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Dopo mezz'ora al telefono con mia madre, a parlare di studio e di come vorrebbe che io perdoni mio padre, arrivo finalmente al dormitorio.

Mi concedo con un: "Mamma, devo studiare", e come previsto non osa obiettare.

Mi saluta velocemente per attaccare. È stato stranamente piacevole sentirla, meno quando mi ha parlato di mio padre. Non riesco ancora a pensare a giustificare quello che mi ha fatto.

Anche se voleva che Aiden diventasse mio amico, l'ha sempre pagato. Al telefono ho continuato a cercare di non parlare di lui, nonostante mia madre provasse distinte volte ad avvicinarsi a quell'argomento.

Quando arrivo in stanza lascio cadere esausta le scarpe a terra per buttarmi sul letto. I piedi mi fanno male e mi sento troppo stanca. Ma non posso evitarlo, così mi forzo ad alzarmi e sedermi alla mia scrivania.

Dopo un quarto d'ora dispersa nelle pagine di economia, la porta si apre e una Katie raggiante mi viene incontro.

"Allora è vero che sei tornata", mi dice prima di abbracciarmi. Resto immobile, ma forzo un sorriso. "E non sei venuta a cercarmi?", mi domanda offesa.

"Scusami, avevo molto da studiare", mi giustifico, indicando sui libri. Per fortuna so che non si farà molti problemi.

Fa una smorfia non appena legge dal mio libro. "Posso vederlo. Perché te ne sei andata così di fretta venerdì?"

Vorrei non parlarne, ma glielo devo dato che mi ha invitata lei. Chiudo il libro per rivolgermi completamente a lei e spiegarmi: " Ho litigato con Aiden e dovevo andare da un mio amico ad Oxford."

"Me l'hanno detto che Aiden ha fatto a botte con qualcuno. Era per te?"

Sbuffo frustrata. "A quanto pare."

Katie riconosce il mio dispiacere, infatti mi guarda confusa, mentre si siede a gambe incrociate sul mio letto. "Dai quasi l'aria che ti dispiaccia", ammette ridacchiando.

"Perché mi dispiace."

"Come mai?" Sembra sconvolta.

"Perché continua a picchiare chiunque mi parli, Katie", le rispondo seccata. Lei alza gli occhi al cielo.

"E?... Sai quanto darei io per avere qualcuno che fa a botte per me?" So che pure lei al mio posto sarebbe irritata dal comportamento di Aiden. Katy capisce che la conversazione sta morendo, così cambia argomento. "È vero che è morta sua madre?"

Non so se dovrei rispondere, non so come reagirebbe Aiden, ma mi convinco che comunque lo verrebbe a sapere.

"Sì, è morta", rispondo a mezza voce. Se solo sapesse quanti problemi questo ha comportato.

Katie abbassa lo sguardo dispiaciuta. "Oh, mi dispiace. Quanti anni aveva lui?"

"Undici?"

"Ah e lei come è morta?"

"Overdose- suppongo", mormoro. Non posso credere di averglielo detto davvero. Ho risposto senza pensare, ma l'avrei dovuto fare, perché a Aiden farà infuriare sicuramente. Come se non fosse abbastanza arrabbiato. "Cavolo..."

"Cos'hai?", mi domanda Katie preoccupata.

Mi alzo dalla sedia per mettere in carica il mio telefono. "Non avrei dovuto dirtelo."

"Tranquilla, non arriveremo comunque a parlarne." Lo spero.

Mi risiedo per portarmi con uno sbuffo le ciocche dietro alle orecchio. Odio litigare, sopratutto con Aiden. Vedo il telefono vibrare per una chiamata, ma non faccio in tempo a prenderlo in mano che smette di farlo.

"Chi è?", mi domanda Amy, ma faccio spallucce.

Mi rimetto a sedere. "Non lo so, ma suppongo se si tratta di qualcosa di importante mi richiameranno."

"Giusto. Hai fame?" Si alza in piedi, mentre si massaggia la testa. Pensandoci sì, sto morendo di fame.

