Salgo in stanza e inizio subito a disfare le borse che mi ha potato mia madre. Devo ammettere che mi commuovo mentre tiro fuori i libri e i CD che ormai ho da quando avevo otto anni. Prendo l'album dei one direction in mano e sorrido quando penso alla cotte che ho avuto per Harry Styles per circa due anni quando ero più piccola.
Lo poso, insieme a tutti gli altri CD, sulla mensola. Per le otto ho finalmente finito di sistemare le mie cose e non ho neanche più l'energia per andare a comprarmi la cena, così mi sdraio sul letto per riprendere a leggere il Grande Gatsby. Cerco di restare concentrata sulla parole, ma mai un libro mi è parso così lungo.
Mi ricordo quando Aiden mi ha confessato che è il suo terzo libro preferito in assoluto. Gli avevo chiesto di fare una classifica di cinque libri dal più bello in poi e lui aveva risposto dicendo: "Guerra e Pace, Uomo invisibile, il Grande Gatsby, Moby Dick e 1984, perché è il tuo preferito."
Non mi ha provato a chiamare neanche una volta oggi e so che non dovrei restarci male, ma prendo il telefono in mano, come se magicamente potessi così vedere una sua chiamata persa. Non so se riuscirò ad andare avanti così, in una tortura perenne.
Scaccio quei pensieri a riprende il libro tra le mani per continuare a leggere. Senza accorgermene mi addormento con il libro in mano, finalmente.
Quando mi sveglio alle sei precise, al suono della sveglia, scatto in piedi come presa da una scossa e la spengo. Sta succedendo davvero. Il mio primo giorno di università e posso sentire l'adrenalina scorrere per le mie vene. Corro in bagno per lavarmi il più veloce possibile e tornata in stanza decido di indossare una gonna lunga insieme a una delle mie solite magliette larghe.
Spero di avere un aspetto presentabile, ma quando mi guardo nel riflesso dello specchio sono abbastanza soddisfatta. Prendo in mano la mai borsa già preparata e scendo le scale per uscire dai dormitori.
Sono così nervosa che mi dimentico completamente di prendermi qualcosa per colazione. Dopo mezz'ora di smarrimenti arrivo davanti all'aula di scienze politiche. Sono in anticipo, così mi appoggio con la schiena al muro per aspettare l'arrivo del professor Tomlinson.
«Buongiorno», mi saluta quest'ultimo prima di aprire la porta dell'aula.
«Buongiorno, professore», rispondo. Entriamo e io cerco il posto con la visuale migliore.
«Buon inizio, signorina?...» Signora.
"Browne. Juliet Browne», rispondo nervosamente. È un'onore che voglia sapere il mio nome.
Lui sorride e annuisce. Ci sediamo entrambi e prendo fuori tutto ciò che mi servirà per farmi degli appunti.
Quando sono entrati tutti il professore si alza e inizia a spiegare. Il professor Tomlinson è un uomo sui cinquanta con un'espressione seria, che mi ricorda fin troppo mia madre. Ma le due ore in cui ci da una prospettiva sul semestre che ci aspetta mi ispirano moltissimo.
Sono fiera con me stessa di aver deciso questo studio. Alla fine della lezione mi avvio verso la caffetteria dell'università; essendomi calmata sento la pancia brontolare dolorosamente. Mentre mi avvio per la strada prendo il telefono per scrivere a Kyle dell'inizio grandioso.
Finisco di digitare tre paragrafi e finalmente posso mettere in tasca il telefono e avviarmi verso la caffetteria. Non faccio intendo ad alzare lo sguardo che vado a sbattere contro qualcuno.
«Oh, scusam-» Mi blocco non appena riconosco, anche se con fatica, il ragazzo con cui mi sono incrociata.
Lui mi guarda perplesso. «Juliet?»
«Nate!», esclamò sconvolta. Ci abbracciamo forte e lui mi guarda con un sorriso.
«Non ci credo!» Sbatte le ciglia sconvolto. «Stai benissimo, Ju.»
«Grazie.» Nate è stato il mio ragazzo in primo liceo, a Boston. Non posso credere di incontrarlo qui, a Londra. È cambiato moltissimo: a quattordici anni era il classico nerd, mentre adesso noto persino che si è fatto un tatuaggio sul braccio.
«Quanto tempo è passato? Tre anni?», domanda, sempre sorridendo. Nate si è trasferito proprio dopo il primo anno di liceo ed è stato proprio per questo che ci siamo lasciati.
«Sì, tre anni. Ti trovo... diverso.»
«Spero che lo intendi in modo positivo.»
«Sìsì, positivissimo!» Ridacchia e mi fa cenno di continuare per la direzione che stavo prendendo. «Che coincidenza incontrarti!»
«Dove stavi andando?», mi domanda curioso.
Tengo forte i libri al petto. «Alla caffetteria. È da ieri che non mangio.»
«Ah. Posso accompagnarti?» Mi fa piacere rivedere Nate dopo così tanto tempo, ma è talmente cambiato che mi sembra di parlare con un'altra persona.
Accetto comunque. «Va bene.»
Continuiamo a scambiarci due parole sulla strada, quando mi sento chiamare alla mia sinistra.Quando mi volto vedo la signora George corrermi incontro, calpestando un prato. Ci siamo sentite raramente quest'estate, ma quando mi rivolge la parola è sempre amichevole.
«Juliet! Ti ho trovata finalmente», esclama e si ferma col fiato corto davanti a me. Nate ed io la salutiamo in coro, ma lei si rivolge solo a me. «Ti sei trovata bene questo primo giorno?»
«Sì, moltissimo, grazie.» Sono davvero al settimo cielo.
Lei mi sorride lieta. "Sono contenta. Senti, Aiden mi ha parlato.»
Mi irrigidisco quando sento il suo nome, ma non capisco a cosa il rettore voglia arrivare. «Le ha parlato di cosa?»
«Della tua idea. Il circolo di dibattito.» Sento un colpo al cuore, per poco non riesco a respirare.
«I- il- Gliene ha parlato?», balbetto. Non credevo che avrebbe davvero mantenuto la sua promessa, eppure ecco il rettore che viene a parlarmene personalmente.
La signora George annuisce ovvia. «Eccome. Ha minacciato di non uscire dal mio ufficio fino a che non avrei almeno considerato questa idea.»
«Come scusi?» Cosa?
La donna mi sorride gentile. «Un circolo di dibattito. Volevo solo dirti che ti farò sapere se sarà possibile. Va bene?»
Non so cosa dire, così annuisco soltanto a bocca aperta. Tutto ciò che il mio cervello mi fa pensare è: questo è il segno che aspettavi. Questo.
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Anarchia 2
Fanfic{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.