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Aiden

Stringo con più forza le bende intorno alla mia mano. Fa male, ma è sopportabile. Quando abbasso lo sguardo sul mio torso sudato, realizzo che sto respirando a un ritmo fin troppo accelerato.

Mi rimetto a posto le cuffiette per rivolgermi al sacco e riprenderlo a colpi con tutta la forza che ho. Sono due giorni che non faccio altro; è l'unico modo per non scagliare la mia rabbia su qualcos'altro o qualcun altro.

È domenica sera e Juliet non si fa sentire da venerdì. Le ho scritto di chiamarmi quando vuole, ma non mi ha neanche risposto e non so come interpretare questa sua azione. Forse che ti sta ignorando...

Do un pugno più forte di prima al sacco e devo gemere per il dolore nei miei pugni. So che si stanno consumando, ma è ciò che mi permette di controllarmi.

Mi allontano dal sacco per scrutare con una smorfia di dolore la macchia di sangue che sporca la benda della mia mano destra. Mi sa di déjà vu.

Alzo lo sguardo, ma per fortuna la palestra è ancora vuota. Odio allenarmi in compagnia, sopratutto per il modo in cui mi guardano storto. Faccio passare di sfuggita lo sguardo sul ring, ma mi blocco quando scorgo Amy entrare dalla porta d'ingresso.

E adesso che ci fa qui? Mi tolgo una cuffietta, mentre lei mi viene incontro con aria preoccupato. Ha sempre indosso la sua gonna corta.

"Cosa ci fai qui?", le domando non appena mi raggiunge. Mi porto la bottiglia d'acqua alle labbra.

"Avevo bisogno di parlarti. Tu perché sei qui a quest'ora?"

Cerca di asciugarmi le gocce d'acqua che mi sono cadute sul petto, ma mi scanso subito.

Non ho davvero voglia di parlare con Amy. Non vedo neanche più un motivo per essere gentile con lei, se continua a provarci nonostante sappia di Juliet. "Perché mi piace. Di cosa volevi parlarmi?"

Mi siedo sulla panca, poggiandomi coi gomiti alle mie ginocchia. Rabbrividisco solo al pensiero di quello che ho fatto con Juliet su di questa. Ci sono tracce di lei ovunque ormai.

Amy sospira per sedersi accanto a me con un'espressione triste. "Niente... sono solo triste per mia madre..."

"Capisco... mi dispiace", riesco solo a dire. Guardo il sacco con nostalgia, ma lei inizia a singhiozzare. Ancora per poco...

Le poso una mano sulla spalla per cercare di porre fine ai suoi singhiozzi. "Andrà meglio, fidati."

"Davvero?"

Non proprio, ma non ho altra scelta che mentire. "Sì."

Amy sorride debolmente, ma io distolgo lo sguardo. So che a Juliet darebbe fastidio questa situazione e francamente anche a me.

"Grazie, Aiden", sussurra Amy, ma io forzo solo un sorriso in risposta.

Faccio per togliere la mano dalla sua spalla, ma senza preavviso si sporge per prendermi dietro alla nuca e spingere le sue labbra contro le mie. La sua mano si posa tra le mia gambe.

Mi stringe con forza, ma riesco a divincolarmi e alzarmi in piedi sconvolto. "Ma che cazzo fai?"

"Cosa?", mi domanda ingenua lei. So che è soddisfatta della sua azione.

Serro la mascella con irritazione. "Che cazzo mi baci a fare?"

"Ma non lo volevi?"

"No! Certo che no. Sto con Juliet e te l'ho detto un miliardo di volta", enuncio arrabbiato, ma lei mi guarda seccata. Mi sto pentendo di averla aiutata.

Amy si mette in piedi, mettendosi a posto la gonna fin troppo corta. "Ma se hai risposto al bacio..."

"Io cosa?"

"Sì, è stata una cosa reciproca!", urla convinta e io devo davvero forzarmi per non dare un calcio alla panca. Sapevo che si sarebbe fatta delle fottutissime strane idee.

Mi tolgo le bende dalle mani con aggressività. "Col cazzo, Amy. Non ho risposto al tuo bacio."

"Sì, invece-"

"Cazzo, no!", la interrompo, ma lei mi guarda solo con una smorfia irritata.

Ci manca solo che lo vada a dire in giro. E se lo venisse a sapere Juliet? Le direi che è una cazzata. Ma non sono più sicuro che si fiderebbe davvero di me.

Per mio sollievo Amy non aggiunge nulla. Prende la borsa che ha fatto cadere e mi supera con impertinenza. Non so se essere preoccupato; in questi mesi ho capito che è una vera stronza egocentrica. E allora perché l'hai aiutata? Perché ho cercato di fare la cosa giusta, ma come sempre ho solo peggiorato tutto.

Sento il mio telefono vibrare sulla panca. Automaticamente le mie speranze che si tratti di Juliet si accendono, ma non appena leggo il nome di mio padre mi blocco.

"Ma che cazzo-"

Afferro il telefono per agganciare. Sono mesi che non lo sento e non ho intenzione di farlo adesso. Di certo mi chiamerà solo per i suoi fottuti interessi o per richiedere qualcosa da me, ma dopo quello che è successo con Juliet non voglio più averci a che fare con con quello stronzo maniaco del controllo.

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