Neanche due secondi che Aiden esce dal bagno. Vedo dal modo in cui evita di guardarmi che è ancora irritato perché l'ho chiuso in bagno. Prende la sua maglietta da terra per indossarla in silenzio. Se ne sta andando?
«Aiden, stai bene?», gli chiedo insicura.
Scuote il capo, ma i suoi lineamenti sono ancora tesi e evita il mio sguardo.
«Ho sentito che vai alla festa di Tom domani sera», enuncia soltanto secco. Si siede sul letto per indossare le sue scarpe.
«Chi è Tom?»
Aiden alza lo sguardo su di me, ma stranamente non ride. Qualcosa non va. Vedo che non riesce ad allacciarsi le scarpe, mentre prende i lacci in mano con rabbia. Allora è ancora ubriaco...
«Tom è quello che ha organizzato la festa», mi risponde a denti stretti. Se la sta prendendo con la sua scarpa. Non voglio che se ne vada, sopratutto in quello stato.
Mi siedo accanto a lui e lui si ferma per scrutarmi sorpreso.
«Dove dormi?», gli chiedo preoccupata.
Alza lo sguardo per pensare, poi lo riabbassa. «Non mi ricordo.» Non ridere, non ridere...
Invece strozzo una risata, facendo un verso strano. Aiden fortunatamente pare calmarsi leggermente quando me lo vede fare e mette le scarpe a terra. Evidentemente aveva paura fossi arrabbiata con lui.
«Non ti ricordi?», lo prendo in giro.
«Mi sa di avere bevuto troppo stasera.»
«Ti pare?» Che carino.
Sta sul punto di addormentarsi e capisco che non posso lasciarlo vagare per strada in quello stato. So che me ne pentirò... «Se vuoi puoi dormire qui.»
«Davvero?», mi chiede a mezza voce. Tamburella con le dita sulle sue ginocchia.
«Sì... non voglio tu gira da solo quando hai bevuto.»
«Non ho bevuto troppo-»
«Avrei qualcosa da ridire», sghignazzo. «Non riesci neanche ad allacciarti le scarpe.»
Mi alzo in piedi e prendere una coperta dalla mia valigia, ma mi ricordo solo adesso di non averne altre. Lo guardo in imbarazzo. «Ho solo una coperta.»
«Perché dovrebbe essere un problema?»
Lo guardo storto e lui si sdraia con un sospiro. Dividere una coperta con lui non era esattamente la mia idea di "stargli lontana".
«Perché non dovrei dormire né dividere una coperta con te, Aiden», mi spiego, ma la mia voce non è fredda come avrei voluto. La parte immatura di me, quella che lo vuole ancora, sta vincendo.
Aiden prende la coperta da sotto la sua schiena per posarsela sopra e farmi cenno di sdraiarmi accanto a lui. Quando mi vede esitare alza gli occhi al cielo, ma sorride.
«Preferisci dormire per terra?», mi provoca.
«No.»
«Perfetto. Allora sdraiati.»
«Non mi dire cosa fare, Aiden.»
Stende un braccio e io mi sdraio accanto a lui, quando poso la testa sul suo petto mi imbocca le coperte. Sento il suo respiro contro i miei capelli, il suo battito sotto la mia mano.
Sospira e io faccio lo stesso, siamo entrambi sollevati. Non so se riuscirò a continuare a vivere in questo modo. E ora?
«Ju?»
«Hm?» Sono contenta che abbia interrotto il silenzio.
Si arriccia una delle mie ciocche intorno al dito. «Lo sai che non ti avrei fatto dormire per terra, vero?», si accerta. Lo dice come se avesse paura che non dicendolo potrei pensare male di lui.
«Sì, lo so.»
«Ju?»
«Sì?»
«Perdonami, ma credo che domani mattina vomiterò nel tuo bagno», borbotta e io ridacchio. È più divertente quando è ubriaco.
«Sei perdonato. Quanto hai bevuto?»
«Troppo, decisamente.»
Mi viene in mente che domani verrà la mia famiglia. Solo l'idea di rivedere mio padre mi fa venire il volta stomaco, ma allo stesso tempo sto sdraiata nel letto con il ragazzo che ha causato tutto il mio dolore... Capisco di dover mandare via Aiden presto domani mattina, anche se avrà i postumi della sbornia.
Mi posa una mano sulla guancia per marcare dei cerchi invisibili, come ha sempre fatto. So che mi sta fissando, ma non voglio dire nulla per paura che si possa fermare.
«Domani andrò a prendere mio cugino alle medie», dice poi sereno.
«Hai un cugino alle medie?» Alzo lo sguardo sorpresa e lui sorride. È strano essermi persa una cosa del genere: Aiden che riprende i rapporti con sua zia e suo cugino senza un motivo specifico.
«Sì. Sta in terza media.»
«Perché non me ne hai mai parlato?»
«Non so. Non ci ho mai davvero pensato, ad essere sincero. Ti dà fastidio?»
«Cosa? No, no... E come si chiama?»
«Chi?»
«Tuo cugino.»
«Joe. Ha un po' un nome di merda, ma è simpatico.» Gli do uno schiaffo sul petto e lui ride beffardo. So che non lo intende con disprezzo.
«Povero. Deve essere devastato ad avere un cugino come te», ribadisco cattiva, lui fa un'espressione ferita, ma poi ride.
Si passa una mano tra i capelli mori. «Mi sei mancata, Ju.»
È la millesima volta che lo dice, ma l'effetto che mi fa è sempre lo stesso.
«Anche tu, Aiden. Vorrei... vorrei le cose fossero andare diversamente.»
«Anche io. Non sai quanto. Ero solo un ragazzino-»
«Non ne voglio più parlare», lo interrompo. È troppo per stasera.
Aiden sbadiglia e io faccio lo stesso a ruota. Metto velocemente la sveglia per le sette domani per riposare la testa sul suo petto. Tra le sue braccia addormentarsi ha una sensazione più dolce.
«Buonanotte, piccola», sospira in uno sbadiglio.
So che è ubriaco e che dovrei ripetergli di non chiamarmi così, ma qualcosa in me mi zittisce.
Gli do un lieve bacio sulla maglietta, sperando non se ne accorga. «Buonanotte.»
Resto spiazzata quando mi alza con dito sotto il mento il viso per lasciarmi un bacio casto sulle labbra. Sorride lieto per poi chiudere gli occhi e posare nuovamente la testa sul cuscino.
Mi odio per non riuscire a smettere di sorridere come una bambina mentre mi accomodo nell'incavo del suo collo, proprio dove posso sentire meglio il suo profumo.
So che sono troppo vicina al perdonarlo. Mi sforzo a ragionarci su: se Aiden mi può mostrare che posso fidarmi di lui non c'è motivo per cui non debba perdonarlo.
Certo, il ricordo di quello che mi ha fatto fa sempre male, ma sono passati tre mesi e il bisogno che ho di lui non è diminuito affatto. E vale lo stesso per lui.

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Anarchia 2
Fanfiction{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.