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La mattina seguente mi alzo puntuale per le otto dal letto. Da quando sono all'università i miei orari sono cambiati fin troppo. È stato brutto dormire senza Aiden nel mio scomodo letto nel dormitorio, ma non potevo chiedergli di venire.

Joe deve avere dei motivi molto plausibili per chiedere ad Aiden di uscire con lui e io di certo non glielo impedirò. Vado in bagno per lavarmi i denti e sciacquarmi la faccia. Torno in stanza per indossare un pantalone e un maglietta chiara per uscire.

Scrivo il "buongiorno" ad Aiden nella speranza che mi risponda presto, ma oggi non ha lezione e per questo dormirà almeno fino a mezzo giorno di sicuro.

Quando arrivo nell'aula giusta mi metto subito a sedere al mio solito posto per aspettare che entrino tutti. Sono tutti stranamente zitti stamattina, il ché mi rilassa. Dio, il liceo non mi manca affatto. Per lo meno il caos che c'era in classe.

Sussulto non appena il mio telefono squilla per tutta l'aula. Si voltano tutti sorpresi verso di me, mentre mi affretto a cercarlo nella mia borsa. Quando leggo il nome di mamma sullo schermo lo silenzio senza esitare. La chiamerò dopo la lezione.

Purtroppo la lezione passa più veloce di quanto volessi; c'è una grande possibilità che mia madre cercherà di convincermi a parlare con mio padre o che mi interrogherà su ogni singola cosa che sto facendo qui.

Quando esco dall'aula con le mani strette intorno ai miei libri riprendo il telefono in mano, pronta ad affrontare una conversazione con mia madre. Mi siedo su una panca del cortile per chiamarla.

"Juliet?" Mi irrigidisco quando è la voce di mio padre a rispondere.

Mi sento innervosire. "Pa- papà?"

Sono tentata ad attaccare subito, ma lui mi precede: "Ti prego, Juliet, non attaccare!"

E non lo faccio. "Perché mi stai chiamando con il telefono di mamma?", gli chiedo fredda. Purtroppo non lo è quanto avrei voluto lo fosse.

"Non mi rispondi quando ti chiamo col mio, così ho dovuto adattarmi. Spero non ti arrabbierai per questo."

"No, sono arrabbiata per altri motivi", sbotto secca. Alcuni passanti mi gaurdando storto.

Mio padre prende un respiro profondo. "Mi dispiace così tanto, tesoro. Le cose che ho detto prima che tu partissi non le intendevo."

"Secondo me invece le intendevi, papà."

"No! Tesoro, mi sono fatto vincere dalla paura e ho detto cose esagerate. Non penso tu sia asociale, Juliet. Penso che tu sia davvero una donna intelligente e indipendente, e sono fiero di te per essere stata ammessa alla UCL!"

Gli occhi mi stanno lacrimando sempre più ad ogni parola che dice. Vorrei restare fredda, ma sentirgli dire quelle parole mi fa commuovere. Sono quasi passati cinque mesi ormai...

"Ti prego, tesoro. Ti sarei infinitamente grato se potessi darmi una possibilità per farmi perdonare", continua.

Mio padre non è mai stato tipo da implorare ed è per questo che capisco che gli dispiace davvero. Se si sia pentito è un altra storia, ma adesso non me ne curo. Forse dargli una possibilità non sarebbe così male.

"Sei fiero di me?", mormoro.

"Non sai quanto. Lo siamo entrambi; la mamma ed io. E ci manchi."

So che non dovrei pensarlo, ma mi manca davvero tanto anche a me. "Anche tu mi manchi, papà. Però hai fatto una cosa bruttissima..."

"Lo so. Lo so, tesoro, ma mi farò perdonare. Te lo prometto!"

Se lo promette... Se ho perdonato Aiden forse dovrei fare lo stesso con mio padre; ovviamente è stato più grave il fatto che mio padre lo avesse pagato, ma sono stati entrambi a mentirmi. Come ho fatto a finire in questa situazione?

"Puoi iniziare dicendomi perché hai pagato Aiden per uscire con me." Anche se fa male, voglio capire cosa gli sia passato per la testa.

"Va bene. Ho visto che eri nervosa a proposito delle nuove amicizie -anche tu dici che fai fatica a farti dei nuovi amici- e quindi per caso ne ho parlato a Fred ed è stato lui a proporlo."

"Fred? Quindi non era un'idea tua?" In un certo modo mi solleva.

"No, Juliet. Ma devo accettare il fatto che ha sbagliato ad accettare, anche se l'idea non era mia." Non ha mai ammesso di aver commesso un errore, eppure eccolo qua.

"Quando hai iniziato a pagare Aiden?" Di colpo mi accorgo di non averglielo mai chiesto, ma d'altronde non avrebbe reso la cosa meno grave neanche se l'avesse fatto un po' dopo che ci fossimo conosciuti.

Mio padre sospira dispiaciuto. "Alla cena a casa di Fred. Juliet, ti prego non ti arrabbiare!"

"Non sono arrabbiata." Stranamente è vero. Sono solo un po' triste nel sapere che era davvero una farsa dall'inizio, ma ormai l'ho superata.

"Mi vuoi ancora perdonare?", si accerta.

Sospiro per alzarmi dalla panchina. "Sì, papà. Posso chiamarti un'altra volta? Devo andare a lezione adesso."

Non è vero, ma ho bisogno del tempo per mandare giù questa conversazione. Decidere se davvero sono già disposta a perdonarlo.

"Certo che va bene. Chiamarmi quando vuoi, tesoro."

"Ok. Ciao, papà."

"Ciao Juliet. Buonagiornat-" Non fa in tempo a terminare che attacco. Non l'ho fatto apposta, ma suppongo sia per il meglio.

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