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Ormai sono passate quattro ore e Aiden non si è fatto sentire. Jane mi ha proposto di aspettare che tornasse e ci siano fatte un tè, per aspettarlo in silenzio in salotto. Abbiamo tentato di scambiarci due parole, ma non facevamo altro che lanciare sguardo ansiosi sull'orologio appeso sulla parete.

Sono talmente presa dal suo arresto, che non mi sono fermata neanche un attimo a pensare al motivo per cui non ci siamo sentiti questi giorni.

Anche se stare lontana da Londra mi ha fatto male, nel momento in cui mi ha scritto Katie riguardo ad Aiden mi sono accorta che se volevo tornare a Londra sarebbe stato solo per lui.

E Amy? Ti sei scordata del motivo per cui avete litigato? Certo che no, ma pensandoci bene Aiden non avrebbe motivo per stare con lei se ama me. E so che mi ama, anche se a modo suo.

Amy è cattiva e sarebbe capace di sabotare la nostra relazione. Proprio come ha fatto Casy...

Quando sentiamo la serratura scattare, Jane ed io scattiamo subito in piedi. Quando Aiden entra nell'appartamento a sguardo sbasso la zia gli corre subito incontro per abbracciarlo.

"Tesoro. Come ti senti? Ti fa ancora male?" Gli accarezza il livido paonazzo sul suo zigomo, ma lui scuote il capo.

Ha gli occhi arrossati e l'aria esausta.

Si blocca quando incontriamo lo sguardo e il respiro mi muore in gola. Non so cosa possa pensare a vedermi qui, io sarei sconcertata. Ma mi lascia senza parole quando si avvicina per stringermi con necessità tra le sue braccia.

"Davvero sei qui?", mi domanda, come se se lo stesse immaginando.

"Certo che sono qui." Allaccio le braccio intorno al suo busto per stringerlo più forte. Sentirlo tra le mie braccia è un sollievo.

Mi posa una mano dietro alla nuca per accarezzarmi e affonda il suo viso umido nell'incavo del mio collo. Sta piangendo?

"Ti amo, Aiden", sussurro. Non so perché l'ho detto, ma è vero. È più vero di tutte le bugie che ci siamo detti.

Aiden si allontana per guardarmi negli occhi. Le sue labbra socchiuse sono segno del suo alleggerimento. "Mi ami? Non... non eri arrabbiata con me?"

"Sì... ma penso di crederti."

"Davvero?"

"Sì."

Sospira sollevato per prendermi le mani nelle sue. " Ju, ti giuro che non ti ho mentito. Quello che ha visto Nate era prima che l'allontanassi. Cioè- non l'ho mai lasciata davvero avvicinare- Ju, credimi. Ti prego." Resto a bocca aperta quando scoppia a piangere.

Aiden che piange. Piange per me. Ma adesso gli credo, davvero. "Ok."

Mi guarda sorpreso, una lacrima gli riga la guancia già umida. "Cosa ok?"

"Ti credo. So che l'avresti allontanata", gli rispondo sincera. "Ma vorrei me ne avessi parlato..."

"Lo so Ju. Davvero volevo parlartene, ma... suppongo di avere avuto un po' di paura."

"Perché?" Paura?

Lui prende un respiro profondo. "Perché è da quando ci siamo rimessi insieme che ho paura di perderti... ma ho incasinato tutto di nuovo."

Gli accarezzo commossa il livido sul suo zigomo. Odio vederlo ferito.

"Aiden. Non mi perderai mai." Lui sorride debolmente. "Abbiamo sbagliato entrambi un po' tutto da quando abbiamo deciso di riprovarci. Però sono sicura che riusciremo a rimediare."

Le labbra di Aiden si stendono in un sorriso che contrasta le sue lacrime. Mi prende il volto tra le mani e mi accarezza le guance con i pollici.

"Anche io. Ma come faremo?", domanda.

Non ne ho idea. Faccio spallucce, ma sono fiduciosa. "Suppongo che lo impareremo col tempo. Ma lo faremo insieme, perché ti giuro Aiden che ti amo."

