Aiden
Quando prendo il mio zaino e faccio per scendere le scale, sento la serratura della porta d'ingresso scattare. Alzo gli occhi, in speranza che non si tratti di mio padre, ma è proprio lui che entra.
Accompagnato dai suoi due colleghi di fiducia. Li ho soprannominati Tiger e Goyle, perché gli girano intorno come mosche quanto loro.
"Io esco", informo mio padre non appena si chiude la porta alle spalle.
Mi guarda serio come sempre. "Dove vai?"
"Non lo so. Da Scott, penso." Non sa che fumeremo erba per tutta la sera insieme alle amiche fighe della sua cugina più grande. Scott mi ha promesso che sono delle tipe facili e io ho voglia di scopare stasera.
Poso la mano sulla maniglia, ma mio padre mi blocca, prendendomi per il gomito. "Vieni prima con me. Devo parlarti."
"Di cosa? Vado di fretta."
"Tu vieni e basta."
Mi fa cenno di seguirlo nel suo ufficio e io lo faccio, ma solo per poter uscire. Tiger e Goyle mi guardano con un ché di compiaciuto e io gli mostro il dito medio in risposta. So già che avrà qualcosa di cui lamentarsi, quindi sono già pronto ad ignorare le sue parole.
"Cosa c'è?", sbotto quando chiude la porta. Spero non riesca a sentire l'odore dell'erba che tengo dentro allo zaino.
Si ferma davanti alla foto di mamma che ho posato l'altro giorno sulla scrivania. Punta un dito contro questa. "Mi stai provocando, Aiden?"
"In che senso?" Odio il modo in cui ultimamente ha iniziato a togliere le sue foto dalla casa. Gabriel gli ha chiesto di non farlo, ma lui lo ha ignorato.
Prende la foto dalla scrivania per pormela a poco dal viso. "Sai cosa ne penso di queste. Non le voglio qui."
"Non vuoi le foto di mamma? Della tua fottuta moglie-"
"Non parlarmi in questo modo!", mi rimprovera a denti stretti. Vorrei soltanto tornasse ai suoi affari illegali di merda e mi lasciasse in pace.
Prendo un respiro profondo. "Non ti sto parlando male."
"Perché hai messa la sua foto nel mio ufficio?"
"Perché era tua moglie!", ribadisco.
Sento già la rabbia crescere nel mio petto, ma riesco a controllarla quando stringo i pugni. Mio padre mi mette in mano la foto, con avversione.
Mio padre guarda la foto con odio. "Non la voglio in giro. Tanto meno qui dentro-"
"Perché? Era tua moglie", sbotto a denti stretti.
Resto immobile quando mi afferra per il colletto della mia felpa, stringendomi con forza. I suoi occhi sono arrossati dalla rabbia. "Non ti azzardare a rispondermi, Aiden. E in più lo faccio per tuo fratello."
"Cazzate-"
La mia voce viene strozzata dalle sue nocche che si scontrano contro il mio labbro. Mi lascia il colletto per farmi piegare su me stesso. Non fa male quanto dovrebbe, e so che è per via dell'adrenalina nelle mie vene. Faccio una smorfia mentre resto piegato su me stesso.
"Non mi rispondere", ribadisce severo. Immagino sia fiero delle sue botte inutili.
Mi tasto il labbro con le dita per scrutare la macchia di sangue su questo. Vorrei rispondergli con la stessa carta, vedere il suo sangue marcio uscire dalle sue di labbra, ma so che non mi conviene. Dovrei tornare a casa tra qualche ora e sarebbe un errore aggredirlo adesso.
Mi rimetto diritto, ma lui resta immobile. "Se fossi in te non me la crederei così tanto. Ho tanta di quella merda su di te che ti potrebbero sbattere in carcere", ringhio, anche se forzatamente.
Sono un coglione che non pensa alle conseguenze. Aspetto un altro pugno, ma mio padre si volta per rimettersi a sedere dietro alla sua scrivania.
Mi guarda con fare autoritario, come gli piace fare con i suoi dipendenti. "Non mi provocare, Aiden."
"Non ti devo provocare?" Vedendo il suo viso spigoloso, sento solo il desiderio di spaccarglielo.
Lui apre il computer per iniziare a scrivere, senza degnarmi di uno sguardo. "Ti ho avvertito."
Apro bocca, con l'intento di maledirlo in tutti i fottuti modi possibili, ma mi zittisco subito. Non voglio dargli quella soddisfazione. Resta a guardarmi con la mascella serrata, le rughe sulla sua fronte si sono intensificate.
Mi volto verso la porta per uscire coi pungi stretti da fare quasi male. Ignoro Tiger e Goyle quando passo tra di loro all'ingresso. Esco da casa per avviarmi con passo decido in direzione di casa di Scott.
Ancora quattro anni, ancora quattro anni... Quattro anni e sono libero dalle grinfie di quel tiranno. Quello stronzo, quel mostro, quel... Non mi vengono neanche più le parole per descriverlo.
Ho pensato fin troppe volte a quanto finalmente compierò diciotto anni e potrò andarmene, ma il pensiero di lasciare Gabriel da solo con lui mi disgusta. Solo che è il suo preferito tra noi tre suoi figli e che non gli farebbe del male fisico, ma solo sapere che gli rivolge la parola mi stringe lo stomaco.
Le sue sono parole velenose e mi hanno intossicato per gli ultimi tre anni.
Quando arrivo a casa di Scott mi viene incontro una ragazza in costume. Mi abbraccia con fare sbadato. "Io- sono Josefi- cavolo sei bello", borbotta la bionda, mentre spalanca gli occhi.
"Ma che cazz-"
"Aiden!" Mi volto verso Scott, per divincolarmi dalla bionda e stringere la mano al mio amico. Si avvicina al mio orecchio e punta contro la ragazza. "Sono già quasi tutte ubriache", sussurra con entusiasmo.
Mi volto per guardare la ragazza che per poco non cade a terra. Ok, che ho voglia di scopare, ma in quello stato non mi scoperei nessuno. "Lo vedo. La bionda per poco non sviene."
"Che ti frega, Aiden? Vieni che ti mostro le altre." Mi prende sotto braccio per farmi strada verso casa. La ragazza ubriaca ci segue col passo storto.
Mi è venuta voglia di andare a fumare da solo e forse dovrei farlo davvero. Entriamo in salotto e Scott mi presenta ognuna delle tre ragazze che si stanno scolando tequila a vicenda. Si bloccano tutte quando mi vedono.
"Aiden? Che bel nome..."
"Quanti anni hai?"
Ignoro le loro domande, sedendomi sul divano. È ufficiale; mio padre mi ha peggiorato l'umore anche per questa sera. È riuscita addirittura a farmi passare la voglia di scopare.
"È di Tor?", mi domanda Scott quando si siete accanto a me. Tiene lo sguardo fisso sul costume rosa di una delle ragazze. Tor è il nostro spacciatore di fiducia, ma non si chiama davvero in quel modo. Lo abbiamo chiamato così perché ci assomiglia.
"Sì." Mi metto un filtro tra i denti, mentre tiro fuori le cartine dallo zaino. Una delle ragazze mi dà una spinta, facendomi perdere la pazienza: "Porcaputtana stattene attenta!"
"Tranquilla, amico. Non puoi scopartela dopo se le urli contro adesso", mi rimprovera Scott, ma lo ignoro.
La ragazza mi guarda offesa, ma non mi curo di lei per rivolgermi alla cartina tra le mie mani. La musica assordante mi fa deconcentrare. Cazzo, dovevo restare sul mio tetto a fumarmela da solo la canna.
Ma ormai sono qui. Mi accerto che nessuna delle ragazze mi stia per cadere addosso, ma il mio sguardo si ferma sui due agenti che mi guardano severamente.

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Anarchia 2
Fanfiction{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.