La mattina dopo vengo svegliata da quello che sembra un sussurro. Continuo a tenere gli occhi chiusi e mi giro sul materasso, ignorando il suono. Quando lo risento però devo aprire gli occhi per riconoscere la madre di Kyle chinata verso di me con un'espressione impaurita.
Per poco non mi lascio scappare un urlo per lo spavento e salto a sedermi.
«Scusi, signora Anderson», mi scuso subito dopo per stropicciarmi gli occhi. Noto che la mia schiena è sudata, ma non ricordo di aver fatto un brutto sogno.
«Non ti devi scusare, cara. Volevo svegliarti perché c'è un ragazzo alla porta che dice di doverti parlare», dice la donna e la guardo perplessa.
Il peso nel petto si fa nuovamente sentire. Può davvero trattarsi di Aiden? E cosa gli dico se è lui?
«Che ragazzo?», le domando e lei si mette diritta. È chiaro che è impaurita e questo deve già significare che si tratta di Aiden.
«Un ragazzo alto... magro. Molti tatuaggi», risponde piano la donna e io mi metto in piedi a mia volta.
Capisco subito di chi si tratta. È venuto fino a casa di Kyle per cosa? Si aspetta che lo possa perdonare da un giorno all'altro? E poi come ha fatto a trovarmi?
Vorrei solo evitare di parlargli ma so che non se ne andrà fino a che non otterrà ciò che vuole, così dicono alla signora Anderson che la raggiungo tra pochi istanti. Lei esce e io inizio subito a vestirmi impacciata. Le mani mi stanno tremando, ma non riesco a calmarmi.
«Che succede?», domanda assonnato Kyle. Finisco di chiudermi i bottoni dei pantaloni e gli faccio cenno di tornare a dormire.
«È Aiden. È venuto qui. Tranquillo, gli parlerò e poi se ne andrà.»
È l'ultima cosa che voglio, vivere senza Aiden, ma ho bisogno di tempo per capire come e se poterlo perdonare.
Scendo le scale mentre mi lego i capelli in una coda. Dal mio comportamento sembra che sto per fare a botte... La signora Anderson sta sulla soglia della porta e mi guarda con gli occhi spalancati.
Quando la raggiungo punta col dito verso la macchina parcheggiata nel viale e subito riconosco Aiden che cammina avanti e indietro davanti a essa.
Prendo un profondo respiro per andargli incontro, lui alza lo sguardo per riconoscermi e si avvia nella mia direzione a sua volta. Sono determinata a tenergli testa per questa volta. Vedo dalle occhiaie sotto ai suoi occhi, segno che non ha dormito.
«Juliet. Stai bene?», mi chiede preoccupato.
Mi fermo a un metro da lui per guardarlo fredda.
«No, Aiden. Non sto bene. Perché sei qui?», gli chiedo il più secca possibile.
Prova a prendermi la mano, ma io indietreggio. «Non mi hai risposto a tutte le chiamate.»
«Quello perché c'è un preciso motivo Aiden!», lo rimprovero adesso arrabbiata. Non può ignorare quello che è successo, quello che ha fatto. Lui abbassa lo sguardo sconfitto per prendere un profondo respiro.
«Juliet, non sai quanto mi dispiace. Davvero, non vorrei per nulla al mondo che tu stia male», mi supplica ma non voglio ascoltare le sue parole. Devo distogliere lo sguardo dal suo per mantenere il controllo.
«Ma invece mi hai fatto male, Aiden. Malissimo...»
Aiden si passa con ansia le mani tra i capelli ma non mi decido a rivolgergli il mio sguardo.
«Lo so, Ju. Ti giuro che mi dispiace... dimmi cosa posso fare per farti stare meglio-»
«Niente, Aiden. Sei tu ad avermi ridotta in questo modo e di certo non sarai te a farmi stare meglio! È il mio compleanno e guarda come mi hai ridotta!», sbraito furiosa.
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Anarchia 2
Fanfiction{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.