Sinedrio

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«Puoi liberarmi?» lo supplicò Morr.

Cristen era tornato alla tenda dopo una settimana che per Morrigan era divenuta un vero e proprio inferno. Era stata nutrita e coperta, ma le corde ormai avevano logorato la pelle.

Morrigan, dunque, aveva atteso tendendo l'orecchio all'esterno e cercando di carpire qualche cosa; provando a immaginare cosa avrebbe fatto se fosse riuscita a fuggire. Preda di terribili pensieri, indotti anche dalla pesantezza del bracciale nero, aveva tentato invano di trovare una soluzione alle proprie pene.

Ora voleva solo tornare a respirare fuori da quella tenda di prigionia.

Cristen si erse sopra di lei, controllandola con attenzione. La barba chiara s'avvolgeva selvatica sugli zigomi e i capelli erano confusamente raccolti nel codino alto alla maniera vichinga. Il collo pulsava, rilevando che doveva appena aver concluso uno sforzo di un certo rilievo. O forse era solo ansioso di vedere Morrigan, dopo una settimana in cui aveva deciso di tenersela ben lontana.

«Fammi uscire di qui!» sbraitò lei nervosa.

Il re s'accucciò per esaminarla. Pose i gomiti sulle ginocchia e s'acquattò, strizzando gli occhi. «Scapperai?»

«No.» rispose lei.

Il vichingo arricciò il naso e trasse un respiro profondo. Poi, con il pugnale di Morr che portava sempre con sé da quando glielo aveva strappato dalla cintura sotto le vesti, le tagliò i lacci dalle braccia e dalle gambe.

Lei si massaggiò i polsi, ma ebbe poco tempo prima che lui esigesse le abluzioni.

«Al fiume, per risanare il corpo.»

Lei si preparò a seguirlo.

«Non con me. Io non curo chi mi disprezza, anche se si tratta di mia moglie» sentenziò atono. «Andrai con loro» e le indicò due soldati.

Morrigan inorridì a pensare alle sozze mani di quegli uomini su di lei mentre si trovava nell'acqua gelida del fiume, ma ingoiò il proprio risentimento e fu sollevata di poter uscire all'aria aperta dopo sette giorni di prigionia.

«Dunque, la mia sorte?» domandò prima di seguire i soldati.

«Verrai da me dopo» e si pulì le mani con uno straccio dopo averla aiutata ad alzarsi.

Le abluzioni furono una lunga agonia. Ella, però, ottenne di poter fare da sola. Nessuno dei due la toccò, rimasero solo a guardarla con aria interrogativa e poco presente.

Era quasi sera e, se s'aspettava di tornare alla tenda del re, rimase delusa.

Camminò tra la neve sporca e il terriccio molle per diverse miglia nei i boschi, fino a quando non giunse a una radura chiara e dominata da giganteschi dolmen.

Già mentre veniva scortata verso la destinazione finale, iniziò a udire il brusio e il rumore di chiacchiere e calpestii, l'odore di uomini.

Quando giunse al confine con l'altopiano dei Grigi – ora assoggettati al potere vichingo – poté rendersi conto della vastità dell'esercito di Cristen.

I dolmen delimitavano una zona che era piena zeppa di generali seduti a terra e su lastroni di pietra. Oltre il sinedrio, vi era l'accampamento in costruzione, i carri, i fuochi delle fucine, i cavalli.

Vi era un fermento tale da instillare energia anche nell'amazzone, provata da una settimana difficile.

Morrigan fu condotta verso la riunione dei comandanti che si teneva all'ombra delle lunghe pietre. In lontananza vi era un tramonto freddo e bianco come l'inverno.

I ragazzi dei fuochi preparavano le torce e illuminavano il consesso di uomini che guardarono Morrigan dapprima incuriositi, poi indispettiti e poco propensi ad averla lì con loro.

«L'amazzone dell'Abbazia» sussurrò qualcuno tra la folla di generali.

«È la donna del re!» disse qualcun altro.

Ma l'arrivo di Cristen zittì tutti.

Cristen non portava orpelli o segni distintivi, era uno come tanti. Sebbene fosse molto alto, era più basso di certi generali suoi sottoposti.

«Ecco i miei sodali e alleati» disse.

Morrigan, in disparte rispetto al gruppo centrale, li osservò: erano guerrieri di Cristen e di ogni regno conquistato. Riconobbe un Grigio coperto interamente di terra e impiastricciato fino al volto, vide un uomo dell'Ovest completamente rasato e quasi nudo esposto al gelo, osservò il generale dei regni delle Alte Valli con gli abiti tradizionali e la cappa di lana cotta in testa, poi c'erano i rozzi Legnaiuoli con le camicie di flanella e le asce.

E poi altri uomini di ogni regno caduto al passaggio di re Cristen.

Morr ne fu impressionata. Era come se avesse compreso quanto insignificante potesse essere il suo, di regno, agli occhi del vichingo. La Valle con le sue poche ragazze sembrava minuscola e fragile in confronto alla potenza di tutti quei regni uniti sotto il comando vichingo.

Lì erano tutti uomini. Le donne in alcuni di quei paesi lontani e vicini s'erano estinte, venivano schiavizzate o abbandonate. Il mondo era uomo, il mondo sarebbe divenuto solo loro e gli uomini avrebbero marciato per poi morire.

L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora