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Aiden

Quando guardo mia zia noto che era proprio lui di cui voleva parlarmi. L'ha invitato? E non me ne ha parlato?

"Che cazzo ci fa qui?", cerco di domandarle a bassa voce, ma invece lo urlo.

Gli invitati mi guardano storto, ma non li calcolo. Mi avvicino a mio padre, il quale sta immobile con una torta in mano, ma Jane mi prende per il braccio per trascinarmi in cucina prima che possa rivolgergli la parola.

"Che cazzo ci fa qui?", ribadisco non appena chiude la porta della cucina. Non posso credere che si sia presentato; e anche con una torta. Come se fosse un innocente e disponibile cognato.

Mia zia mi fa cenno di abbassare la voce. "L'ho invitato perché quando ho chiamato a casa per invitare Gabriel mi ha risposto lui."

"E per questo lo hai invitato? Perché ha risposto a una maledetta chiamata!?" Stringo la manica della mia camicia tra le dita delle mani.

"Sì. L'ho invitato perché sarebbe stato da maleducati non farlo."

"Non sarebbe stato niente in confronto a come si è comportato in passato, Jane. Che cazzo!" Jane non sa nulla dei suoi comportamenti nei miei confronti, ma sa di come si sentiva mia madre. Di come lui la faceva sentire.

Lei sospira arresa. "Aiden. Ti chiedo solo per questa sera di ignorarlo."

"Ignorarlo? Come cazzo faccio a ignorarlo se ci sbatterà la sua arroganza in faccia a tutti?"

La porta si apre e io mi zittisco per la paura che si tratti di lui, ma invece entra Sabrina e io mi posso di nuovo ricomporre.

Jane ha l'aria impaurita per via del mio tono arrabbiato, ma non me ne frega nulla. Non voglio vedere la faccia di mio padre, tanto meno a cena, o vomiterò.

"Aiden. Solo per stasera. Per favore", mi supplica Jane non appena guarda la mia espressione tesa.

Accetto, nonostante neanche io sia certo di riuscirci. Non ho idea di cosa potrebbe dire stasera. Di come potrebbe fingersi un buon padre, un buon zio, e questo mi fa ribollire il sangue nelle vene.

Jane esce, mentre Sabrina mi guarda preoccupata. "Non sapevi sarebbe venuto?", mi domanda.

Scuoto la testa e lei sospira. Non sembra neanche dispiaciuta della sua presenza e questo mi irrita ancora di più.

"Tu lo sapevi?", le chiedo, poggiandomi ai fornelli spenti.

"Sì, ma pensavo te l'avesse detto. Ti dà così fastidio?"

Se mi dà fastidio? Non ha idea di quanto lo faccia. Incrocio le braccia per fissare il pavimento. "Certo che mi dà fastidio, che domande sono? Non sono capace come te ad ignorarlo."

"Aiden." Mi posa una mano sull'avambraccio per confortarmi. "Ti prego, per stasera cercate di andare d'accordo."

Andare d'accordo. Cosa significa per lei andare d'accordo? Non riempirsi di lividi? Non urlarsi parole velenose contro? Vorrei dirglielo quello che penso, quello che lui mi ha fatto provare, ma resto in silenzio.

Alzo lo sguardo per scostarmi dal piano e aprire la porta. Forse, evitando di parlarne, riuscirò a superare la serata. Ma non appena lancio un'occhiata sul salotto vedo mio padre che parla a Juliet e già sento di non avere più il controllo.

Mi apposto tra i due, rivolgendomi a mio padre. "Non le parlare. Ju, che ti stava dicendo?"

Lei mi posa una mano sulla mano per calmarmi. "Si stava scusando, Aiden. Tranquillo", mi dice, ma la conosco abbastanza per sapere che me lo sta dicendo solo per essere educata davanti a lui. Che non vuole parlargli neanche lei.

Anarchia 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora