Sto delirando e probabilmente sto già arrivando a conclusioni sbagliate. Decido di distrarmi così cambio il vestito con il mio pigiama e entro in bagno per lavarmi i denti.
Sono ormai le undici passate quando entro sotto le coperte con un libro in mano; vorrei dormire, ma prima ho bisogno di parlare con Aiden.
Inizio a leggere la fine del Grande Gatsby per passare il tempo, quando finalmente la porta si apre e vedo Aiden entrare col fiato corto. È fradicio e le punte dei suoi capelli stanno gocciolando. Mi volto verso la finestra per vedere la pioggia cadere, non me ne sono neanche accorta.
"Ei. Non dovevi aspettarmi», dice Aiden non appena mi nota col libro in mano.
Si toglie le scarpe e le dispone ordinatamente accanto alla porta, mentre si toglie la giacca bagnata.
"Veramente volevo farlo per parlarti di una cosa.» Non so cosa dire però.
Scuote i capelli e io chiudo il libro. «Di cosa?», mi chiede tranquillo.
"Ho parlato con Nate e Chad prima...»
«Li conosci?» È sorpreso e un filo irritato, ma si siede sulla mia coperta per guardarmi in attesa che arrivi al punto.
Riordino i pensieri. "Sì- no- non è questo il punto. Hanno parlato di una certa ragazza di cui hai parlato quest'estate...»
«Sì, te. Chiaramente», mi interrompe sereno. Si porta i capelli in dietro per non farli gocciolare.
«E invece hanno parlato di una certa ragazza che è venuta a trovarti ad Agosto.» Non vorrei, ma c'è un filo di diffidenza nella mia voce.
Lui se ne accorge e indossa un'espressione seria. «Sì, e?...»
«E niente, Aiden. Chi era questa ragazza? Casy?»
«Casy?», si sbigottisce. Socchiude le labbra confuso e io appoggio il libro sul comodino per non doverlo guardare negli occhi. È già abbastanza difficile sopportare la gelosia che mi ha percosso, anche senza un vero motivo.
«Sì, Casy. È stata lei a venire?»
«Davvero me lo stai chiedendo?»
«Sì, Aiden.»
«No, non è stata Casy.»
«E allora chi, Aiden?», gli domando con un poi troppa insistenza.
Gli si legge in faccia che è deluso, che sa che ancora non riesco a combattere la paura che possa mentirmi di nuovo.
«Sabrina. È venuta Sabrina ad Agosto, Ju.»
Che stupida che sono. Vorrei strozzarmi da sola; come ho potuto pensare a tutte le persone possibili, meno sua sorella?
Vorrei sotterrarmi per l'imbarazzo, ma mi limito ad abbassare lo sguardo e scandire un: «Oh.»
Prende un profondo respiro. «Perché hai pensato subito a Casy?»
"Perché-non lo so, Aiden», confesso, lui evita il mio sguardo. Sappiamo entrambi il motivo, ma fa troppo male dirlo. Mi sto sentendo in colpa. «Scusa. Non avrei dovuto arrivare a conclusioni affrettate», mi giustificai a mezza voce, gli accarezzai l'avambraccio umido.
Mi sorprende quando mi rivolge un sorriso comprensivo. «Non posso biasimarti. Ti ho dato più di un motivo per non fidarti di me.»
Ha ragione, ma non voglio più vivere nei dubbi del passate. «Non avrei dovuto dubitare invece, Aiden.»
«Ju-»
«È vero che mi hai mentito molto in passato, ma so che stai cercando di migliorare.»
«Lo vedi davvero?» Alza lo sguardo speranzoso e io annuisco sincera. «Che sto... cambiando?»
Gli poso una mano sulla guancia bagnata per lasciargli un lieve bacio. «Sì, che lo vedo. E ti amo per questo.»
«Ti amo anch'io», risponde sollevato, prima di sporgersi e baciarmi delicatamente. Sapere che le mie preoccupazioni nei confronti di Casy erano sbagliate mi fa tranquillizzare e fidare di più di lui.
Si alza dal letto, non mi curo della macchia d'acqua sulla coperta.
