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Sabrina mi affianca ai fornelli, facendosi di colpo più seria. "Come va tra voi due?", mi domanda piano.

Leggo dalla sua espressione che sa di quello che hanno fatto suo fratello e suo padre, ma cerca di girarci intorno.

Sospiro. "Va bene, adesso. Abbiamo degli alti e bassi, ma facciamo comunque sempre pace."

"Meno male." Restiamo un minuto in imbarazzo, è come se potessi vedere le rotelle girare nella sua testa.

Prendo un profondo respiro per posarla una mano sul braccio. "So cosa vuoi chiedermi. Puoi farlo, non mi arrabbio."

Sabrina mi sorride debolmente.

"So che non sono affari miei, ma voglio solo accertarmi che tu... ti sia ripresa dopo quello che... ti ha fatto ecco." Abbasso lo sguardo, ma lei riprende a parlare: "Non voglio essere espansiva."

"Non lo sei, tranquilla", l'assicuro, alzando lo sguardo. Non so cosa dirle però; mi sono davvero ripresa? Sì, ma pensare a quello che è successo ancora mi fa male. "Non mi piace ancora parlarne, ma ho deciso di perdonare Aiden. So che mi ama e si è pentito."

"È vero. Me l'ha detto spesso quest'estate. So che è mio fratello, e gli voglio un mondo di bene, ma anche io sono ancora un po' arrabbiata per quello che ha fatto. Sia lui che papà..."

Mi volto verso l'acqua sui fornelli, per non farle vedere il mio dispiacere. "Sei ancora arrabbiata con lui?"

Sospira. "No. Suppongo che se tu l'hai perdonato lo dovrei fare anch'io."

Si blocca quando Aiden torna in cucina. Ci guarda sospettoso. "Stavate parlando di me, vero?"

Sabrina sospira. "I tuoi complessi di protagonismo sono preoccupanti, Aiden."

"Parla lei..."


Restiamo a mangiare in cucina, a parlare della cena di dopodomani e della visita del padre di Aiden, fino a quando non si fa sera. Noto che ad Aiden dà ancora fastidio parlare di suo padre, ma suppongo che gli ci vorrà ancora del tempo per toglierselo dai pensieri.

Sabrina invece ha un altro approccio col padre, questo l'ho sempre notato da parte sue e del padre; sono più calorosi l'uno con l'altro. Non voglio pensare quanto questo debba aver ferito Aiden in questi anni.

Sabrina alloggia in un hotel nelle vicinanze, così ci offriamo di accompagnarla noi non appena si è fatto tardi dopo cena. Quando usciamo di casa per andare alla nostra solita pizza al taglio Aiden mi mette le chiavi nella mano e io lo guardo confusa.

"Non volevi imparare a guidare?", mi chiede divertito.

Sabrina si siede sul sedile posteriore, mentre lui apre la portiera del passeggero.

"Sì, che volevo. Ma non ho imparato abbastanza per oggi?" Si può riconoscere la paura nella mia voce.

Aiden accenna un sorriso competitivo. "Se non vuoi non ti obbligo, amore."

In effetti però ha ragione; non posso aspettarmi di sapere guidare bene dopo un'ora o due di guida. Fa per riprendermi le chiavi dalla mano, ma mi scosto.

"Va bene, allora. Così adesso invece di dormire potrai davvero guardare come guido."

"Ti ho guardata guidare", controbatte sconvolto, ma io scoppio a ridere.

Apro la portiera del guidatore. "Ti sei addormentato dopo cinque minuti."

Lui alza gli occhi al cielo, ma sorride. "Va bene. Adesso resterò tutto il tempo a fissarti, contenta?"

"Contentissima."

Ci sediamo in sincronizzazione e chiudiamo le nostre portiere. Non so se davvero vorrà fissarmi, ma sinceramente l'idea non mi infastidisce molto. Voglio che sia fiero di me e che noti quanto faccio attenzione alle sue cose.

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