Prigionia

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Ciò che più aveva sconvolto l'anima di Cristen non era il voltafaccia di Morrigan e nemmeno l'astuzia con cui si era organizzata con la Nebbia per tradirlo. Era piuttosto il fatto che lo aveva sedotto e si era concessa senza sentimento, solo per i propri scopi e probabilmente ogni momento dei loro amplessi.

Era ferito nell'orgoglio per l'importanza che le aveva dato e per ciò che aveva da lei ricevuto. Non comprendeva le sue motivazioni e ciò che l'aveva portata a rifiutare un ruolo prestigioso come quello che lui le aveva offerto. Nessun'altra donna al mondo avrebbe potuto aspirare a tanto.

Nore lo interruppe mentre dava indicazioni fuori dall'Abbazia. Cristen non aveva preso possesso delle sale della fortezza e, come era consuetudine, aveva aggiustato il campo subito fuori le mura, in modo da essere vicino, ma separato dal luogo di conquista.

Solo quando avrebbe preso il Tism si sarebbe là insediato.

«Nemmeno oggi ha mangiato» annunciò il famiglio, che era appena tornato dalle miniere.

«Sicuro che non sia un modo per impietosirti, Nore? È ben legata? Hai controllato ogni singola fessura del cunicolo?»

L'amazzone, infatti, era confinata all'interno di una grotta che di solito serviva per accatastare il ferro.

«È piuttosto indebolita dopo cinque giorni lì dentro. Qualcosa beve, ma non mangia nulla.»

Cristen dunque decise di andare da lei.

Quando arrivò, la senti respirare affannosamente ancora prima di vederla. Aprì il chiavistello ed entrò, notando come fosse piegata su sé stessa e incappucciata in un pesante fagotto di tessuti lisi.

«Dunque vuoi morire di fame...» disse, stagliandosi su di lei fieramente.

Morrigan non rispose e ritirò il palmo scoperto all'interno dei propri abiti. Il clangore delle catene rimbombò nella grotta della miniera.

«Quando ti incontrai, durante la prima battaglia, mi sembrò che fossi diversa da Bethesda. Eppure, ti stai comportando allo stesso modo.»

Morr si schiarì la voce e si scoprì.

Cristen l'osservò: aveva ancora gli abiti da battaglia e il bracciale della schiavitù saldamente stretto al braccio. Ricordò quando gliel'aveva fuso addosso: la cicatrice doveva essere sotto lo strato di pesante oro.

Cristen parlò a Nore.

«Qualche stranezza in lei? Qualche comportamento bizzarro, oltre al rifiuto per il cibo?»

Nore scosse il capo.

«Dimmi qual è il dono che la Nebbia ti ha consegnato per aver perso l'Abbazia e il tuo regno.»

Morrigan tacque.

«La interrogo ogni giorno, per ore. Non risponde. Forse non l'ha ancora ottenuto, o forse non ce lo vuole svelare e lo userà contro di noi...» continuò Nore.

Cristen si carezzò la fitta barba bionda. «È così, Morrigan?»

Ma lei attese.

«Rispondi, Morrigan dell'Abbazia.»

«Io ti ho visto, re dei vichinghi»

Cristen aggrottò la fronte. «Come?»

«Ti ho visto. So cosa ne sarà di te» recitò Morrigan con tono basso, tipico di chi esprime una divinazione. «Il mondo sarà tuo, come volevi. Conquisterai la Nebbia e otterrai onore tra la gente. Ma per questo verrai punito. Perché hai sottratto ordine alle cose... La profezia non è quel che credi...»

Nore rimase a bocca aperta, incredulo nel sentirla parlare a quel modo.

«È dunque il dono della preveggenza...» sentenziò, allargando gli occhi stanchi.

L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora