Venti pugnali

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Morrigan avrebbe tenuto i capelli sciolti, avrebbe indossato il suo abito migliore e avrebbe ucciso l'usurpatore durante la cena.

I soldati che l'avevano riportata nella sua stanza all'Abbazia non potevano sapere che, lì, teneva nascoste le chiavi dello scrigno dei venti pugnali delle amazzoni più anziane, quelle che, come lei, avevano superato i venticinque anni e che quindi formavano il consiglio. Da un cassone che apparentemente conteneva biancheria per i letti, Morr trasse uno spesso fodero, avvolto da un laccio di cuoio. L'amazzone era stata rinchiusa nella sua camera perché si preparasse alla festa con gli abitanti della Valle, accolti nella sala grande dell'Abbazia Bassa in modo da poter porgere gli omaggi al conquistatore.

Morr era la custode dei pugnali poiché si fregiava del titolo di Diplomazia tra le amazzoni e solo lei, dunque, poteva decidere quando e come usare la forza nelle decisioni politiche. Era chiaro, però, che con alcuni popoli non si poteva dialogare.

Nei vent'anni nei quali lei e Bethesda avevano abitato in quella roccaforte, erano cresciute e si erano formate dando origine a un codice che le distingueva da tutte le altre amazzoni erranti, ancora numerose, mercenarie e al soldo dei signori locali.

I venti pugnali, ognuno con una grossa pietra di foggia diversa incastonata nell'elsa, dovevano essere consegnati alle sorelle. Come fare, però? La divisa da combattimento che indossava era leggera e i pantaloni troppo stretti per celare l'arma.

Aveva un solo abito per le feste, l'unico dotato di ampia gonna, e, se dapprima aveva deciso di presentarsi ai soldati con abiti da guerra, poi ci ripensò.

Sotto il tessuto di filato spesso indossò i calzoni e appese alla vita i venti pugnali legati da un laccio. Poi mise un cerchietto d'argento sul capo e indossò calzari comodi per una rapida fuga.

Dopo un tempo che le parve infinito, comparve l'albino che le aprì la porta e la squadrò inorridito.

«Mai vista una donna sistemata così» disse asciugandosi la bocca.

La prese per il bicipite, afferrandole il bracciale della schiavitù, e la costrinse a seguirlo dabbasso in un'anticamera gremita di persone: erano le sue sorelle.

Che scompiglio, quando venne ammessa laggiù! Tutte la ricevettero attonite, speranzose e piene di paura. Tra loro si spandeva, però, anche un fiero sentimento di vendetta.

Rimasero sole, in attesa di essere invitate al cospetto del re e degli uomini. Morrigan udiva gli schiamazzi provenire dalla sala principale, che già accoglieva gli abitanti della Valle, ancora scossi a causa della battaglia che si era tenuta il giorno precedente.

«Bethesda! Dov'è la nostra sorella maggiore?» domandò una delle Venti anziane.

«Dobbiamo liberarla!»

Morrigan le zittì tutte.

«Ora statemi bene a sentire...» e rivelò il piano che aveva ordito, ricordando loro che se le cose fossero precipitate sarebbero andate incontro al martirio.

Una furia cieca la dominava: era perseguitata dal volto di Amy turbato dalle violenze subite dall'albino. Agiva d'istinto e voleva ad ogni costo liberarsi delle alte fila dell'esercito per poi scappare verso la Fonte. Contò le ragazze e si sentì sollevata e terrorizzata allo stesso tempo di scoprire che nessuna delle anziane mancava: solo le più piccole, probabilmente, si erano date alla fuga durante l'attacco. Sperò di rivederle nel loro nascondiglio alle foci del fiume e non volle soffermarsi sull'ipotesi che fossero perite durante la battaglia.

Le grandi porte d'ottone si aprirono e la sala, animata da grida, schiamazzi, fuoco e odore di cibo, produsse sconcerto tra le donne. Tutte portavano il bracciale della schiavitù e nessuna il nodo. 

L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora