Ravvedimento

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Quando Cristen si destò la vide addormentata con la bocca sprofondata tra i cuscini e i capelli che si allacciavano al collo e alle spalle liberi dal nodo.

Doveva partire e dare disposizioni al famiglio Nore. Sarebbe tornato presto, perché la loro era una serie di incursioni che non li avrebbe portati via dal campo per molti giorni.

Ma prima di tutto, il re si fermò a guardare la moglie – ora sì, che poteva chiamarla così – dormire accanto a lui con la mascella stretta in un ghigno sofferente e gli occhi serrati. Si era raggomitolata tra le coperte per riscaldarsi e lui la trovò buffa.

Si rannuvolò ripensando alle motivazioni che avevano spinto Morrigan a unirsi a lui.

Ricordò la notte precedente: le intense emozioni vissute quasi ne rinnovarono il desiderio. Alcuni frammenti dell'amplesso gli si riproponevano con forza alla memoria.

Avrebbe tanto voluto sapere cosa Morrigan pensasse di ciò che era successo tra loro. Come si era sentita? Cosa aveva provato? Ma il re sapeva che nulla di ciò che ella avrebbe proferito sarebbe risultato vero.

Gli oscuri motivi che la muovevano iniziarono a tormentarlo.

Si vestì e si preparò per la battaglia sentendo che i soldati erano in procinto di partire. Dovevano muoversi prima dell'alba; quello era il tempo propizio per sconfiggere le prime frange della Nebbia.

Prima di andarsene tornò verso di lei che non si era mossa e che respirava affannosamente in un sonno agitato. Le si sedette accanto, appagato e rabbioso allo stesso tempo.

Le infilò le mani tra i capelli e prese a riunirli.

Morrigan si svegliò e di scatto si allontanò da lui. Poi capì dove si trovava e incrociò le braccia imbronciata.

«Devo partire, ti devo fare il nodo.»

Lei sospirò e si mise per terra tra le sue gambe, mentre lui, seduto sul letto, le intrecciava i capelli.

«Tornerò tra un paio di giorni.»

Morrigan non emise fiato e si toccò il bracciale nero.

Quando ebbe finito, il re, senza altro indugio, uscì dalla tenda per andare verso la Nebbia.

L'esercito di Cristen impiegò qualche giorno in più rispetto a quanto previsto, ma riuscì a ripulire la prima parte dei boschi della Valle.

Il re tornò vittorioso all'accampamento e l'unica cosa che desiderava era mangiare e dormire.

Rientrò nella tenda e trovò Morrigan in piedi accanto al giaciglio intenta a combattere.

Lei non lo sentì arrivare e Cristen rimase a osservarla mentre lanciava il piede incatenato verso l'alto e muoveva una finta spada sulla testa e lungo i fianchi. Si arrestò con i pugni uniti solo quando lo vide arrivare.

Morrigan non disse una parola, lo guardò con occhi pieni e si rese conto che era sfinito.

«Deve venire il guaritore» annunciò, senza nemmeno salutarla, poi si accasciò stanco sullo scranno di legno e si mise una mano alle tempie.

«La Nebbia?» domandò lei stringendo i pugni lungo i fianchi.

«Ti hanno trattata bene?» ribatté lui, alzando lo sguardo vacuo nella sua direzione.

«Sì. La Nebbia?» chiese di nuovo toccandosi il bracciale nero.

«Distrutti gli appostamenti dei primi boschi.»

Lei sospirò chiudendo gli occhi. Ripensò a ciò che aveva avuto modo di definire durante l'assenza del re e decise di andare da lui. «Sei stanco, Cristen dei vichinghi» enunciò raggiungendo lo scranno di legno e passandogli una mano sotto il mento. A quel tocco rabbrividì, ma non si fece condizionare.

L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora