Quando mi sveglio la mattina dopo entro in cucina per trovare Aiden e Kevin seduti al piano di lavoro.
"Buongiorno", li saluto assonnata.
Mi salutano entrambi con un: "Buongiorno."
Aiden mi fa cenno di sedermi accanto a loro al tavolo e io obbedisco. "Hai dormito bene?", mi domanda per darmi un bacio a stampo.
"Sì, il tuo letto è dieci volte più comodo del mio..."
"Hai una stanza nel dormitorio, vero?", mi chiede Kevin e io annuisco. Sghignazza. "Allora non c'è da meravigliarsi. Fanno uno po' schifo i letti lì, senza offesa..."
"Non mi offendo", ridacchio. Ha ragione, ma quando c'è Aiden con me riesco a dormire comunque.
Quest'ultimo mi prende sotto braccio per ghignare. "Allora temo che dovrai dormire più spesso da me."
"Povero", rispondo ironica. Mi passa una ciotola e io la riempio con i cereali che stanno mangiando loro.
Dopo aver parlato un quarto d'ora Kevin si alza da tavola per andare a lezione e Aiden ed io restiamo quindi seduti in cucina a mangiare. Si siede di fronte per potermi guardare meglio.
"Quando vuoi andare da tua zia?", gli chiedo mentre si riempie la terza ciotola di cereali.
Mi guarda diffidente. "Sicura che sia una buona idea?"
"Aiden..."
"Pensaci, Ju. Forse è troppo presto."
"Troppo presto?"
"Sì, forse le ci vuole un po' di tempo per mandare giù il mio comportamento di ieri."
Alzo gli occhi al cielo per alzarmi e prendergli il viso nelle mani per costringerlo a guardarmi. "Andiamo tra mezz'ora. Ho deciso."
"E se ci fosse mio padre?"
Sospiro, ma lui resta teso. "Se ci sarà tuo padre lo ignorerai e andrai a parlare con tua zia. In più non credo che ci sarà ancora. Forse è già tornato a Los Angeles."
"Lo spero. Però voglio vedere Gabriel e se se ne è andato mio padre si è portato pure lui dietro."
Si alza dalla sedia per mettere le nostre ciotole nella lavastoviglie con irritazione. Si volta per guardarmi.
"Allora chiama tuo fratello per chiedergli se è ancora a Londra. Se lui e Sabrina ci sono ancora possiamo andare a cena insieme", propongo speranzosa.
Si illumina, ma poi si incupisce di nuovo. "Ma sicuramente sono ancora arrabbiati con me."
"E allora... allora forse dovresti raccontargli una volta per tutte il motivo delle tue azioni."
"Ma-"
Mi scosto dalla mia posizione per aiutarlo a sciacquare le nostre ciotole.
"Fidati di me. Prima che mi raccontassi di tutti i tuoi problemi neanche io capivo il perché ti comportassi in certi modi. Ma adesso lo so e posso capirti, capisci?", gli spiego mentre fissa un punto in lontananza.
"Lo so, ma... Forse hai ragione."
Sospira per abbracciarmi.
"Quindi li chiamerai?", gli domando mentre usiamo dalla cucina.
"Sì... Però lo voglio fare con te."
"Va bene."
Prima di andare a casa di Jane passiamo per la mia stanza nel dormitorio, in modo che io possa cambiarmi e lavarmi. Aiden resta sul mio letto a leggere uno dei miei libri di filosofia, in attesa che io finisca di lavarmi i denti.
Quando ho finito prendo il necessario per uscire e torniamo in macchina per avviarci verso casa di Jane. Aiden resta in silenzio per tutto il tragitto, segno che sta ragionando su quali parole usare per scusarsi.
Spero anche io vivamente di non incontrare suo padre. Ieri rivolgergli la parola è stato più doloroso di quanto avrebbe dovuto e non voglio rivederlo anche dopo quello che è successo ieri.
Quando suoniamo al citofono Jane esita un po' quando gli diciamo che si tratta di Aiden e me, ma poi si decida ad aprirci. Aiden mi stringe con forza la mano mentre saliamo, ma poi la lascia quando Joe ci apre la porta.
"Bel casino quello di ieri", borbotta, mentre scambino le loro stretta di mano.
"A chi lo dici. Dov'è Jane?"
"Sta in cucina ad aspettarti. Ciao Juliet."
"Ciao", mormoro in risposta.
Aiden mi posa una mano sulla spalla per guardarmi preoccupato. "Vieni con me?"
"Forse dovresti andare da solo, Aiden..."
"Già... Aspettate qui allora."
"Dove dovremmo andare sennò?", ridacchia Joe. Si siede sul divano e io faccio lo stesso.
Aiden ed io ci scambiamo degli sguardo di incoraggiamento prima che entri in cucina. Non so cosa le dirà, ma spero che sarà il più sincero possibile. So che gli farebbe male perdere i rapporti con sua zia.
"Sai giocare alla play?", mi domanda Joe, mentre mi porge un controller.
Lo guardo confusa. "Non proprio..."
"Vabbè ti insegno."
"Va bene. Ma ti avverto che farò probabilmente un po' schifo."
Prendo il controller in mano e lui fa spallucce.
"Non puoi fare pi schifo di Aiden. Ci abbiamo giocato per ora quest'estate e ancora non riesci a vincere una partita."
"Davvero?"
"Eccome se è vero. Glielo farei dire, ma probabilmente si incazzerebbe."
"Probabilmente", ridacchio.
Accende lo schermo e leggo "FIFA", prima che inizi a spiegarmi la funzione di tutti i tasti. Restiamo a giocare per in numero indefinito di tempo fino a quando Aiden e Jane non escono della cucina per guardarci sorpresi.
Joe sta urlando mentre io cerco di contenermi, nonostante sia difficile. Dalle loro espressioni tranquille posso dedurre che abbiano chiarito e questo già mi fa sentire meglio.
"Tutto bene?", si accerta Jane divertita.
Joe sussulta per un gol che ho fatto. "Sì. Abbiamo scoperto che la ragazza di Aiden è decisamente una bomba a Fifa."
"Bè grazie", ridacchio.
Aiden mi guarda a bocca aperta, ma poi sorride.

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Anarchia 2
Fiksi Penggemar{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.