Orrido

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Il nord, oltre i Grigi, era dove viveva Cristen.

La neve era meno presente rispetto alle montagne, ma, comunque, sprazzi di bianco inframmezzati a terriccio ammantavano l'altopiano vichingo.

Morrigan solcò i sentieri del villaggio da cui proveniva il re. Il popolo viveva in precarie tende, invece che nelle case di paglia e fango che, lei sapeva, i vichinghi erano soliti costruire quando si stanziavano per anni in un certo luogo.

I bambini accorsero a guardare la prigioniera che Cristen recava con sé: erano discoli frugoletti biondi, sporchi di terra e ferite di gioco.

Volti femminili curiosi si affacciavano oltre le finestre fatte di stoffa, mosse dal vento gelido del nord che le sbatacchiava qua e là. Le donne si nascondevano al loro passaggio.

Cristen la condusse verso quella che doveva essere la sua tenda-casa e la fece scendere dal cavallo di fronte allo sgomento di anziani e giovinetti. Nessun uomo si presentò: i vichinghi che non erano stati impiegati per l'assalto all'Abbazia si trovavano acquartierati poco fuori dal villaggio. Lì, Cristen gli avrebbe ordinato di riportare alla Valle gli ultimi baluardi dell'esercito, in preparazione dell'offensiva finale nei confronti della Nebbia.

L'amazzone guardò adirata la folla che si era riunita lì attorno, ma Cristen la costrinse a togliersi dalla loro vista. La tenda dove la introdusse non differiva molto da quella che Morrigan aveva già abitato nelle nottate precedenti alla Valle: questa, però, era più ampia e contava un quantitativo maggiore di ammennicoli che traboccavano da cassoni e ceste.

Cristen le slegò i polsi e la sua prigioniera, finalmente, poté sedersi a terra. Avevano viaggiato per due giorni interi ed era ormai giunta la notte, dopo che, sin dal mattino, avevano oltrepassato, cavalcando, l'altopiano dei Grigi.

«Ci laveremo, prima di ogni altra cosa» pronunciò solenne gettando delle bisacce che si era portato per il viaggio a terra, poi tornò all'esterno della tenda per osservare il tramonto. Ben presto il buio avrebbe impedito loro di raggiungere con facilità le cascate. «Dovremo fare in fretta» dichiarò Cristen.

Il re, dunque, prese l'amazzone per il bracciale della schiavitù e l'accompagnò fuori: assieme si avviarono lungo un sentiero tracciato da tronchi e in mezz'ora camminavano sull'orlo di un precipizio, sopra le cascate.

Le cascate dei vichinghi tagliavano di netto la terra in un orrido profondo che entrambi dovettero discendere.

Lo stretto sentiero si inerpicava a ridosso della parete di roccia scivolosa e si addentrava nella stretta gola. Quest'ultima era lugubre anche di giorno e, dato che era quasi sera, la penombra ormai incombeva su di loro.

Lo scroscio forte dell'acqua in fondo all'anfratto si scorgeva a malapena.

Morrigan, stremata, chiese di sedersi più volte e il re le concesse solo qualche attimo per riaversi. Con foga la strattonò per il gomito e la guidò in velocità sollevandola dai fianchi, non appena si presentava un punto più difficile da oltrepassare.

Erano quasi arrivati al fiume che correva violento in grandi conche d'acqua che sembravano non lasciare scampo a chi avesse osato immergersi. Cristen si fermò a poca distanza dalla prima rientranza trovando un punto dove la corrente si faceva meno precipitosa. Si abbassò e bevve con avidità, mentre Morr si accostava alla parete rocciosa per riprendere fiato e guardare all'insù.

Sopra di loro, una distesa di roccia che avrebbero dovuto risalire dopo essersi purificati secondo il credo del loro mondo.

Cristen si voltò verso di lei e iniziò a togliersi di dosso la cintura della spada, le armi e la giubba di pelle scura. Tolse i pantaloni e li scaraventò a terra, poi tornò all'acqua nudo. Vedendo che la sua compagna non sembrava svestirsi, si avvicinò svelto venendo, però, respinto.

«Faccio da me» dichiarò lei e iniziò a levarsi la divisa da amazzone.

Il re si immerse, si mondò il viso con acqua ghiacciata e attese lei.

Morrigan non sapeva come avrebbe resistito all'ennesimo bagno nel gelido nord, ma era sicura che, se non si fosse immersa in fretta, lui l'avrebbe presa di forza e avrebbe iniziato a sfregarla con violenza.

Così, infilò un piede incerto nella conca e si ritrasse quasi piangendo. L'acqua era gelida ed ella si figurò le stalattiti di ghiaccio che aveva osservato sulla roccia mentre scendeva verso il fondo dell'orrido.

«Non abbiamo molto tempo, a breve sarà completamente buio e dovremo tornare. Scendi!» ordinò lui, facendole dei cenni.

Morrigan, dunque, fece come le fu ordinato: non voleva immergere il capo, ma Cristen la raggiunse e le avvinghiò il mento, cingendole il collo e trascinandola verso il basso sotto il pelo dell'acqua. Il gelo le infreddò le tempie, il naso, le orecchie e l'amazzone credette di morire. Riaffiorando si accorse che la mezzaluna di luce che illuminava l'orrido se n'era andata e che l'oscurità incombeva oramai quasi del tutto.

Il re dei vichinghi la osservò contemplando l'ombra dei capelli neri sul suo viso pallido che sarebbe ben presto scomparso nel buio della notte. Si avvicinò al volto di lei, desiderò quelle labbra bagnate e tremanti e intravide nei suoi occhi una nota d'offesa e, allo stesso tempo, una supplica.

Si fece paurosamente vicino al suo corpo, le guardò la bocca violacea con sospetto ed eccitazione. Strinse gli occhi con sforzo per imprimere la sua immagine nella mente, alla fievole luce del crepuscolo.

Entrambi respiravano affannosamente, gelati fin nei polmoni.

«Basterà, dobbiamo tornare» decise lui, destandosi da torbidi pensieri, poi la prese per il gomito.

Morrigan, tremante, non si mosse. «Il mio piede si è incastrato nella roccia qui sotto!»

Lui tentò di smuoverla, ma lei ribatté con un mugugno di dolore.

Cristen, dunque, si gettò in acqua sotto di lei, volendo scostare il masso che la imprigionava.

Tra il gorgoglio e la spuma dell'acqua corrente riuscì a scorgere i sassolini piatti del greto del fiume e, dopo essersi soffermato un po' troppo a fissarle il pube, l'interno coscia e il ventre che si muoveva concitato, inaspettatamente vide giungere a sé il ginocchio di lei e avvertì un lancinante dolore al naso.

L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora