniare la propria indipendenza dall'invasore, i polsi e le caviglie segnati dagli anelli delle catene. Aveva le labbra screpolate e la carnagione pallida: non vedeva il sole da giorni.

Le fiaccole brillavano nelle sue iridi vitree, tipiche di chi ha pianto di nascosto, lontano dallo sguardo nemico.

Un sorriso debole si dipinse sul suo volto, un piegare le labbra che divenne arcigno.

Cristen continuò a osservarla, rimanendo rapito dapprima dall'aspetto selvaggio che dimostrava, poi da quel cambiamento repentino: da vittima sembrò trasformarsi in carnefice.

L'amazzone scoppiò in una risata fragorosa che la scosse tutta.

Per il re divenne splendida.

«Si prende gioco di noi...» commentò, alzandosi e passandosi una mano tra i capelli.

Nore sputò a terra e uscì.

«Vi sareste bevuti anche questa, immagino. Voi vichinghi siete davvero sciocchi» e mentre continuava a ridere fu attraversata da forti colpi di tosse che la tennero occupata per qualche minuto.

Cristen incrociò le braccia e sospirò. «La Nebbia ti ha ingannata, non hai ottenuto nessun dono per la perdita della Valle.»

Morrigan continuò a sorridere, ma anche lei sapeva che era vero. «Non puoi sapere se nascondo qualcosa: magari ti ucciderò questa notte. Ricordi? Te lo dissi la prima sera che mi trascinasti via.»

Il re stette in silenzio per diversi istanti.

Lei abbassò lo sguardo sul punto di piangere.

Cristen si morse le labbra. «Mi hai dannato, Morrigan. Dal momento in cui ti hanno consegnata a me non ho mai smesso di considerarti mia moglie. E non capisco cosa tu voglia veramente. Avresti potuto vivere al sicuro, le tue sorelle potrebbero godere di ogni agio. Un trattamento privilegiato rispetto alle schiave del mondo. Ora saresti regina se solo...»

Morrigan si sciolse in lacrime. L'unica cosa a cui pensava era la vita prima che i vichinghi arrivassero: gli allenamenti, le giornate passate con le sorelle, il quieto scorrere del tempo nella Valle.

«Te ne puoi andare...» sussurrò Cristen, voltandosi per non guardarla piangere.

Morrigan smise di singhiozzare e alzò gli occhi su di lui. «Cosa?»

«Te ne andrai da qui. Avrai un cavallo e cercherai le tue sorelle, le porterai via ad ovest o negli orizzonti più alti. Purché tu sia lontana da qui, e soprattutto da me.»

Appariva calmo, ma non poteva nascondere il pulsare frenetico delle vene del collo. I capelli biondi sciolti e crespi avevano le punte che tremavano di nervosismo.

«Le bambine! Lasciamele!» gridò lei. Era una supplica, più che un ordine.

Cristen si voltò e lei lo vide farsi granitico. «No.»

«Lasciamele, ti prego!» gridò Morr barcollando nel tentativo di alzarsi.

«Non posso. Loro faranno parte della generazione che mio figlio guiderà!»

«Ma non capisci, vichingo! Le condannerai a diventare schiave di uomini che le metteranno ai lavori forzati o le useranno per generare figli maschi, l'ultima genìa di questo mondo! Lascia che la storia del mondo finisca con te!»

«No.»

Morrigan si lasciò andare ad amare lacrime e cercò di raggiungerlo. Poi si ritirò. «Stai mentendo, vero? Non hai intenzione di liberarmi, cane vichingo!» guaì lei.

«I vichinghi non mentono, Morrigan. Ti libererò e te ne andrai, ti dico. Ma ad una sola condizione...»

Morrigan si risedette, si asciugò il viso e continuò a pensare alle sorelle più piccole. «Morirò qui, mi lascerò morire...» sussurrò atona.

«Te ne andrai, ti dico. Le raggiungerai al vostro nascondiglio. Quello che ho cercato per giorni, dopo che sei fuggita e che mai ho scovato. Te lo ripeto: mi hai dannato, Morrigan. Mi hai tolto qualcosa, o piuttosto me l'hai concesso. Non so se si possa dimenticare un'idea, un'ossessione, come tu lo sei stata per me.» 

L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora