Per le dieci di mattina Kyle viene a prendermi dal dormitorio e ci mettiamo subito in strada verso Oxford. Gli sono immensamente grata per aver lasciato che andassimo di nuovo da lui, ma dopo avergli raccontato l'accaduto con Aiden di ieri sera ha subito accettato.
Continuo a chiedermi se la mia decisione non sia stata un po' troppo impulsiva, ma ripensandoci prendere due giorni di pausa non dovrebbe portare male. So che ha agito per difendermi e mi sento una stupida per aver pensato che quell'uomo fosse lui, ma essere sempre la causa dell'aggressività di Aiden non mi fa piacere. Al contrario.
Sappiamo entrambi che questo deve cambiare. E se non ci riuscisse?
"Tutto bene? Ne vuoi parlare?", mi domanda preoccupato Kyle non appena entriamo in autostrada.
Rivolgo a Kyle un sorriso. "No. Non siamo qui per parlare di lui. Piuttosto, tu devi raccontarmi tutto."
"Tutto?"
"Sì, tutto." Forse parlare di Kyle mi distrarrà da Aiden.
Kyle sorride imbarazzato e già capisco. Mi metto comoda sul sedile per ascoltarlo.
"Diciamo che ho continuato a sentire il tipo di cui ti avevo parlato l'altra settimana."
"L'inglese?"
"Sì..."
"E?..." Sono esaltata all'idea di Kyle che si fidanzi. Così avrò due persone dai quali andare a piangere...
Kyle si morde il labbro e io ridacchio. "E dobbiamo vederci uno di questi giorni."
"Evviva!", esclamo al settimo cielo.
Sento una notifica del telefono e quando lo alzo leggo subito che è da parte di Aiden: >Chiamami quando vuoi.<
So che rispetta la mia richiesta di non sentirci, ieri in macchina è rimasto stranamente in silenzio come gli avevo chiesto di fare. Decido di non rispondere, sennò dovrò pensare a lui ancora di più di quanto già non faccia.
Kyle per fortuna, riconoscendo la mia espressione cupa, cambia argomento: "Come te la cavi con lo studio?"
"Bene, devo ammettere. La biblioteca è molto bella. Ma immagino che in confronto a quella di Oxford non sia questo gran ché..."
"Non dire così. Sono sicuro che anche la vostra sia bellissima", mi rassicura con un sorriso. Mi metto comoda sul mio sedile e lui continua. "Quindi... hai iniziato ad andare in discoteca."
Scuoto il capo perplessa. "Non direi che ho iniziato ad andare in discoteca. Ho solo voluto vedere com'è e posso assicurarti che non ci tornerò mai più."
"Meno male. Puoi essere noiosa insieme a me."
"Certo. Lo preferisco cento volte di più", lo assicuro e scoppiamo a ridere. Davvero mi trovo più a mio agio in camera con Kyle a leggerci diversi manoscritti a vicenda.
Il viaggio dura un'ora e mezza circa. Kyle ha fatto suonare una playlist che a Los Angeles ci eravamo preparati apposta per questi viaggi. Devo però saltare "Don't give up on me" non appena parte. È stato Aiden a consigliarmela e in più è la sua canzone preferita...
Per pranzo ci fermiamo a un ristorante al quale Kyle va spesso con i suoi amici. "Stasera te li presento. Ti piaceranno moltissimo", mi ha assicurato con entusiasmo e io ho accettato altrettanto.
Quando paghiamo Kyle mi fa subito fare un giro di Oxford. Cerco di concentrarmi sulla bellezza della città, ma il mio sguardo continua a cadere sul telefono nella mia mano. È più difficile di quanto pensassi cercare di non sentire Aiden. Chissà cosa starà facendo adesso.
Kyle mi racconta delle nottate passate insieme ai suoi amici e devo ammettere che quasi non lo riconosco più. Non riconosco nessuno di noi. Per le sette ci avviamo verso la casa di uno dei suoi amici, Ted.
