62

10.2K 274 35
                                    

Aiden

È ormai un'ora che cerco di ascoltare le parole del professore, ma non ce la faccio. Per quanto io mi sforzi ad ascoltare, le sue parole nella mia testa suonano come arabo. La ragazza seduta sul banco accanto a me mi implora nuovamente di non tremare con la gamba, ma continuo a ignorarla.

Sono giorni che provo a stare calmo, ma non ci riesco. Sono giorni che non sento Juliet e sento di impazzire. La cosa peggiore è non sapere se mi ha lasciato o se semplicemente vuole del tempo lontana da me. Qualsiasi opzione sia quella giusta, non la posso biasimare.

Tutto intorno a noi vuole dare l'impressione che l'abbia tradita e che le abbia mentito, e anche se provassi a spiegarle che Amy mi ha solo toccato per provocarmi, suonerebbe fin troppo strano. E inverosimile.

Abbasso lo sguardo sul mio foglio vuoto, per poi spostarlo sul mio telefono che si è appena illuminato.

La mia prima speranza è che si tratti di Juliet, ma quanto lo prendo in mano leggo il nome di mia zia. >Appena finisci lezione vieni da noi. È venuto tuo padre.<

Cosa? Rileggo incredulo il messaggio due volte. Che cazzo ci fa mio padre da mia zia? Solo il pensiero che le rivolga la parola mi fa contorcere lo stomaco. Mi poggio allo schienale della sedia per aspettare a denti stretti la fine della lezione.

Non appena il professore ci permette di uscire, mi faccio strada tra gli studenti per uscire per primo dall'edificio. Mi avvio con i libri stretti tra le mani verso la mia macchina, per partire di fretta. Mi sta tremando la mano.

Per sbaglio passo due volte con il rosso, ma non ci faccio caso. Do sempre più gas. Parcheggio di fronte casa di mia zia per salire di corsa le scale. Quando apro la porta d'ingresso trovo mio padre, vestito con la sua solita camicia bianca, che parla con Joe.

Si voltano entrambi sorpresi verso di me, ma io mi avvicino al primo coi pugni stretti. "Cosa ci fai qui?"

"Davvero? Vuoi parlarmi con questi tono?", sbotta mio padre irritato.

"Sì. Che cazzo ci fai qui?"

Jane esce dalla cucina con delle tazzine di caffè in mano. È chiaramente turbata.

Mio padre si aggiusta la camicia, con un'aria autoritaria. "Sono venuto qui per parlare con tua zia. Non con te."

"Perché mi hai chiamato allora?", insisto. Davvero se lo chiede?

"Ah. Quindi le hai viste le mie chiamate..."

"Certo che le ho viste", ribadisco, sento la vena sul mio collo pulsare, "Perché vuoi parlare con Jane? Non la senti da anni."

Mia zia cerca di calmarmi, posandomi una mano sulla spalla. "Aiden. Dobbiamo solo parlare di una cosa che riguarda tua madre-"

"Mamma?" Mi rivolgo allarmato verso mio padre, ma resta impassibile come sempre. "Cosa, riguardo a lei?"

"Non sono affari tuoi, ragazzo", controbatte mio padre. Eccola; la scintilla di rabbia nei suoi occhi.

Perdo per un attimo il controllo e rovescio la sedia a me più vicina. Per niente al mondo lascerò che tratti con mia zia.

"Vattene subito da questa fottuta casa!", lo minaccio a denti stretti. Le unghie delle mie dita mi stanno affondando dolorosamente nella pelle.

Mio padre perde chiaramente la pazienza, mi vuole fuori dai piedi. Proprio come ha sempre voluto. "Sennò che fai, eh? Pensi davvero di spaventarmi, ragazzino? Sono venuto qui per parlare con tua zia ti ripeto, non per discutere con te."

La rabbia mi sta consumando il respiro. Faccio per sferrargli un pugno, ma lui riesce a schivarlo con agilità. Digrigna i denti, prima di scagliarsi su di me e buttarmi a terra. Jane scaccia un urlo, ma mio padre non si ferma neanche quando mi spacca il labbro con un pugno.

Voglio solo ucciderlo. Fargliela pagare per tutte le volte che l'ha fatto prima di adesso, prima che fossi in grado di reagire. Ma adesso le cose sono cambiate, sono un fottuto uomo adulto.

Si mette a cavalcioni su di me, ma lo faccio cadere a terra con una ginocchiata.

"Vaffanculo!", urlo esausto, prima di scagliargli un pugno in pieno viso. "Ti ho detto di andartene!"

Mio padre geme, prima di darmi un calcio sullo stomaco per allontanarmi da lui. Il respiro mi si mozza per la botta.

Cado con affanno di schiena a terra, mentre lui si ricompone.

"Devi stare fuori dai miei fottuti affari, Aiden. Non hai ancora imparato la lezione?"

"Vaffanculo", ansimo.

"Smettila di comportarti da ragazzino. O mi obbligherai a trattarti come tale."

Mi alzo in piedi, sebbene ancora non riesca a respirare bene per il calcio che mi ha dato. "Avvicinati a loro e ti giuro che vado dalla polizia."

Lo farei. Non l'ho fatto prima d'ora per paura di lui, ma mi sono stancato. Stancato delle sue inutili punizioni.

Mio padre si incupisce, mentre si massaggia la mascella con una smorfia. "Vai dalla polizia per raccontargli cosa?"

"Sai cosa. Dei tuoi fottuti affari illegali del cazzo."

"Lo erano anni fa. Adesso sono legali, Aiden."

Mi sento perdere nuovamente il controllo della mia rabbia, ma la sfogo con le unghie sui palmi delle mie mani. Può davvero averle rese illegali?

"Sono sicuro che scavando troverebbero comunque qualcosa di illegittimo", sbotto a denti stretti. Lo penso davvero.

Jane e Joe restano impalati a scrutarci, perplessi. Noi continuiamo a tenere lo sguardo, come se chi lo distogliesse per prima perdesse. Sento del sangue colarmi dal naso, ma non ci faccio caso. È bello vedere il volto di mio padre ridotto proprio come lui riduceva il mio.

"Aiden. Togliti di mezzo o dovrò trovare altri modi per farlo", mi minaccia, fingendosi calmo.

'Dovrò trovare altri modi per farlo'. Conosco i suoi modi, ma mi sono rotto il cazzo di ascoltarlo. Scuoto la testa.

"Vaffanculo. Non mi spaventi con i tuoi metodi del cazzo. Ora vattene o ti giuro che chiamo la polizia in questo istante."

Mio padre fa per rispondere qualcosa, ma si zittisce subito. Scuote la testa deluso, prima di uscire e sbattersi la porta alle spalle. Mi lascio cadere sulla sedia della tavola e affondo il viso nelle mie mani.

Anarchia 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora