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In macchina Aiden resta muto. Pure quando lasciamo Sabrina davanti al suo hotel la saluta soltanto con un cenno della mano. Non mi chiede neanche dove andare.

Quando parcheggia davanti al mio dormitorio, finalmente tento di domandargli se sta bene, ma lui scende dalla macchina prima che possa farlo.

Lo seguo mentre sale le scale coi pugni stretti. Quando entra in stanza si avvia subito verso la finestra e io mi chiudo la porta alle spalle.

"Aiden. Cos'hai?"

"Niente, Ju. Niente." Prende un pacchetto dalla tasca dei suoi pantaloni e ne tira fuori una sigaretta. Odio quando fuma perché è arrabbiato.

Mi avvicino, ma lui evita il mio sguardo. "Aiden, non sono arrabbiata. Hai tutte le ragioni per essere arrabbiato con Nate, ma perché stai reagendo in questo modo?"

"In che modo, scusa?"

"In modo così... così incazzato", sbraito insicura. "Sei ancora arrabbiato per quello che ha fatto Nate?"

Lui resta però a fissare fuori. Si accende la sigaretta con mania. "Non sono incazzato per quello, Ju."

"Perché allora?" Sono confusa. Cos'altro lo ha irritato?

Sospira, ma non mi guarda ancora. "Sono incazzato perché ti ho detto che non mi sarei più comportato in questo modo aggressivo e l'ho fatto. Scusami."

Devo sorridere. Sono sollevata; pensavo avesse una delle sue solite scenate di gelosia e invece è arrabbiato con sé stesso perché non ha mantenuto la promessa fatta a me.

"Aiden. Non devi scusarti. Se avessi potuto gli avrei dato io un pugno", sbotto. Lo raggiungo per abbracciarlo.

Alza lo sguardo per ridere. "Sarebbe stato bello da vedere."

"Non è mai troppo tardi."

"No. Suppongo di no." Prende un altro tiro, ma si stanca subito, così la spegne contro il ferro della mia finestra. Non mi arrabbio però. Butta il mozzicone nel pacchetto e se lo infila in tasca.

"Dovresti procurarti un posaceneri per quello", lo rimprovero, puntando la cenere sulla finestra.

Lui fa una smorfia indecisa. "Vuoi che mi porti un posaceneri in camera tua?"

"No, ma così se fumi almeno non spegni la sigaretta contro la mia finestra, che dici?"

"Ma io non fumo, Ju. Solo qualche volta", manifesta sicuro. È come se non lo volesse ammettere. Decido però di non aggiungere nulla al riguardo.

Restiamo un minimo in silenzio, ma poi entra sospirando in bagno. Lo seguo per prendere lo spazzolino in mano. È ancora cupo, ma non ne capisco il motivo.

"Tutto bene?", gli chiedo.

Alza lo sguardo allarmato. "Sì, perché?"

Vedo che mente. Mi appoggio al lavandino per guardarlo comprensiva, ma lo mette chiaramente a disagio. Essere vulnerabile. "Aiden. Ti prego, parlami..."

"Ma non c'è niente davvero di cui parlare. Stavo solo pensando..."

"A cosa?" Spero di non irritarlo ancora di più.

Lui sospira, ma non sembra arrabbiato. Si ferma per pensare. "Stavo solo pensando a mia madre... mio padre... il mio passato, ecco. Lo faccio al quanto spesso ultimamente."

"Ah. E dici che possa essere una cosa buona?", gli domando interessata. Non riesco a leggere dalla sua espressione cosa ne pensa.

Distoglie lo sguardo per portarsi lo spazzolino tra i denti. Fa spallucce in riposta. "Suppongo di sì. Non ci ho mai davvero pensato. Ho sempre cercato di evitarlo, penso."

"Pensi?" A volte è davvero complicato capirlo.

Ormai si sta lavando i denti, così non può rispondere. Ma forse non gli dispiace molto e non posso biasimarlo. Ci sciacquiamo per cambiarci e sdraiarci sotto le coperte. È stata una giornata al quanto movimentata e domani abbiamo entrambi lezione, così dovremmo andare a dormire adesso.

Aiden dà una botta sul cuscino per gonfiarlo. Mi metto a sedere per guardarlo perplessa.

"Cosa?", domanda confuso. Sospiro per ripoggiarmi con la testa al cuscino.

Armeggio con la mia maglietta mentre Aiden resta a scrutarmi. So che mi sto torturando la stoffa della maglietta per via del suo comportamento.

"Ma che fai?", ridacchia lui, guardando le mie mani attorcigliate. Mi sdraio di schiena per sospirare e lascio le mani riposare sul mio ventre.

"Sono solo un po' stressata", mi giustifico.

"Perché?"

"Perché... non voglio vederti tormentato, Aiden."

"Tormentato?" Mi posa una mano sulle mie per guardarmi dispiaciuto. "Non devi pensare che io lo sia."

Voltò il capo per poterlo guardare e noto che è più vicino di quanto pensassi.

"Non vorrei pensarlo, ma a volte vorrei cancellare quello che ti è successo."

Abbozza un sorriso ma poi torna serio. Accarezza con un pollice il palmo della mia mano. Scala di poco per avvicinarsi a me.

"Ju, grazie a te io sto meglio. Davvero. Quindi ti prego, non ti tormentare tu..."

"Non mi tormento", controbatto offesa. In realtà devo ammettere invece che lo faccio, ma pensando alle sue parole forse dovrei smettere.

Alza un sopracciglio e mi posa un dito sulla fronte. "E allora queste rughe a cosa le devo-" Gli do un pugno sul fianco.

Mi volto su un fianco per darmi le spalle offesa, ma resta con la mano sul mio ventre. "Sei uno stronzo, Aiden", sbotto.

Lo sento sospirare, mentre mi avvicina con la mano al suo corpo. "E tu sei troppo permalosa. Mi conosci, amore. Sai che scherzavo."

Vorrei rispondere di "sì", ma deduco che restando in silenzio lo irriterò ancora di più. Come previsto sbuffa divertito: "Ju?"

Non rispondo e per questo decide di provocarmi, quando alza la mia maglietta abbastanza per posare le sue dita fredde vicino all'elastico delle mie mutandine.

Si avvicina al mio orecchio e io devo chiudere gli occhi per ansimare: "Non vuoi ancora parlarmi?"

Scuoto il capo, in attesa di vedere la sua prossima mossa, e la sua mano scivola sotto le mie mutandine per accarezzarmi con sicurezza.

Stringo i pugni e il viso contro il cuscino, mentre Aiden mi guarda compiaciuto dalla mia reazione. Sa che non oserei mai interromperlo.

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