"Ted è un pazzo. L'altro giorno è saltato da tre metri di altezza", mi informa con un ché di preoccupato Kyle, mentre scendiamo dalla macchina.
"Davvero? Sono tutti così... scatenati?"
Kyle scuota la testa. "No. In realtà sono tutti tranquilli, a parte lui."
"Capisco... dici che gli piacerò?"
Kyle mie tiene la porta e saliamo le scale del palazzo. "Certo che gli piacerai! Perché non dovresti?", mi domanda perplesso.
Gli do un forte bacio sulla guancia e lui ride. Non ha idea di quanto io sia sollevata che stiamo passando il weekend da lui, anziché da me. A Londra incontreremmo di sicuro Nate, Amy o Aiden... Non mi fido di Amy; per essere qualcuno che ha bisogno di aiuto mi sembra al quanto in forma.
Arriviamo al terzo piano e Kyle apre la porta dell'appartamento numero 27. Mi abbasso la gonna nervosa, mentre entriamo. Per mio sollievo non c'è una musica assordante all'interno dell'appartamento.
"Josef!" Kyle abbraccia un ragazzo biondo, mentre da quella che pare essere la cucina appaiono due ragazze. Subito mi vengono incontro sorridenti.
"Piacere, Karen", mi saluta una delle due.
"Piacere, Juliet."
Mi stringo la mano con entrambe, mentre ci scambiamo dei sorriso lieti. Per mio piacere noto che non sono vestite provocanti come da me, come le persone delle quali sono circondata a Londra.
Il biondo si scosta da Kyle per stringermi con fermezza la mano.
"Piacere Josef", si presenta, ha un accento straniero. Noto subito le sue fossette.
"Piacere Juliet", rispondo, prima che Kyle mi prenda sotto braccio.
L'ambiente è tranquillo. Finalmente. Vorrei trovare degli amici così pure alla UCL.
Kyle mi fa strada verso la cucina.
"Vieni. Stiamo preparando da mangiare. Ti piace il chili con carne?", mi domanda prima di darmi un mestolo in mano e farmi assaggiare.
Succede tutto troppo in fretta, ma lo assaggio comunque ridendo. Josef ci raggiunge in cucina per guardarmi con interesse. "È buono?", mi domanda ridacchiando.
"Molto", ammetto. "Sono settimane che non mangio qual-"
"Eilà gente!" Un ragazzo moro appare sullo stipite della porta con una bottiglia di vino in mano. Si guarda intorno prima di fermare lo sguardo su di me e avvicinarsi di colpo. "Piacere, Ted", si presenta, baciandomi la mano.
So che lo fa per scherzare, infatti scoppio a ridere. "Piacere, Juliet."
"Cosa hai comprato?", gli domanda Kyle, mentre gli prende delle buste di plastica dalle mani. "Patatine..."
"Esatto. Ma non ve le finite tutte", si assicura Ted, prima di rivolgersi di nuovo a me. Si poggia al fornello spento con un sorriso smagliante. "Allora, Juliet. Kyle ci ha detto che vai alla UCL."
"Sì, è così."
"E com'è?"
"Bella. Mi piace molto", rispondo sincera. Mi piace davvero molto.
Karen entra in cucina per darmi a ognuno un piatto e una forchetta in mano. Resto sorpresa quando ci mette il cibo dentro e tutti iniziano a mangiare senza sedersi.
Josef nota la mia espressione sorpresa, infatti scoppia a ridere. "È una specie di tradizione quella di mangiare in piedi, vedi. La prima volta che abbiamo cenato qui Ted non aveva un tavolo e quindi ci siamo arrangiati."
"Ah, capisco", ridacchio, per poi prendere un po' del chili. Che bella tradizione. Per un attimo sono davvero gelosa di Kyle, delle sue amicizie.

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Anarchia 2
Fanfiction{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.