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Scendo dalla panca per fare le spalle ad Aiden e abbassarmi il vestito. Ho il fiato corto. Aiden mi coglie di sorpresa quando mi abbraccia da dietro, stringendo le sue mani intorno alla mia vita.

Affonda il viso sulla mia guancia per lasciarmi un umido bacio.

«Ti amo, Ju», mi sussurra nell'orecchio e automaticamente un sorriso mi si espande sul viso.

Poso le mani sulle sue e volto il capo di lato per incontrare i suoi occhi.

«Ti amo anche io.»

«Pure se non so fare bene il tuo ragazzo?» È serio, ma io sorrido.

Gli do un bacio sul naso e lui socchiude gli occhi. «Non è vero che non sai fare bene il mio ragazzo.»

Non è pare convinto, ma non aggiunge nulla al riguardo. Mi prende per mano e ci avviamo verso l'uscita del magazzino. Spero che adesso abbia il coraggio di aprirsi con me, ma so che se non è così non potrò insistere.

«Dov'è Joe?», gli domando non appena mi tiene la porta e usciamo.

Si volta per chiudere a chiave la porta. «Quella di venire in palestra con me è una scusa per uscire con dei suoi amici.»

Posso percepire la comprensione nella sua voce. «Ho visto come vi comportate l'uno con l'altro. Come ci tieni a lui.»

Distoglie lo sguardo, so che gli da fastidio l'idea di mostrare affetto a qualcuno. Ci incamminiamo sul marciapiede in direzione dei dormitori e lui mi prende per mano. Le strade sono deserte, forse per la tarda ora. Appena arriviamo in stanza mi devo mettere a dormire, dato che domani mattina ho lezione.

«Ti dispiace se dopo averti accompagnata al dormitorio vado a controllare un attimo Joe?», mi chiede non appena svoltiamo l'angolo.

«No, affatto. Non ti preoccupare.» Scuoto il capo, di certo non oserò impedirglielo.

Mi accarezza la mano per tenerla al caldo. «Sta passando un momento difficile...», confessa cupo.

«Per il padre?»

«Sì.»

Sto per dirgli che li trovo molto simili per questo, ma mi blocco. Non voglio nominare suo padre.

«Tua zia mi ha detto che sei venuto a Londra anche per questo. Per prenderti cura di loro», dico guardandolo. Annuisce soltanto, perché odia prendersi il merito di cose solidali.

Esita per un istante: «Mia zia ha iniziato a bere da quando quel bastardo se n'è andato e Joe finisce nei giri sbagliati.»

Non commento a riguardo della zia, non sono affari miei.

«Parli di quello che sta succedendo a Joe come se fosse accaduto pure a te. È così?», gli chiedo insicura. Forse lo sto spingendo troppo.

Prende un respiro profondo. «Ho fatto cose di cui non vado fiero, Ju. Lo ammetto, però le cose sono cambiate. Lo sai, vero?»

«Certo che lo so. E non ti preoccupare per Joe, sono sicura che starà meglio.» Non ne sono sicura, ma voglio assicurarlo.

Arriviamo davanti al dormitorio e lui scioglie la presa dalla mia mano.

«Posso dormire da te stanotte?», mi chiede speranzoso.

«Certo.» Gli poso una mano sul petto per dargli un bacio a stampo. «Vai da Joe adesso?»

«Sì, ma non starò via per molto.»

«Quando vieni?», frigno.

«Mezz'oretta, piccola. Riuscirai a starmi lontana per così tanto tempo?», ridacchia prima di darmi un bacio.

Anarchia 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora