Corro verso l'uscita della casa per trovarmi in un attimo sul marciapiede. Ho una morsa nello stomaco e nel petto. Aiden mi raggiunge subito e mi fa voltare, prendendomi per il braccio, ma lo allontano con una spinta.
"Questa è l'ultima volta, Aiden!", urlo a squarciagola. Non sono mai stata arrabbiata come adesso in tutta la mia vita. Adesso so come si sente lui, quando tramuta il dolore in rabbia. "Mi hai appena giurato che tra voi non c'è niente!"
"Ju, perché non c'è niente!", controbatte disperato. "Nate pensa di avere visto quello che ha visto, ma ti giuro che non è vero-"
"Smettila di giurare, Aiden! Smettila! Tanto sono solo bugie!", lo interrompo furibonda. Stringo con forza la mascella.
Si passa con ansia le mani tra i capelli scuri. "Ti prego, fidati di me. Ti prego..."
"Non posso, Aiden", confesso. La mia voce si spezza subito. "Non riesco a fidarmi di te..."
"Ti prego...", la sua voce si spezza a sua volta, ma non voglio più farmi convincere. "È tutto un malinteso."
"Non sembra un malinteso. Tutto ha un limite!"
Non ce la faccio più. Forse l'ho perdonato troppo presto...
Tiro su col naso quando porta su lo sguardo per tranquillizzarsi. Non voglio più parlare, non servirebbe a nulla. Non adesso, per lo meno.
Mi volto, strozzando dei singhiozzi, e mi incammino verso il dormitorio.
"Ju! Non mi stai lasciando, vero?", mi urla dietro Aiden, ma non riesco a rispondergli.
Non so se è perché non lo so o perché non lo voglio ammettere. Quando mi richiama inizio a correre, ma lui non cerca di raggiungermi.
Mi sento ridicola, mentre passo di fretta sulle pozzanghere lungo la strada, ma voglio solo allontanarmi il più possibile da lui. Le bugie. Le numerose, infinite bugie erano state il motivo per cui mi aveva spezzato il cuore, e adesso è successo di nuovo.
Ho fatto bene a perdonarlo? Avrei dovuto credergli? Per quanto Aiden mi ami, trova sempre un modo per distruggere l'armonia che si crea tra di noi.
Quando arrivo in stanza mi avvicino subito alla mia valigia. Non voglio restare qui, so che Aiden verrà per provare a chiarire. Afferro alcuni dei miei vestiti e il beauty in bagno per schiacciarli nella valigia.
Le lacrime mi macchiano alcuni dei miei vestiti, ma non ci faccio caso. Quando entro in bagno per darmi un'occhiata nello specchio ho gli occhi arrossato e le labbra contorte per non piangere.
Amy stava per fargli una seca, Amy stava per fargli una- Basta! Sono stufa di tormentarmi.
L'unica opzione è di andare da Kyle, ma non voglio che mi venga a prendere come l'ultima volta. So che se lo chiamassi adesso in lacrime, insisterebbe per venirmi a prendere, così decido di non parlargliene fino a quando non sarò sul treno.
Finisco di preparare la valigia e chiamo subito un taxi che mi porti in stazione. Quando dopo dieci minuti mi chiama per dirmi che è arrivato, esco dal dormitorio ed entro in macchina. L'autista è chiaramente sconcertato dal mio volto paonazzo e umido, ma quando gli do le indicazioni parte subito.
Sulla strada cerco di distrarmi, guardando le luci della strada. Il mio telefono inizia a vibrare, ma lo silenzio senza neanche guardare di chi si tratta. Non avrei comunque voglia di sentire nessuno in questo momento.
Quando Kyle mi stringe in un abbraccio scoppio nuovamente a piangere. Sia per la tristezza che per il sollievo.
"Mi sei mancato", singhiozzo contro la sua spalla. È la seconda volta in una settimana che mi presento da lui per un litigio con Aiden.
"Anche tu. Cosa è successo?" Si allontana per aiutarmi a mettere le valigie nel bagagliaio.
La voce mi trema: "Ho litigato con Aiden, ma- ma penso che non- fare pace."
"Cosa? Perché dici così?"
"Perché abbiamo litigato per lo stesso motivo di sempre. Perché lui mi mente e non riesco a fidarmi di lui...", borbotto, mentre abbasso lo sguardo.
Kyle si morde il labbro dispiaciuto. "Vi siete lasciati?"
"No- sì- non... non lo so", enuncio sincera. Non voglio schiarirmi le idee, non adesso.
Come se mi avesse letto la mente, Kyle mi prende sotto braccio per farmi sedere in macchina.
"Non ne dobbiamo parlarne se non vuoi. Andiamo da me e stiamo tranquilli lì, va bene?", propone gentile e io accetto.
Chiude la portiera e si siede al volante. Guardandolo attentamente posso riconoscere un filo di rabbia, ma, dato che so che è nei confronti di Aiden, non voglio chiedergliene a riguardo. Il mio telefono continua a vibrare, ma non ho la forza per rispondere.
Lo do a Kyle e lo supplico di rispondere lui. "Ehm... Ju. È tuo padre. Gli rispondo?"
"Cosa?" Gli prendo il telefono dalle mani per leggere il nome 'papà' sullo schermo. Perché mi sta chiamando? Solo adesso mi accorgo che sembra essere passata un'eternità dall'ultima volta che l'ho sentito.
Sono indecisa per un istante, ma rifiuto la chiamata. Non mi sento ancora pronta a sentirlo e chiarire. Kyle parte e usciamo dalla stazione.
"Perché ti ha chiamato?", mi domanda confuso.
"Non ne ho idea." Sono ancora scossa. Mi tornano in mente le ultime parole che mi ha rivolto.
Kyle sospira. "Forse vuole scusarsi."
"Forse. Ma non sono ancora pronta a sentire le sue scuse."
"Sicura?"
"Sicurissima."
Non è vero. In realtà mi manca da morire mio padre, ma è ancora doloroso pensare a quello che mi ha fatto. Lui e Aiden. Due degli uomini più importanti della mia vita.
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Anarchia 2
Fanfiction{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.