«Posso andarmi ad asciugare?», mi chiede puntando verso il bagno.
«Hai bisogno del mio consenso per asciugarti?», ridacchio.
«È la tua stanza fino a prova contraria...»
Vero. «Sì, Aiden, ti è concesso asciugarti. Ci sono degli asciugamani nuovi sotto al lavandino», lo informo e lui annuisce prima di entrare in bagno. Non chiude la porta, il ché mi dà una perfetta visuale sulla sua figura bagnata.
Mi sdraio con la testa sul cuscino e continuo a guardarlo, senza riuscire a darci un taglio. Voglio cercare di memorizzarmi tutte le espressione, i gesti che fa, quando non si sente spinto a controllarli.
Capisco che inizia a essere una cosa inquietante il modo in cui lo fisso, così decido di voltarmi verso il muro e chiudere gli occhi. La tensione che mi aveva ostacolato il sonno si è assolto, così posso lasciarmi andare al calore e la morbidezza delle mie coperte.
Sento Aiden spegnere la luce in bagno e qualche istante dopo si sdraia dietro di me. Mi volto per poterlo guardare negli occhi, lui specchia la mia posizione. Non riesco a leggere niente sul suo viso, ma so che sta pensando a qualcosa.
Si sdraia di schiena per fissare il soffitto su di noi. «Se ti racconto una cosa prometti di non dirlo a nessuno?», mi chiede insicuro. So che deve essere qualcosa di personale, sennò non me lo chiederebbe.
«Certo. Te lo prometto.»
Socchiude le labbra. «Sai, mia madre ed io avevamo un posto segreto; uno nascosto vicino all'insegna di Hollywood... Diceva che era un posto in cui potevo raccontarle di tutte le mie preoccupazioni e tristezze. Era sempre lei a parlare delle sue, ma non è importante...» Si blocca due secondi, io resto in silenzio ad ascoltarlo. «Quando- quando è morta... non sentivo niente, sai? Non iniziava o finiva nulla, neanche... al suo funerale. Ma poi sono tornato a nostro posto, quello vicino all'insegna, e ho pensato a tutto ciò di cui mi parlava; mio padre, me... So che potresti pensare che non avrebbe dovuto parlarne con un bambino di undici anni, ma era sola...»
«Lo so, amore...», lo consolo. Da quello che ho sentito su sua madre deve essere stato difficile per lei, ma anche per Aiden. Un bambino che ha dovuto trovare la madre morta a undici anni.
Finalmente volta il capo per potermi guardare. Parte di me vorrebbe vedere i suoi occhi leggermente appannati, un segno di reazione, ma non succede.
«Lo so che odi il mio comportamento, quando non mi controllo. Ma qualcosa sopra a quella collina in me è scattato, Ju. Un istinto di sopravvivenza, suppongo.»
«Intendi la tua...rabbia?»
«Sì. Insomma... non so spiegarlo, Ju.»
«Non devi.»
Lo capisco, capisco il motivo della sua rabbia. Ma allo stesso tempo vorrei assolverla nel nulla. Non trovo parole per potergli far capire il mio supporto, il mio amore, così mi limito a posare la testa sul suo petto per abbracciarlo.
«Non mi vuoi più, adesso?», mi chiede Aiden a mezza voce. È sconvolgente, dato che lo sto abbracciando in questo preciso momento.
«Sì che ti voglio, Aiden.»
«Non ti biasimo se non è così.» Mi spezza il cuore il quanto sia insicuro di sé, di questa parte di sé.
Resto appoggiata sul suo petto e gli accarezzo delicatamente il tatuaggio della rosa sul bicipite.
«Fidati di me quando ti dico che ti amo», lo supplico.
Posa una mano sui miei capelli. «Sì, che mi fido.»
«Allora fidati del fatto che qualsiasi cosa tu dica, qualsiasi pensiero malsano tu abbia, non cambierà il quanto ti amo», sussurro.
Intendo ogni parola; so che qualsiasi cosa Aiden possa fare, io non riuscirò a smettere di addormentarmi la notte pensando a lui.
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Anarchia 2
Fanfiction{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.