"Sì, ce l'ho", le rispondo a mezza voce.

Si avvicina alla porta e mi fa cenno col capo di seguirla. "Andiamo a prenderci qualcosa. Dal kebabbaro dell'ultima volta?", propone, mentre mi alzo in piedi. Annuisco e lei sorride soddisfatta.

Non so se portarmi il telefono dietro, ma decido di non farlo, perché non credo che qualcuno di importante mi potrà chiamare nelle prossime due ore. Quando usciamo dalla mia stanza ci chiudiamo la porta con delicatezza alle spalle, per avviarci subito verso l'uscita.

Vorrei non farlo, ma i miei pensieri continuano a tornare ad Aiden, Nate, Amy...

"Tu conosci bene Amy?", domando a Katy non appena arriviamo sul marciapiede.

Lei mi guarda esitante. "Abbastanza. Perché?"

"Non so, così. Perché a quanto pare Aiden la sta aiutando con un periodo difficile, e vorrei solo sapere che tipo è..."

"Un periodo difficile?", mi domanda Katy confusa. Mi incupisco subito.

"Sì, un periodo difficile", ribadisco, "Non è così?"

Ho una fitta nel petto; se Amy non sta passando un periodo difficile allora che motivo ha Aiden per passare del tempo con lei? Per mentirmi?

Amy si accende una sigaretta per fare spallucce. "Non che io sappia. È sempre la stessa."

"Quindi dici che non sta passando un periodo difficile?" Si sente la disperazione nella mia voce.

"Non penso, ma non posso saperlo per certo. Forse dovresti chiedere a lei?"

"Chiedere a lei? No, ti pare?"

"Perché? È aperta su queste cose, tranquilla", mi assicura Katie, ma l'idea non mi piace ancora. Parlare ad Amy e praticamente mostrarle che sono gelosa del mio ragazzo a causa sua. Cosa stai facendo?

Arriviamo dopo dieci minuti davanti al kebab e ce ne prendiamo uno a vicenda. Katie offre per entrambe, ma le prometto che la prossima volta lo farò io. Ci sediamo su una panchina umida per guardarci in giro.

"Quindi glielo chiederai?", mi domanda lei in un momento di silenzio.

Addento il mio panino in ansia. Forse dovrei, giusto per cessare di farmi paranoie inutili. "Va bene, ma non so come contattarla."

"Ci penso io. Se vuoi le posso chiedere di venire adesso-"

"No, grazie. Oggi è troppo tardi", ammetto, mentre leggo l'ora sull'orologio del kebabbaro.

Katie sospira. "Va bene. Domani pomeriggio andiamo da Nate e ci sarà lei. Puoi venire pure te se vuoi."

Non so se andare a casa di Nate e Aiden sia una buona idea, ma poi mi ricordo che tanto quest'ultimo non ci sarà. Suppongo.

Accetto la proposta di Katie e continuiamo a mangiare, mentre scrutiamo con interesse i passanti che ci passano davanti. Notiamo che c'è una pozzanghera nella quale tutti mettono almeno una gamba.

Quando torniamo per le dieci nel dormitorio, ci salutiamo con un bacio sulla guancia per entrare nelle nostre stanze. È confortante sapere di averla nella stanza accanto.

Prendo il telefono dalla presa per entrare in bagno. Mentre mi passo lo spazzolino sui denti, controllo se non mi sono arrivati messaggi, ma riconosco solo il nome di Kyle.

È chiaro che a Aiden non è passata la sbornia.

Oggi è stato più difficile del solito da confrontare, sopratutto perché si è ridotto in quello stato per un motivo a me estraneo. Devo ammettere che mi spaventa a volte non sapere cosa gli passa per la testa, le sue paure o le sue frustrazioni.

Mi sciacquo la faccia per tornare in stanza e sotterrarmi sotto le coperte. Rispondo in fretta al messaggio di Kyle, in cui mi chiede se sarà lui a venire questo fine settimana e rispondo con un: >Certo<. Chissà come staranno messe le cose.

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