Quando arriviamo alla macchina, Aiden butta il suo zaino nel bagagliaio e si siede con un gemito sul sedile del passeggero. Non so come faccia ad essere così tranquillo; la sua ragazza che non sa guidare sta per manovrare la sua amatissima auto.
Nel momento in cui mi siedo sul sedile del guidatore e prendo il volante tra le mani mi pento della mia proposta di guidare. "Ok. Penso che dovremmo aspettare che tu ti senta meglio."
Aiden si mette rigido sul sedile, per guardarmi attraversi i suoi occhiali scuri. "No, piccola. Volevi farlo, no?"
"Bè... sì. Ma non voglio rovinarti la macchina."
"Non lo farai. E poi ci sto sempre io qui", mi accerta. Posa una mano sulla mia per accarezzarmi il dorso col pollice.
Prendo dei profondi respiri, ma lui resta tranquillo. Punta sulla chiave infilata. "Ora. Metti in moto."
Per la mezz'ora a seguire tentiamo di uscire dal maledetto parcheggio dell'albergo. Per più di una volta Aiden alla fine perde un minimo la pazienza e più di una volta ci urliamo contro, ma finalmente riusciamo ad uscire e avviarci sulle strade tra i campi.
Sento di averci preso un po' la mano, ma Aiden resta sempre attento a come sterzo ad ogni curva. Evidentemente la fiducia che aveva in me si è assolta non appena ha visto quando sono negata nella guida.
"Quanto hanno dovuto corrompere l'esaminatore per farti passare?", mi domanda non appena arriviamo su una strada dritta e si può poggiare al sedile.
Gli faccio una smorfia. "Non l'hanno corrotto. E poi avevi detto che ti fidavi di me."
"Mi fido di te, amore. Ma devi ammettere che mi stavi per rigare l'auto più di dieci volte prima."
Non posso negarlo. Stringo il volante tra le mani e annuisco. Devo ammettere che neanche io mi riesco a spiegare per quale motivo mi abbiano promosso all'esame.
Aiden incrocia le braccia e si appoggia al finestrino. Due secondi dopo lo sento addormentarsi. Nonostante lo voglia ammirare, sono costretta a tenere lo sguardo sulla strada.
Per tutto il tragitto cerco di non confondermi, mentre alterno lo sguardo tra la strada e il navigatore. Noto dopo la prima mezz'ora che sta iniziando a piacermi; come se potessi fare quello che volessi.
Aiden continua a dormire pure quando arriviamo a Londra. È bello vederlo dormire; dorme sempre con le braccia incrociate, come se fosse abituato ad abbracciare qualcuno. Decido di portarlo al suo appartamento, in modo che possa dormire più comodo sul suo letto, dato che ha uno matrimoniale.
Parcheggio con cautela (non faccio caso al quanto sia storto) davanti all'ingresso della casa. Tiro il freno a mano per poi accarezzare la guancia di Aiden. "Aiden...", lo chiamo piano.
Si sveglia per guardarsi intorno confuso. "Dove siamo?"
"Ti ho portato davanti al tuo appartamento. Ti senti bene?"
Si toglie gli occhiali da sole per sbadigliare. Aspetta un attimo per rispondere. "Devo dire di sì. Ho dormito per tutto il tragitto..."
È un sollievo. Mi prende il mento tra le dita per avvicinarmi a lui con un sorriso. "Sei riuscita a non distruggermi l'auto?"
"Neanche un graffio", specifico soddisfatta. Sono davvero fiera di me.
"Brava piccola", mormora prima di posare le sue labbra sulle mie.
Rispondo al bacio ma non è abbastanza. Stringo la sua maglietta tra le mie mani per tirarlo più stretto a me. Mi lecca con delicatezza le labbra per farmele socchiudere e incontrare la mia lingua. Spero sinceramente non si senta male di colpo.
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Anarchia 2
Fanfiction{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.