Proseguì verso la fortezza, silenziosamente, seguendo i soldati che percorrevano le mura di pietra. Grazie a speciali ramponi i vichinghi percorsero le lastre di ghiaccio che coprivano la montagna e fissarono delle funi negli angoli delle mura, che usarono poi per arrampicarsi e scivolare sui camminamenti. Lì, contavano di sorprendere le sentinelle degli Scuri.
Non trovarono resistenza e, anzi, quando il re scavalcò il punto più debole della cinta muraria, scoprì che i camminamenti erano deserti e che non vi erano Scuri a controllare gli spazi esterni dell'Abbazia Alta.
Gli squadroni, nel silenzio della neve spezzato solo dal leggero vento del nord, iniziarono uno alla volta a disperdersi lungo le passerelle, rimanendo celati dietro i muretti di roccia per evitare di essere visti dalle piazze d'armi sottostanti.
Cristen si accucciava e comandava agli uomini di fare piano: si passava una mano sul labbro ogni volta che uno dei soldati, con tonfi sonori, correva da una parte all'altra dei camminamenti.
Come da istruzioni di Morrigan, gli uomini si spinsero verso lo spiazzo che dava sulla Valle e che dominava l'Abbazia Bassa.
Nessuno era di guardia in quel punto d'osservazione strategico.
Fu probabilmente in quel momento che Cristen iniziò ad avere paura.
Forse gli Scuri li avevano visti arrivare, o sentiti mentre inanellavano le corde alle mura e risalivano le rocce? Forse sarebbero giunti su di loro da un momento all'altro, per spingerli giù dal burrone?
Il re impugnò l'elsa della spada e la strinse forte. Pensò a Morrigan istantaneamente in uno degli spasimi del loro ultimo amplesso.
Non seppe dire il perché, ma quella visione lo corroborò e lo indusse a seguire i soldati.
Scesero in due gruppi, uno dopo l'altro, e infine irruppero con forza negli edifici principali dell'Abbazia Alta, sciamando rumorosi e pronti a trovare gli Scuri che bivaccavano al coperto.
Non c'era anima viva laggiù, come nessuno era presente nei locali d'armi e nelle foresterie.
«Morrigan l'aveva detto...» sussurrò il re al generale dei Grigi che guidava i primi uomini. «L'Abbazia Alta è il punto debole del complesso.»
«È un buon punto d'osservazione. Gli Scuri sono più stupidi di quanto pensavamo...» proseguì il generale.
«Dopotutto li abbiamo eradicati dai boschi con facilità.»
Poi il re guidò gli uomini verso i cento gradini.
La scala era lunga e ripida e portava verso il sentiero che avrebbe condotto alla fortezza più robusta.
«Non possono essere fuggiti dabbasso, ci avrebbero messo troppo tempo! Non sanno che li bracchiamo» sussurrò Cristen agli uomini. «Va avanti, Zort, ti seguirò con il secondo squadrone.»
Tutti iniziarono la discesa. Abili nel correre e ben lanciati, i soldati vichinghi raggiunsero l'Abbazia Bassa in men che non si dica e scivolarono lungo le rocce della montagna per scalarla come avevano fatto poco prima.
Riuscirono ancora una volta a raggiungere i camminamenti e a scivolare lungo le passerelle che qui, però, davano verso l'interno. Il corpo centrale era immenso, un vero e proprio mastio che poteva racchiudere ogni tipo di insidia.
Cristen lo conosceva bene. Non solo ricordava i passaggi segreti che aveva utilizzato per il primo attacco e per il rapimento di Morrigan, ma sapeva anche le diverse indicazioni che la sua regina gli aveva fornito.
«La sala principale è collegata alle stanze delle amazzoni. Quando sarai laggiù, le troverai di sicuro ben protette dagli Scuri» gli aveva confidato lei.
Ed era lì che Cristen voleva sferrare l'attacco: partire dal cuore del forte, prendere le donne e metterle al sicuro per poi esplodere verso l'esterno e sorprendere gli Scuri in ogni parte del castello.
La Nebbia leggera si dipanava lungo i cortili esterni, silenziosi e vuoti. Nessuno degli Scuri venne abbattuto nel tratto di strada che divideva i vichinghi dal massiccio portone della sala del trono e, anche se furono cauti, tutto ciò infuse timori sempre più viscerali in Cristen che seguiva la frangia di soldati con agilità.
I vichinghi si disposero a raggiera di fronte alla massiccia facciata del portone di bronzo: le formelle baluginavano nel chiarore del mattino. Sempre più fitta era la Nebbia, testimonianza che gli Scuri erano da qualche parte nelle foresterie.
I soldati trafficarono con i cardini e smossero il portone. Le ultime squadre si disposero lungo tutto il piazzale pronte a intervenire nel caso in cui la Nebbia si fosse destata.
Le gigantesche ante vennero divelte da quattro vichinghi, i quali fecero in modo di aprirsi uno spiraglio verso l'interno.
Entrarono, la maggior parte. Gli altri rimasero fuori in attesa.
Cristen attraversò il grande atrio di pietra attorniato da arazzi verdi, le antiche vestigia nobili della Valle. I passi, nonostante fossero leggeri, risuonarono come piccoli applausi in ogni angolo alto del salone.
Cristen fece segno di rallentare e iniziò a guardarsi attorno per tentare di individuare l'accesso alle stanze delle amazzoni. Le avrebbe sorprese e, una a una, le avrebbe fatte prelevare dai suoi uomini radunandole nelle segrete, per evacuarle dai passaggi sotterranei.
La sala era buia, rischiarata solo dalle finestre istoriate lunghe e strette.
Qualche tizzone era appena visibile nei camini.
Un risuonare di passi che non era riconducibile ai vichinghi destò l'attenzione di Cristen che cercò di mettere a fuoco.
Una sagoma. Il re alzò la mano per fermare gli uomini.
Cristen marciava poco dietro il primo squadrone: davanti a sé aveva trenta uomini che proseguirono senza fermarsi. I vichinghi procedevano veloci e letali, ma non erano scaltri. Solo il re aveva notato qualcosa che non andava e in molti si chiesero che cosa lo spingesse ad arrestarsi a metà della grande sala.
In un lampo una torcia prese fuoco proprio vicino allo scranno di legno che troneggiava nella sala.
Una figura snella si illuminò: era alta, indossava un cappuccio e lunghi capelli neri sciolti le ricadevano lungo le spalle.
Era Morrigan dell'Abbazia.
SPAZIO AUTRICE
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L'amazzone e il vichingo
Fantasy"Morrigan capì le loro intenzioni solo quando il re si avvicinò a lei, le prese la spalla, le strappò via la manica e le racchiuse il bicipite dentro un anello dorato. Si dimenò, tentò di scostarsi, ma erano in due a tenerla ferma e, ben presto, il...