Non voglio controllarmi dal dirglielo, nonostante abbiamo appena fatto pace. Adesso, che vedo la parte più vulnerabile di lui, sono più sicura che le cose miglioreranno.

"Mi ami?", gli chiedo quando mi accarezza le labbra socchiuse.

"Se ti amo? Ju, tu sei l'unico motivo per cui non impazzisco. Sei l'unico motivo per cui ho ancora la motivazione per alzarmi ogni mattina dal letto e andare a quelle lezioni del cazzo", risponde serissimo. Ridacchio per il suo linguaggio e lui ha l'aria sollevata. "Ti amo, Ju. Solo te."

Solo te. Gli asciugo le lacrime col dorso della mano e lui socchiude gli occhi. "Anche io ti amo, Aiden. Vuoi parlare di quello che è successo?"

Gli porto alcuni capelli intrusi indietro e lui fa lo stesso con alcune mie ciocche.

"Sì... Penso di sì", balbetta insicuro. 

Ci voltiamo verso sua zia, la quale ci stava guardando con un debole sorriso. Aiden intreccia le dita delle nostre mani e mi fa strada verso la porta.

"Va bene se andiamo a casa, Jane?", si accerta.

Lei annuisce debolmente. "Certo. Vai a riposarti, tesoro." Gli dà un bacio sulla guancia per poi fare lo stesso con me.

Mi metto in fretta le scarpe e dopo aver salutato Jane usciamo dall'appartamento. È successo tutto così in fretta... Siamo tornati insieme? Direi di sì.

Aiden sospira, mentre scendiamo le scale. "Non sai... quanto sono felice... che... ecco... che tu sia qui, Ju. Ti giuro..."

"Lo so, lo so..." Lo zittisco, perché sta balbettando in modo confusionale. Mi poggio con la testa alla sua spalla e lui ci tiene la porta per uscire dal palazzo.

"Vuoi parlare di quello che è successo?", gli domando di nuovo, quando arriccia il naso. Ha un'aria innocente.

Lui annuisce e accarezza il dorso della mia mano con il pollice. Prende un respiro profondo per iniziare a raccontare; mi parla del rapporto complicato con suo padre, di come lo ha fatto arrestare più di una volta ingiustamente e di come lui ieri è venuto a Londra per parlare con la zia e Aiden l'ha cacciato via.

So che Aiden ha reagito in modo impulsivo, ma dopo quello che mi ha raccontato su come è stato vivere la sua adolescenza con il padre posso solo dargli ragione. Quando arriviamo nel mio dormitorio saliamo in stanza e lui si sdraia immediatamente sul letto a pancia in giù.

Ridacchio mentre mi chiudo la porta alle spalle. "Qualcosa mi dice che hai sonno?"

"E quel qualcosa ha ragione", borbotta contro il cuscino. Posso solo immaginare come deve essere stato tentare di dormire in caserma...

Mi tolgo le scarpe e lui si sdraia sulla schiena per guardarmi. Ghigna malefico e io lo guardo preoccupata. "Cosa c'è?"

Fa spallucce. "Niente. Solo che non ci credo ancora che sei tornata. Da me."

È adorabile quando mi confessa quello che pensa. Mi poggio con i pugni sul materasso per sporgermi e posare le mie labbra sulle sue. Ha ancora il gusto salato delle lacrime sulla sua pelle.

Mi allontano e lui miagola in disapprovo. "Adesso ci credi?", gli chiedo sorridendo.

Lui scuote il capo e mi fa cenno di baciarlo di nuovo. "Penso che mi ci vorranno ancora un po' di baci per convincermi..."

Alzo gli occhi al cielo e lui ride. È bello vederlo di nuovo contento. Gli poso una mano sul petto per formare sulla stoffa della maglietta dei cerchi invisibili.

"Tu riposati. Io devo farmi una doccia", gli dico quando mi metto in piedi.

Lui si lamenta rumorosamente, ma entro in bagno comunque ridendo.

Anarchia 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora