Il segno

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Il cavallo ondeggiava fiero e Morrigan imprecò disgustata. Cristen l'aveva legata in una posizione scomoda che le faceva venire la nausea.

Le corde ai polsi, legate alla sella e ai piedi in un complicato gioco di funi, le stavano straziando le carni, e l'impossibilità di poter cavalcare al galoppo le aumentava il mal di stomaco.

Il re era davanti a lei sul suo destriero bianco e trottava nella neve, quasi confondendosi con essa. A tratti sembrava volare, tanto il cavallo si mimetizzava col candore del percorso che attraversava le montagne.

Il passo era già stato superato e la coppia di cavalieri trottò per diverse iarde nel territorio che confinava con la Nebbia. D'un tratto si allontanarono dal confine e rientrarono verso le pianure. Si accamparono quando i declivi furono meno nevosi e la vegetazione più visibile: la terra, lì, era più arida, come fosse steppa che si allungava per altopiani e dolci colline.

Morrigan era rimasta sconcertata dalla decisione del re dei vichinghi di lasciare la Valle appena conquistata. Quel giorno Cristen era di poche parole e anche lei non aveva conversato molto, concentrata su quali fossero le più propizie opportunità di scampo che il viaggio le avrebbe concesso.

Solo la sera, fermatisi al riparo di uno sperone e mentre Cristen accendeva il fuoco, Morrigan decise di farsi avanti: «Dove stiamo andando?» domandò stizzita, cercando di levarsi le corde dai polsi martoriati.

Lui si voltò, prese un coltellaccio e si avvicinò paurosamente alla prigioniera: in una mossa repentina le tagliò le corde dalle mani, ma lasciò legati i piedi.

«A nord» sussurrò e tacque, infilzando con una freccia un opossum che aveva cacciato nel pomeriggio e mettendolo ad arrostire.

Morrigan s'indispettì.

«Passeremo oltre l'altopiano dei Grigi e poi visiteremo il luogo dove sono nato» concluse indaffarato con la cena. «Non sei mai stata quassù, immagino.»

Morrigan scosse la testa.

«Quando hai smesso di errare?» e a quella domanda, infine, si sedette vicino a lei.

Si era abbigliato in modo più leggero ora che avevano lasciato le montagne. La muscolatura del suo petto si poteva notare con chiarezza oltre la giubba e i calzoni esaltavano la sua prestanza fisica. Morrigan non sapeva perché fosse attratta da quei particolari, una simile consapevolezza la infastidiva molto.

Ella rispose cercando di togliersi di dosso l'imbarazzo che le provocava tanta vicinanza. «Forse a cinque anni, non ricordo. Io e Bethesda siamo state le prime a occupare l'Abbazia sotto la guida delle anziane di allora.»

«E prima?» chiese lui, interessato.

«Non lo so. Non so da dove vengo» rispose.

Lui abbozzò una risata che lei non comprese.

I due si chiusero in un desolante silenzio fino alla fine della cena.

Finito di pasteggiare, e visto che avrebbero dormito all'aperto, senza tende o riparo alcuno, Cristen la legò a sé anche se le permise di accomodarsi non troppo vicino a lui.

Si addormentarono all'istante.

Morrigan sentì qualcosa che la schiacciava e confuse sogno e realtà immaginando di trovarsi ancora nella miniera, intrappolata in un cunicolo da dove non sarebbe riuscita a riemergere.

Aprì gli occhi e notò la fioca luce della luna. Vide che il fuoco era spento e i cavalli quieti.

Il senso di costrizione aumentò fino a quando vide un'ombra poderosa china sopra di lei, con il volto incorniciato da capelli lunghi e liberi. Il minaccioso figuro era intento a calarle i calzoni.

Lei reagì.

Dapprima cacciò un grido di paura, dopodiché le proprie difese si alzarono: afferrò l'aggressore per la nuca e lo colpì con un pugno.

Lui fu talmente sorpreso che non riuscì quasi a difendersi.

Morrigan lo picchiò con forza, affondando le unghie sulle sue guance nella speranza di riuscire a graffiargli gli occhi, o a cavarglieli se fosse stato possibile.

«Ferma!» sbottò lui in un sussurro.

Dopo l'iniziale sconvolgimento, Cristen la roteò sotto di sé stringendole i polsi.

Morrigan iniziò a urlare.

«Zitta, stupida!» e le premette una mano sulla bocca per farla smettere.

«Arrivano i Grigi!» sbottò lui e le afferrò il mento forzandola a guardare verso l'altopiano che si estendeva buio sotto di loro.

L'oscurità avvolgeva il panorama ma ella poté accorgersi di una colonna di fuocherelli che risalivano la collina e che intonavano un basso canto gutturale appena percettibile.

Cristen le lasciò andare il viso e le legò le mani, poi frugò attorno a sé alla ricerca di ciò che aveva perso nella lotta di poco prima.

«Dannazione!» imprecò.

Morrigan si alzò con difficoltà a sedere e iniziò a sentirsi in ansia. I fuochi si avvicinavano: li vide zigzagare verso di loro poco sotto. Non aveva idea di chi fossero, ma quel canto così basso e inquietante la faceva rabbrividire da capo a piedi, come se dilaniasse i lati suoi più profondi.

«Cristen! Cosa vogliono?» domandò raggelata dalla paura.

Il re non rispose e di tutta fretta trovò ciò che cercava. «Ti devo segnare» disse.

Lei non capì, vide che il re tornava con una punta di freccia in mano e d'istinto si ritrasse.

«Cosa...? Cosa vuoi farmi?» chiese. Il canto dei Grigi l'alterava e indeboliva.

Lui non rispose e Morrigan, per la prima volta, si fidò del vichingo, nonostante le stesse affondando le mani sui fianchi e abbassando nuovamente i calzoni della divisa.

Morr avrebbe tanto voluto coprirsi le orecchie per non sentire quella lamentazione che si faceva sempre più vicina. Si contrasse volendo piangere, ma non ci riuscì. Mai aveva provato una simile sensazione.

Cristen la spinse sotto di sé e si mise cavalcioni sulle sue ginocchia, le scoprì l'ombelico, poi scese fin quasi al pube e liberò una parte di pelle che si trovava a ridosso delle parti intime. Prese la penna, quella che ogni vichingo portava con sé per disegnarsi i tatuaggi prima delle battaglie e la regolò per farne uscire la quantità di mistura che gli serviva. Premette il pollice e l'indice sul ventre di lei e iniziò a inciderle la pelle. In breve, ebbe finito.

Morrigan alzava e abbassava l'addome spaventata.

A Cristen sembrò che la sua vittima fosse, per la prima volta da quando l'aveva conosciuta, in preda al panico. 

L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora