La pesca

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La piccola Zadra combatteva con un bastone di legno contro la più grande, Lena, la quale fingeva di farla vincere a ogni turno. Le due continuavano a solcare sempre la stessa erba e dopo ore d'allenamento avevano lasciato orme fresche sul fango e sui fili d'erba verdi e gialli.

Zadra, a un certo punto, si stancò, lanciò l'improvvisata arma a terra e prese a correre verso il lago. Lena, che doveva aver cura di lei, le corse appresso, la prese e se la portò in braccio, raccogliendo l'archetto dal quale la piccola non si separava mai.

Lena, la sorella più grande che aveva dodici anni, scrutò l'orizzonte per determinare dove fosse Morrigan. La intravide con i polpacci immersi nell'acqua mentre tentava di arpionare qualche pesce. Aveva già preso due salmoni e il pomeriggio si sarebbe potuto concludere lì, ma proseguì comunque a lanciare la picca dentro lo specchio d'acqua che rifletteva candidamente la luce del sole e i pini sparsi ovunque attorno al lago montano.

«Morr sta ancora pescando, vedi?» disse Lena alla bambina, che aveva tre anni e che sembrava capire sempre tutto con facilità.

Zadra si portò un dito in bocca e guardò giù per assicurarsi di dove fosse Morr, infine espresse la propria volontà con un gesto chiaro: voleva essere lasciata a terra.

La sorella maggiore delle amazzoni tornò da loro con una rete in cui si dimenava l'ultimo salmone pescato e sorrise trionfante. «Un gran bottino, ragazze. Amy sarà contenta di poterci cucinare qualcosa che non sia la solita radice di sottobosco» dichiarò. Dopo questo commento tornò nell'acqua per raccogliere il resto dell'attrezzatura da pesca.

Una serie di tonfi secchi vibrò nell'aria.

Alcuni uccelli salirono al cielo dall'altra parte del lago, come per annunciare che qualcosa si stava avvicinando. Poi, uno strano silenzio calò sulla foresta che di solito era allegra e animata dal suono della fauna.

Morr, con tra le dita l'arpione e con le gambe ammollo per raccattare le reti e i secchi, alzò lo sguardo controluce e tentò di capire cosa stesse succedendo.

Dalle fronde, in un fragore di scalpiccii, apparve prima un cavallo, poi un secondo. Altri tre seguirono l'apripista che sembrava correre all'impazzata tra tronchi e rami in una girandola di colori che si distaccavano dal fondo ombroso del bosco.

Il gruppo di uomini aizzò le bestie che, e Morrigan se ne accorse troppo tardi, sfrecciavano attorno all'argine e si dirigevano non solo verso di lei, ma anche nella direzione delle bambine.

Morrigan guardò in alto, sopra la sponda: le vide esterrefatte e immobili. Erano terrorizzate poiché per loro stava accadendo un evento straordinario. Zadra non aveva mai visto dei cavalli; Lena, se li aveva visti, li ricordava come i mezzi con cui era stata portata via dall'Ovest.

Morr sapeva che, in una situazione come quella, l'unica cosa da fare era nascondersi, ma sapeva di essere stata scoperta e capì che doveva fuggire.

Corse su abbandonando gli attrezzi a terra, ma sprofondò nell'erba fangosa che cresceva attorno al lago. Non ce l'avrebbe fatta: i cavalli erano vicinissimi e correvano all'impazzata senza frenarsi, mentre lei era intenta a risalire l'avvallamento che portava dalle bambine.

«Scappate!» urlò. Ma le due rimasero immobili.

I cavalieri si avvicinarono, tentarono di rallentare, furono davanti, poi sopra di loro.

Morrigan aveva guardato per tutto il tempo, anche se l'istinto le aveva suggerito di voltarsi per non assistere a quello scempio.

Le bambine! Schiacciate dagli zoccoli, calpestate dai cavalli!

No, non accadde. I cavalieri, che non erano riusciti a rallentare le bestie, avevano comunque evitato la ragazza con la bambina in braccio, continuando a galoppare.

Morrigan si destò dal panico, scalò disperata la cunetta di terra e riuscì a raggiungerle. Prese in braccio Zadra che iniziò a urlare e afferrò per il gomito Lena. Poi corse verso il bosco senza una meta.

Le mancava il fiato e già avvertiva i crampi in ogni parte del corpo. Si allenava ogni giorno come le altre, e, nonostante ciò, si era lasciata prendere alla sprovvista. Non riusciva a perdonarselo. Era da anni che i suoi nervi non si eccitavano a quel modo, non era di sicuro più abituata a reagire a una situazione d'emergenza come quella.

Udì i cavalli arrestarsi, lontano, oltre le sue spalle qualcuno parlò.

Non si voltò: continuò la sua folle corsa sperando che gli animali si addentrassero con difficoltà tra i cespugli e le radici degli antichi alberi.

Ben presto, lo scalpiccio si fece sempre più udibile e le urla, ora ben distinguibili, si rivolsero a loro in una lingua che non era la sua.

Ben presto, lo scalpiccio si fece sempre più udibile e le urla, ora ben distinguibili, si rivolsero a loro in una lingua che non era la sua

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L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora