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Il tragitto per arrivare al dormitorio è cortissimo. So che può sembrare deprimente, dormire in una stanza vuota, ma averne una tutta per me è come un sogno che si avvera.

«Wow. Non pensavo di rivederlo», ammette Kyle, spezzando il silenzio tra noi.

So che si sta riferendo ad Aiden. Si ferma davanti all'entrata dell'edificio e io mi lascio scappare un sospiro.

«Neanche io», confesso a mezza voce. Lui si voltò per guardarmi.

«Pensi di perdonarlo?»

«Non lo so, Kyle. Sai che non posso più fidarmi di lui.»

«Lo so.» Annuisce comprensivo. «Ma ti ama. A modo suo... il che è un modo un po' contorto.» Sono d'accordo.

«Molto contorto», aggiungo.

«Già...», sospira.

Mi viene da piangere. «Lo pensi davvero? Che lui mi ami?»

Kyle mi guarda perplesso. «Bè, Juliet. Se non sbaglio ti ha chiamata per tutti questi mesi in speranza che lo perdonassi. E ancora adesso ti vuole.»

È chiaro che mi vuole: sono stata l'unica cosa che è uscita fuori dal suo controllo. Immagino si tratti di un suo complesso da narcisista, più che di amore.

«Mi vuole perché non può sopportare l'idea di aver perso il controllo», borbotto. Lo sguardo di Kyle mostra diffidenza. Non è d'accordo?

«Non vorrei dire che non sono d'accordo con te, Ju, ma conosco Aiden da anni e posso dire al quanto certamente che se ti cerca ancora è perché ha bisogno di te. Non perché ha qualche complesso.»

Non mi piace sentirmi dire che mi sbaglio, ma le parole di Kyle mi fanno riflettere. Forse ha ragione.

Aiden ha una percezione strana dell'amore, ma è pure sempre amore quello che prova per me. Ignoro la mia coscienza che mi ripete che si tratta di amore tossico. Dipendenza l'uno dell'altra.

«Forse hai ragione. Ci penserò. Grazie per il passaggio, Kyle», lo ringrazio con un sorriso. Gli do un bacio sulla guancia per scendere.

«Le coperte!», mi ricorda.

«Ah, giusto!», esclamò sbadata.

Siamo andati a prendere delle coperte dalla reception in modo che io non debba dormire col gelo. Mi passa la coperta dal sedile posteriore e io lo ringrazio.

«Buonanotte, Ju!», mi saluta per partire.

Aspetto che la macchina scompaia dietro l'angolo per entrare del dormitorio. Ci sono alcuni ragazzi nei corridoi e da una stanza proviene della musica.

Non sono contenta che i dormitori sono misti, ma immagino che dovrò abituarmi. Chissà dove dormirà Aiden. L'idea che possa dormire tra tante ragazze universitarie mi fa ribollire dalla gelosia, anche se non ne ho diritto dopo quello che ho detto poco fa.

Mi chiudo la porta alle spalle non appena entro in camera e distendo la coperta sul letto. Tiro il computer dalla mia valigia per cercare un film su Netflix abbastanza interessanti per farmi dimenticare di quello accaduto poco fa.

Mi decido per "the breakfast club", stranamente non l'ho mai visto, nonostante si tratti di un classico.

Mi sbrigo a cambiarmi e indossare il mio pigiama a cuoricini rossi, per poi iniziare il film. Se qualcuno dovesse vedermi in questo indumento mi dovrei sotterrare.

Cerco di seguire la trama del film, ma i miei pensieri tornano alla conversazione che ho avuto con Kyle.

So che in parte ha ragione, so che Aiden mi ha cercato per tre lunghissimi mesi e pare non si sia ancora arreso, ma resta il fatto che probabilmente le sue insinuazioni di essere pentito potrebbero essere benissimo delle bugie. È talmente bravo a mentire...

A metà film mi sento addormentare, così chiudo il compiute per dormire.


Il giorno seguente mi incontro come pianificato con Kyle per andare a visitare il British Museum.

È bello aver trovato qualcuno con i miei stessi interessi. Tra tre giorni inizierò le lezioni e lui dovrà andare ad Oxford, così ci mettiamo d'accordo che prossimo venerdì lo andrò a prendere alla stazione.

Quando andiamo a pranzo nelle vicinanze del London Eye mi suggerisce di prendermi una macchina, adesso che non sono più sotto le grinfie dei miei genitori.

So che con le giuste motivazioni mi presteranno i soldi per comprarmene una. Per le cinque siamo distrutti così decidiamo di andare a riposarci nella mia stanza.

«Com'è il tuo letto?», mi domanda Kyle non appena entriamo nell'edificio. C'è già più gente di ieri nei corridoi, colmi gli studenti che si trasferiscono.

«È comodo. Perché questa domanda?», rido.

«Perché ho intenzione di fare una lunghissima dormita.»

«Siamo in due allora.»

Ci buttiamo entrambi sul mio letto. Kyle si addormenta immediatamente, ma io non riesco a farlo. Non sono mai riuscita a dormire il pomeriggio. Decido di riprendere il film di ieri sera quando sento bussare alla porta.

«Avanti.»

La porta viene spalancata da una ragazza bionda. Quest'ultima mi sorride con tutta la sua bellezza. «Ei. Piacere, Katie.»

«Juliet», mi presento e le stringo la mano. Guarda confusa Kyle accanto a me e scoppio a ridere.

«Ha bevuto troppo?»

«No, no. Abbiamo solo camminato molto oggi», le spiego e lei annuisce. Non ho idea di cosa ci faccia in camera mia.

Si riscuote dopo essere rimasta in silenzio qualche istante. «Non voglio rubarti troppo tempo. Dopodomani sera dei miei amici hanno organizzato una festa per inaugurare l'anno e mi hanno chiesto di parlarne in giro. Sei del secondo anno?»

«Primo.»

«Ah. Non importa, andrà bene lo stesso», mormora. C'è qualcosa di male nell'essere del primo anno?

Nota il modo in cui guardo il cuscino con nostalgia.

«Bene. Io sto nella stanza accanto se hai bisogno di altre informazioni», mi informa e punta alla sua sinistra.

Annuisco. Non ho alcuna voglia di festeggiare, ma poi mi ricordo dei miei "buoni propositi" per l'università.

«Perfetto», ribadisco. «Grazie per l'invito.»

«Buona dormita», scherza Katie prima di chiudersi la porta alle spalle. Sbuffo per rimettermi sdraiata sul letto.

La prima festa universitaria. Chissà se sarà diversa da quelle liceali. Spero soltanto che le persone siano più mature. Non voglio più avere che fare con persone come Casy o Scott.

Decido di non vedere più il film e così inizio a leggere il Grande Gatsby che ho ricevuto per il mio compleanno.

Per le otto Kyle si sveglia per chiedermi se ho fame. Io rispondo di sì, così decidiamo di mangiare nelle vicinanze.

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