Cerco di nascondere il pigiama sotto alla coperta, non voglio che lo veda. Conoscendolo mi prenderà in giro non appena lo noterà.
«Davvero lo sei?», gli chiedo incerta.
Devo sfruttare l'occasione per sapere la verità. Aiden mi scruta da sdraiato, la maglietta alzata scopre il suo addome abbronzato. I suoi tatuaggi mi invitano a toccarli, compresi quelli nuovi che però non riesco a riconoscere.
«Certo che lo sono. Sei ancora arrabbiata con me?» Purtroppo no, temo.
«Non lo so, Aiden. Sto cercando di dimenticare quello che hai fatto, ma non è facile.»
Vedo dal modo in cui resta in silenzio che è dispiaciuto quanto me.
«Quindi è un sì?», mi chiede rattristito.
Si rimette in piedi, ma io mi blocco a guardarlo. Lo sento attirarmi a sé come una calamita, nulla in me vuole il contrario.
Alzo gli occhi al cielo. «Sei straziante. Non hai una stanza tua in cui andare?»
So di essere cattiva, ma Aiden in genere non si fa scuotere dai miei commenti. Infatti come previsto si rimette sdraiato.
«Sì, ma è troppo lontano da qui. E poi mi annoio se non ci sei te», borbotta e avvicina il mio computer a sé.
«Dov'è la tua stanza?» Non dovrei interessarmi, ma non posso farci a meno.
Aiden ignora la mia domanda, punta verso lo schermo del computer. «Ce lo guardiamo?»
Legge il titolo del film a mezza voce davanti a sé. Ha quasi l'aria innocente quando lo fa. Eppure Aiden è il contrario di innocente.
So che è ubriaco, ma non voglio che faccia come se non stessimo in conflitto.
Sbuffo. «Non credo proprio. Forse dovresti andartene», mormoro.
Aiden diventa più cupo, ma poi mi coglie di sorpresa spingendo su "play". Resto perplessa a guardare il suo sorriso beffardo, mentre si mette a sedere con il computer a cavalcioni.
«Ormai sto troppo comodo», ribatte.
«Sei fortunato che sei ubriaco. Se non lo fossi ti manderei via immediatamente.» Non ci credo neanche io.
Osservo le sue dannate fossette, non credo di averlo mai visto più bello di così. Lo schermo del computer illumina i suoi tatuaggi. Mentre li scruto sembra che mi trascinino verso di loro: la rosa sul suo bicipite, la bussola sul suo avambraccio...
«Dai, Ju. Siediti. Non ti salto addosso», ride, ma io resto immobile a guardarlo storto. Alza gli occhi al cielo. «So che non sono perdonato, ma puoi per piacere sederti?»
«Perché fai come se non fosse successo niente?»
«Non lo faccio. Ti prego, Ju. Solo per stasera.»
Decido di arrendermi e così mi siedo accanto a lui sul letto. Sento l'odore di whiskey, ma mischiato al suo profumo non mi da fastidio. Sono mesi che non sono così vicina a lui, nonostante faccia attenzione a lasciare almeno venti centimetri tra di noi. Sento l'attrazione nei suoi confronti ancora più forte di prima.
«È da secoli che non vediamo un film insieme», osserva con un ché di malinconico.
«Già.»
Restiamo in silenzio a guardare il film, ma dopo dieci secondi interrompe il silenzio. «Com'è andata a Boston?»
Mi volto per incontrare le sue iridi verdi. Sta zitta, sta zitta... «Bene. Ho rivisto Kendall e Kai.»
«Stanno bene?»
È strano vederlo così calmo e sopratutto paziente. La pazienza non è affatto una sua virtù, perché si contrasta con la rabbia che spesso lo divora.
Lo guardo storto. «Ti interessa davvero?»
«Sì, che mi interessa. Quindi ti sei divertita?»
«Abbastanza. Tu cosa hai fatto quest'estate?»
Dovrei troncare immediatamente, adesso, questa conversazione, ma ho bisogno di sapere il più possibile della sua estate. Sta vincendo il cuore sulla mente.
Aiden sospira per portare indietro il capo, tengo lo sguardo sul suo pomo d'Adamo. Cosa mi sta succedendo?
«Dopo che te ne sei andata ho deciso di venire qui. Ho litigato con mio padre quindi niente mi teneva a Los Angeles.»
«Hai litigato con tuo padre?»
«Sì... non lo sento da mesi.»
Non so perché ma mi conforta.
Non so cosa pensare riguardo a suo padre, non penso abbiano litigato perché Aiden si è pentito di quello che ha fatto. Penso solo che lui si sia arrabbiato col padre perché non ha più potuto controllarmi come un burattino.
«Ah. Sabrina e Gabriel stanno bene?» Perché sto continuando a parlare?
Aiden accenna un sorriso, ma si fa di nuovo serio. «Stanno bene. Sabrina è venuta a trovarmi una settimana fa, ma te la sei persa purtroppo.»
«Peccato...»
Mi sarebbe piaciuto rivedere Sabrina, ma interagire con la sua famiglia mi porterebbe soltanto di nuovo più vicina a lui. E lui lo sa.
Mi schiarisco la voce. Il film continua ma non riesco a seguirlo affatto. «Ti sei fatto degli amici ho visto...»
«Più o meno. Li ho conosciuti quando sono venuto a Londra.»
Non ne sembra convinto. Spero soltanto non si tratta di persone come Scott, Ken ecc. Che cosa te ne importa?
«Sei andato a bere con loro stasera?»
Aiden annuisce, ma poi distoglie lo sguardo.
«Ho ripreso i rapporto con mia zia», confessa poi.
Sospira, ignorando il mio sguardo sorpreso. Non sapevo avesse una zia, tanto meno a Londra.
Il film finisce, ma Aiden lo appoggia sul materasso senza spegnerlo. È di colpo più sereno, mentre arriccia il naso.
«Non pensavo avessi una zia a Londra», confesso.
Si poggia con la schiena al muro, specchiando la mia posizione. Anche nel buio sento il suo sguardo su di me.
«Sì. La sorella di mia madre», mi spiega, stranamente non sento la solita malinconia di quando parla di sua madre. Sembra più concentrato sul mio viso che sulle sue parole. Sento il mio respiro accorciarsi.
«Ah. Tua madre è... inglese?»
«Sì, non te l'ho mai detto?»
«No... Non abbiamo mai davvero parlato di lei», osservo.
Resta in silenzio, ma poi si schiarisce la voce. «Mi manchi, Ju.»
L'ha già detto prima, ma stavolta riconoscono tutto il suo dolore in quelle parole. Non ha idea di quanto mi manchi pure lui, delle notti quest'estate in cui non ho dormito.
Vorrei rispondere qualcosa di freddo, ma le parole mi muoiono in gola. Per un attimo mi arrendo ai brividi che la sua sola vicinanza mi causa.
«Ti amo ancora, sai?», sussurra.
Voglio solo risentirmi sua, ma mi rimane un minimo di razionalità per controllarmi. Non so cosa rispondergli.
«Davvero?»
Non posso nascondere il bisogno nella mia voce. Ho bisogno di sentirgli dire che mi ama per un milione di volte, probabilmente non mi basterebbe ancora.
«Perché me lo chiedi? Ancora ne dubiti?», mi chiede sorpreso, ma annuisco. Come posso non dubitarne? «Ti amerò per sempre. Senza eccezioni.»
«Per sempre?»
«Mi spezza il cuore il fatto che ne dubiti, Ju...»
Rabbrividisco quando nell'oscurità Aiden mi prende la mano nella sua.
Sento tutti i nodi che ho avuto nello stomaco per quegli ultimi mesi slegarsi a quel contatto. Odio il fatto che Aiden è l'unica cosa che mi rende felice, ma anche l'unica che può distruggermi.

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Anarchia 2
Fanfiction{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.