Al suono della sveglia alzo la testa dal cuscino per spegnerla. Le 8:00. Mi volto per vedere Aiden dormire, ma mi sorprendo quando vedo non c'è. Se ne è andato?
Mi metto a sedere sulle lenzuola per guardarmi intorno. Ci sono ancora le sue scarpe buttate accanto al letto. Non faccio in tempo a chiedermi il motivo che sento la porta aprirsi e vedo Aiden, a petto nudo, entrare con uno spazzolino in mano.
Purtroppo devo ammettere di sentirmi sollevata a sapere che non se n'è andato nella notte. Aiden chiude la porta per realizzare che mi sono svegliata.
Sorride. «Buongiorno.»
Cosa faccio? Gli rispondo? «Buongiorno.»
Si avvia in bagno come se questa situazione non fosse strana. Spero non si ricordi di quello che è successo ieri sera.
«Sei andato mezzo nudo in giro per il corridoio?», gli domando mettendomi in piedi. Mia madre e mia sorella dovrebbero arrivare tra poco.
Mi affaccio per vederlo lavarsi i denti.
«Sì, perché? Dovevo farmi prestare uno spazzolino.»
«Ah.»
Abbasso lo sguardo in imbarazzo, non ho idea di come comportarmi.
Aiden mette a posto lo spazzolino per guardarmi confuso. «Cos'hai?»
«Cosa? Niente.»
«Sì, invece, hai qualcosa.»
Non ho tempo di parlare di questa cose con Aiden, se mia madre arriva e lo trova nella mia stanza non mi parlerà mai più. Indossa la sua maglietta nera e le sue scarpe, come se mi avesse letto nella mente.
«Tranquilla, so che non sono perdonato. Anche se stavamo sul punto di fare sesso.» Dannazione, se ne ricorda.
Mi schiarisco la voce per l'imbarazzo e lui si mette in piedi. Fa per avvicinarsi per darmi un bacio, per abitudine, ma si blocca a metà dell'opera. Ci guardiamo perplessi l'un l'altro. La parte innamorata di lui mi maledice perché mi sto tenendo in dietro.
Aiden si passa una mano tra i capelli a disagio per poi avviarsi verso la porta.
«Quindi verrai stasera?», mi chiede con la mano ferma sulla maniglia.
Non ci penso molto su. «Sì. Sì, dovrei.»
Lui sorride sollevato, le sue iridi verdi scintillano alla luce del sole.
«Allora ci vediamo stasera.»
«Aiden...»
«Lo so, lo so. Non lo intendevo... in quel senso. Volevo solo sapere se verrai.»
«Allora verrò», conclusi forzando un sorriso.
Restiamo a guardarci, ma lui si ricompone.
"Io vado, devo... non importa. Ci vediamo stasera, Ju», dice per poi uscire.
Nel momento in cui chiude la porta alle spalle non posso fermare un sorriso dall'apparire sulle mie labbra.
Cosa sta succedendo? Pensavo che mi sarei pentita di averlo fatto dormire con me, eppure nulla di quello che è successo stanotte mi dispiace. Entro in bagno per iniziare a lavarmi i denti a mia volta. Lo spazzolino di Aiden poggiato sul mio lavandino mi fa rabbrividire, come se fosse un promemoria che tornerà.
Finisco di lavarmi e vestirmi quando sento il telefono vibrare per le 9:30. Quando alzo il telefono vedo che è arrivato un messaggio da mia madre: >Siamo davanti al dormitorio.<
Non so se sarò in grado di mentire a mia madre, ma mi impongo di resistere. Esco dalla mia stanza per avviarmi verso l'uscita del dormitorio. Quando scendo le scale noto immediatamente mia madre, vestita con un abito attillato e truccata alla perfezione, e mia sorella.
Quest'ultima si guarda intorno spaesata. «Mamma! Emma!» Le corro incontro e mia sorella fa lo stesso per abbracciarmi.
«Come stai?», le chiedo.
«Tutto bene. Sono mesi che aspettavo tutto questo.»
«Questo cosa?»
«Venirti a trovare all'università», risponde ovvia Emma. È chiaramente al settimo cielo.
Vado incontro a mia madre per darle un bacio sulla guancia e aiutarla a prendere le mie valigie dalla macchina. Sono sollevata che mio padre non sia venuto: so che non potrò più restare arrabbiata con lui per sempre, ma tre mesi non sono bastati per perdonarlo.
«Allora? Mostraci la tua stanza», dice mia madre innervosita. So che non appena arriveremo in stanza criticherà il letto disfatto.
«Certo. Seguitemi.»
Ci facciamo strada per i corridoi fino ad arrivare alla mia camera al secondo piano. Non appena apro la porta mia madre lascia cadere le borse che portava per guardarsi con un'espressione insoddisfatta intorno, Emma si fa cadere sul letto.
Se solo sapesse chi c'è stato fino a poco fa...
«Hm. Che buon profumo che hanno queste lenzuola. Ti sei comprata un profumo nuovo?», mi domanda entusiasta Emma.
Oh dio, sicuramente è il profumo di Aiden. Per poco non divento rossa come un pomodoro, so che scopriranno che sto mentendo.
«Sì, è nuovo.»
Mia madre si volta irritata. «Spendi i tuoi soldi per degli inutili profumi?» Se solo sapesse...
«Non ho speso molto, mamma», la tranquillizzo, ma lei sbuffa per disfare le mie borsa. Non mi va che frughi tra le mie cose, così cerco di impedirglielo.
Le poso una mano sulla spalla. «Non c'è bisogno che tu disfa le mie valigie», aggiungo.
«Sì invece, sono tua madre.» Lo dice i tono severo, ma so che in fondo le dispiace il fatto che sia cresciuta.
Le sorrido e lei sospira. «Lo farò stasera, mamma.»
«Ma come?!», Emma salta in piedi dal letto, «Non puoi passare i due giorni che stiamo a Londra in camera tua a disfare valigie.»
«Ha ragione», borbotta mia madre.
Sorrido a entrambe, è molto tempo che non passiamo del tempo solo noi tre. «E allora cosa facciamo?»
«Che ne dite di andare a cena fuori?», propone mia madre. «C'è qui vicino un ristorante che abbiamo scoperto una volta vostro padre ed io.»
Emma ed io annuiamo, ma solo adesso mi ritorna in mente della festa di stasera. Decido senza esitazioni di non andarci, d'altronde sono sicura che non mi sarei divertita comunque, e poi è l'ultima volta che vedrò mia madre e Emma per molto tempo.
Emma ed io ci sediamo sul letto, mentre mia madre prende in mano il suo telefono.
«Vediamo se c'è pure qualche pasticceria in giro. Perché ho molta fame di dolci...", mormora quest'ultima mentre digita sul telefono.
Il mio primo pensiero è di avvertire Aiden che non ci sarò stasera, ma poi mi ricordo che non c'è motivo per cui lo debba fare. Non siamo insieme, sinceramente non so neanche se siamo in buoni rapporti.
Chissà cosa sta facendo adesso, se sta pensando a stanotte come me.
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Anarchia 2
Fanfiction{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.