"Non ti sfiorerò con un dito"

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Il suo primo istinto fu quello di irrompere da lui per chiedergli di smetterla: non solo di muoversi o di infastidirla, ma di esistere, se fosse stato possibile. Avvertì una sorta di calore mentre lo pensava e, perciò, ritenne più prudente fare due passi, aggirare i soldati e avvicinarsi al fiume.

Si accucciò, mise le mani a coppa e si portò dell'acqua alle labbra.

Niente di tutto ciò servì a calmarla.

Tornò indietro e rientrò nella tenda: solo che non si trattava della sua.

Cristen era in piedi claudicante sulla coscia nuda che aveva appena finito di curare. Indossava solo la maglia spessa che portavano i soldati sotto le pellicce. Fortunatamente era coperto fin sotto all'inguine.

Non disse una parola quando lei apparve. La guardò inarcando le sopracciglia e sembrò abbozzare un sorriso sotto la barba chiara.

Morrigan si avvicinò a lui seria e nervosa.

«È l'ultima volta che ci vediamo, domani partirò prima che tu ti sia svegliato» sussurrò in piedi di fronte a lui. Nonostante fosse minuta, riempiva lo spazio con la sua presenza di spirito.

Cristen annuì, rimanendo impassibile, come fosse normale sostare mezzo nudo di fronte a una donna.

La percorse tutta con lo sguardo: aveva le vesti impolverate, le mani pulite ma piene di tagli a causa dell'arrampicata del pomeriggio, il viso segnato da pesanti occhiaie, labbra secche, la vena del collo pulsante. Un velo di sudore appena accennato le imperlava il viso.

«Non c'è bisogno di tanti preamboli, Morrigan. Dovrai chiedermelo, perché io non ti toccherò con un dito...» sussurrò il vichingo con voce roca.

Morrigan, chiaramente combattuta, scosse il capo.

«Voglio il nodo» dichiarò lei con lo stesso tono di chi supplica di avere qualcosa di proibito.

Cristen strinse le labbra. Era desiderio, quello che montava in lui, poiché già si figurava ciò che sarebbe accaduto dopo. Eppure, mai avrebbe creduto che Morrigan potesse chiedergli di ricevere il nodo. Credette in una trappola, ebbe timore che lei stesse macchinando qualcosa. Si ritrasse.

«Vuoi il nodo? Il simbolo dell'oppressione dei vichinghi sulle proprie donne?» chiese incredulo.

«Sì.»

«Non ho voglia di giocare, amazzone.» Cristen si voltò e cercò di individuare i propri vestiti.

«No, aspetta...» e lei si avvicinò incerta. Aveva uno sguardo doloroso, sembrava aver lasciato la sua fredda corazza fuori dalla tenda reale. Prese il braccio di lui e glielo sfiorò.

«Ricordi bene il momento in cui ci siamo conosciuti, visto che lo raccontavi a Zadra...»

Il re si lasciò sfiorare il gomito. Un solo tocco lo accese. «Cosa vuoi dire?» la incalzò.

«Era la prima volta che qualcuno si occupava di me a quel modo...» spiegò Morrigan, deglutendo e sentendosi mortificata per l'attrazione che provava per lui. «Tra sorelle, c'era l'interesse di imparare come servirsi degli uomini, come incantarli e tentarli. Mai nessuno mi aveva toccata come hai fatto tu i giorni dell'invasione» continuò lei, quasi priva di fiato.

Cristen aggrottò la fronte.

«Non voglio il nodo per ciò che rappresenta per la tua gente, voglio solo che mi accarezzi i capelli, che me li pettini, che li raccogli, poiché il benessere che ne ho tratto quella volta fu superato dalla vergogna di ciò che significa.»

L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora