Se i vichinghi non potevano dirsi capaci come il loro re, gli altri regni dovettero intervenire in una disputa grave come quella occorsa al Tism.
Il sinedrio si riunì per trattare la follia di Amarantha, amazzone e regina dei vichinghi che aveva ferito mortalmente Cristen, il quale era stato visto fuggire dal Tism.
Amarantha era stata catturata dalla guardia reale che dovette frenare i propri istinti vendicativi su di lei. L'amazzone dichiarò che ogni colpo infertole avrebbe danneggiato l'erede al trono che portava in grembo.
Due corpulenti generali non si sarebbero fermati innanzi a simili frottole, ma il sinedrio era composto anche da altri capi che avevano ritenuto doveroso prendere in custodia la donna e imprigionarla nella torre, in attesa di capire come procedere.
Fu ispezionata la scia di sangue che portava fuori dal castello: il re sembrava scomparso nel nulla, quantomeno nei primissimi minuti dopo la sciagura. Le tracce terminavano in una fossa che sembrava aver ospitato il re agonizzante.
Lì vi erano pietre laviche e cenere tipica della zona vulcanica del Tism; non c'erano altre tracce che si dipartivano da quella posizione.
La guardia reale partì a cavallo, ma il deserto era chiaramente visibile e non vi erano alberi o anfratti in cui il re potesse essersi nascosto. Nessuna ombra d'uomo si stagliava contro le dune del deserto.
Il sinedrio venne chiamato ad una seduta d'emergenza. Il vociare era assordante e ognuno diceva la propria sulla sorte del regno.
«Giustiziamola subito! Sterminiamo le amazzoni! Faremo la volontà del re, e che gli dèi lo perdonino, ora che è al loro soglio!» gridò un vichingo amareggiato, battendo il pugno sulla roccia nera che fungeva da tavolo al centro della sala.
«E chi sarà il nostro re, se non il figlio che porta in grembo quella sgualdrina?» domandò uno dei Grigi aggrottando la fronte coperta di terra crostosa e corteccia di legno.
«A chi, il regno? A chi, il destino del mondo?» chiese Zort, il capitano della guardia reale e uno dei più fidati soldati di Cristen.
Nore, il famiglio del re, sostava in fondo alla sala, non partecipando attivamente alla discussione e rimanendo a braccia conserte, incredulo.
Parlò solo dopo aver ritenuto incapace il consiglio di prendere una posizione senza il re.
«Cristen ha invocato il contastorie: tornerà da dove è stato portato. Forse è al suo villaggio d'origine, dove viene curato da chi sa farlo al meglio...» paventò Nore.
«Invocare un contastorie è un grande potere!» dichiarò il capo della guardia reale, attonito.
«Ha questo privilegio perché egli è il destino del mondo. Antiche profezie, bardi lontani e fastose ballate precedono la sua vittoria su tutti i regni, e anche la capacità di sfuggire alla morte. Il contastorie lo avrà portato al sicuro...»
«Io non ho mai conosciuto nessuno che potesse invocare il contastorie e che fosse esaudito nella sua preghiera di salvezza!» ribatté incredulo un Grigio.
«Tu non sei un re, Perast!»
E la questione si chiuse per un certo momento.
Cristen si destò dalla buca di cenere vulcanica vicina alle mura del Tism, poco dopo che le guardie reali se ne erano andate a cercarlo altrove. Era riapparso dove, in effetti, era sempre stato, avendo transitato per un certo periodo in uno spazio non definibile. Aveva invocato il contastorie e quest'ultimo lo aveva materializzato tra le braccia di Morrigan nei boschi dell'ovest.
Non era mai stato lì, come non era mai stato con lei. Eppure, lì era tornato.
Sputò della terra resinosa che apparteneva al bosco in cui era stato salvato da Morr.
Si guardò la gamba, contraendo la mascella, e notò la ferita che si tirava in una cicatrice nuova e vistosa: l'emorragia si era arrestata. La cauterizzazione era riuscita perfettamente e la lama del pugnale di Morrigan si intravedeva nella forma sulla sua coscia sinistra.
Il re inspirò l'aria calda dell'Oltreconfine e udì il fischio dei geyser. Non riuscì a percorrere grandi distanze per le successive ore, nelle quali tentò di alzarsi e trascinarsi fino all'ingresso della fortezza.
Non avrebbe urlato, né avrebbe richiamato l'attenzione di alcuno. Mentre cercava di riprendere coscienza, rifletteva su ciò che era appena accaduto.
Non solo era obbligato nei confronti degli dèi per avergli concesso l'aiuto del contastorie; doveva tutto anche a Morrigan, alla quale aveva affidato il suo ultimo pensiero prima di accasciarsi.
Amy aveva saputo dove colpire per assicurarsi la vittoria, accanendosi sull'arteria femorale, per rendergli impossibile la fuga e la salvezza.
Lui era riuscito ad andarsene e a capitolare fuori, lontano.
SPAZIO AUTRICE
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L'amazzone e il vichingo - Deborah Begali
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Inoltre specifico che sono a buon punto con la stesura del sequel che, spero, uscirà entro l'inverno prossimo.
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L'amazzone e il vichingo
Fantasy"Morrigan capì le loro intenzioni solo quando il re si avvicinò a lei, le prese la spalla, le strappò via la manica e le racchiuse il bicipite dentro un anello dorato. Si dimenò, tentò di scostarsi, ma erano in due a tenerla ferma e, ben presto, il...