Aiden
Mi devo massaggiare le nocche per il fastidio. Mio padre mi ha promesso che mi avrebbe comprato dei nuovi guanti dopo che avessi vinto la competizione, ma essendo arrivato secondo ha cambiato idea. Me l'ha detto ieri al telefono.
Non gli ho fatto domande, non le ho mai fatte. Per lo meno con i tornei di pugilato, come quello di oggi, posso saltare dei giorni di scuola.
«Ci vediamo domani, campione», mi saluta il padre di Matt.
È sempre lui che mi porta a casa dopo i tornei, dato che mio padre ha da lavorare e mia madre odia guidare.
«Grazie del passaggio», lo ringrazio quando scendo.
«Nessun problema. Goditi questo giorni di riposo, Aiden.»
Annuisco obbediente e quando chiudo la portiera esce dal viale di casa mia.
Quando mi volto verso la villa un'entusiasmo familiare mi si accende nel petto; sono sempre contento di tornare a casa e poter raccontare a mia madre delle mie vittorie, mentre ci sdraiamo sul letto e ascoltiamo la musica dal suo giradischi.
Salgo le scale e entro dall'ingresso. Amo queste mattinate anche perché Sabrina e Gabriel sono a scuola e finalmente posso godermi i miei spazi. Ho sempre odiato condividerli.
«Mamma! Mamma!», la chiamo non appena faccio cadere il borsone sportivo a terra.
Non risponde, ma immagino sia in camera sua a scegliere quale vinile girare stavolta. Spero scelga "In the still of the night", perché lo mette sempre quando è felice.
«Mamma! Sono arrivato secondo!», urlo entusiasta mentre corro su per le scale.
Non risponde, ma sento, proprio come immaginavo, la nostra canzone suonare. Probabilmente tra qualche secondo mi verrà incontro con una spazzola in mano, mentre canta il testo a squarciagola. Ma non lo fa.
La cerco in bagno, ma non c'è, così proseguo. Sospiro sollevato quando la vedo sdraiata sul suo letto quando entro in camera dei miei genitori. La corro immediatamente incontro saltellando. «Mamma! Il secondo premio!»
Noto solo quando mi avvicino che ha gli occhi chiusi, deve dormire. La lascerei stare, ma voglio soltanto che mi dica quanto è fiera di me.
La scuoto delicatamente, per poi sussurrare un: «Mamma, svegliati», nel suo orecchio.
Ma resta immobile. Per un attimo ho l'impressione mi voglia solo fare uno scherzo e svegliarsi di sottocchio per spaventarmi, ma continua a tenere gli occhi chiusi. Noto una lacrima solitaria sulla punta del suo naso.
«Mamma. Perché hai pianto?»
Le asciugo la goccia, ma continua a non muoversi. Mi guardo confuso intorno, in genere non dorme la mattina. Noto il barattolo arancione poggiato sul comodino, è vuoto. Mamma odia quelle pastiglie.
«Mamma?» Non risponde. «Mamma, adesso basta non è più divertente!», urlo. La scuoto con più forza, ma i suoi capelli corvini sono gli unici a spostarsi.
Non so il corso dei miei pensieri, se prevalgono le mie emozioni, ma nonostante voglia urlarle di svegliarsi le parole mi muoiono in bocca. Arretro con lo sguardo puntato sul suo viso pallido, ma mi blocco non appena sento il muro contro le mie spalle.
Qualcosa non va, lo percepisco nel silenzio che ci circonda. Vorrei urlare, correre, cercare aiuto, ma i miei piedi restano inchiodati nel pavimento, i miei occhi fissi sul viso di mia madre. Non sono neanche più certo di riuscire a respirare.
Mia madre ha indosso il vestito bianco che indossa sempre al mare, quando raccoglie le conchiglia dalla sabbia a piedi nudi. Ma adesso non siamo al mare, i suo capelli non vengono soffiati dal vento, pieni di vita.

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Anarchia 2
Fanfiction{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.