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Decidiamo di fare un giro nel centro per tutta la mattinata. Porto mia madre e Emma a vedere il mercatino che ho scoperto l'altro giorno e restiamo a scrutare dei libri antichi fino all'ora di pranzo.

Ci sediamo a tavola in un ristorante al quanto elegante che mia madre ha scelto, dopo cinque minuti possiamo ordinare.

«Ti stai preparando per dopodomani?», mi domanda mia madre, poggiandosi con i gomiti sul tavolo.

Se devo essere sincera non mi sono preparata ossessionatamene come avrei fatto un anno fa, ma decido di mentire.

«Certo.»

«Ricordati di vestirti adeguatamente e non truccarti troppo.»

Emma ed io ci scambiamo un'occhiata a disagio, ma annuisco.

«Non mi trucco mai, mamma», mento.

Accenna un sorriso per posare la sua mano sulla mia. «Lo so. Sono contenta per te. La UCL non è certo la Columbia, ma non è comunque male.»

«Per niente», aggiungo. Anche se in questi mesi ho detto il contrario sono contenta di non essere andata alla Columbia.

Passiamo il resto del pranzo a parlare dell'anno accademico che spetta sia Emma che me.

Decido di scrivere un messaggio a Katie per giustificare la mia assenza di stasera: >Ei, Katie. Mi dispiace, ma non mi sento molto bene. Stasera non posso venire<

Dopo qualche istante risponde al mio messaggio: >Non ti preoccupare. Riprenditi!<

Sorrido lieta, sono contenta di avere una vicina di stanza come lei. Dopo aver finito di pranzare paghiamo e usciamo dal ristorante in fila indiana.

Dopo vari dibattiti decidiamo di fare una passeggiata lungo il Tamigi. Camminiamo per circa tra ore, Emma dopo due inizia però a lamentarsi per via della sue scarpe, così per le sei torniamo al campus.

Ci fermiamo davanti all'entrata del dormitorio, Emma si massaggia i talloni mentre mia madre la guarda irritata.

«In hotel portai riposarti», le dice, ma lei la guarda perplessa.

«Non posso dormire con Ju nel dormitorio?», le domanda offesa. Non me l'ha neanche chiesto, ma quando mi guarda per aiutarla non oso contraddire.

«A che fare?», insiste nostra madre.

«Non lo so, a sfruttare questo poco tempo che abbiamo per coltivare la nostra sorellanza», ribadisce Emma. Ridacchio, a volta sa proprio essere particolare.

«Avete avuti sedici anni per farlo.»

«Dai, mamma. Solo per stanotte», intervengo e lei sembra calmarmi.

L'idea di dover badare a mia sorella all'interno di un dormitorio universitario non mi elettrizza, ma forse davvero vuole passare quel poco tempo che abbiamo per noi due.

Mia madre sospira per poi annuire, Emma saltella su un piede contenta.

«Va bene, ma solo per stanotte.»

Annuiamo. «Solo per stanotte.»

«E non andate in giro, eh! Vi tengo d'occhio.»

«Promesso», dico.

Ci scambiamo un ultimo bacio sulla guancia prima che si volti e salga sul taxi che ha chiamato poco fa. Seguiamo in silenzio con lo sguardo la macchina fino a quando non sparisce dietro l'angolo. Non appena lo fa Emma si volta verso di me con un sorriso malizioso.

«Fammi strada», enuncia.

«Strada per dove?»

«Non lo so. Presentami alcuni dei tuoi amici. Dimmi, sono tutti fighi? Sicuramente, se hanno tutti l'accento inglese», blatera, senza lasciarmi tempo di rispondere. Mi vergogno a doverle dire che non mi sono ancora fatta degli amici.

Entriamo nel dormitorio per salire le scale.

«Diciamo che non ho ancora nessuno da presentarti», le rispondo vaga.

«Come no? Nessuno nessuno?»

«No, nessuno. Stanno tutti fuori, tra l'altro.»

«E allora usciamo pure noi.»

Si blocca in mezzo al corridoio, ma io le faccio cenno di proseguire. Neanche morta. Ci guarderemo un film tranquillo per poi andare dritte a letto.

«Fidati, non ci perdiamo nulla e poi tra qualche anno potrei andarci alle feste universitarie», cerco di convincerla. Entriamo in stanza e lei si buffa con uno sbuffo sul mio letto.

Mi chiudo la porta alle spalle per prendere il computer dalla scrivania e entrare su Netflix per cercare un film. Mi siedo sull'orlo del materasso e Emma fa lo stesso a gambe incrociate accanto a me.

Siamo indecise all'inizio, ma finalmente, dopo mezz'ora, ci decidiamo di vedere "Pulp Fiction". Avviamo il film per poggiarci al muro, il computer lo poggiamo sulla sedia davanti a noi per avere una visuale migliore. Mi ricorda quale volte in cui guardavano i film da piccole di nascosto la notte, quando nostra madre ci metteva in castigo e non potevamo vedere la TV.

«Ju?»

«Hm?»

«Come faremo a dormire in due su questi letto minuscolo?»

Sorrido; immagino Aiden e me abbracciati per non cadere dal materasso. Non ho idea di come abbiamo fatto a dormire su questo letto adesso che ci penso, ma so che troverò una soluzione riguardo a Emma.

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