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Il film finisce per le undici. Emma si è addormentata a metà, quindi la faccio sdraiare sulle lenzuola non appena mi alzo dal letto. Ha quasi l'aria innocente quando dorme.

Si è sempre addormentata durante i film, che fosse di mattina o di sera. Appoggio il computer sulla scrivania e prendo il mio telefono in mano, per controllare che mia madre non mi abbia scritto nulla.

Resto sorpresa quando trovo tre chiamate perse da parte di Aiden nell'ultima ora. Realizzo che forse avrei dovuto dirgli, anche tramite un corto messaggio, che non sarei andata stasera, nonostante non se lo meriti.

Faccio per pigiare sullo schermo che bussano alla porta. Lancio uno sguardo su Emma per accertarmi che non si sia svegliata e mi avvio verso la porta. Parte di me spera si tratta di Aiden, ma allo stesso tempo non posso lasciare che mia sorella lo veda.

Come non detto quando apro la porta lo trovo appostato, con le braccia stese lago i fianchi, a guardarmi con un ché di preoccupato. «Ju.»

«Che ci fai qui?», gli domando allarmata. Mi volto per guardare mia sorella, ma ha ancora gli occhi chiusi.

Aiden abbassa lo sguardo. «Katie ha detto che stavi male. Cos'hai?»

"Non ho niente. Era una scusa, perché ci sono mia madre e mia sorella», rispondo a mezza voce.

Lui spalanca gli occhi non appena realizza e fa una smorfia. Punta un dito contro la porta. "Stanno dentro?»

«Solo mia sorella, ma sta dormendo.» Perché mi sto spiegando? Mi piace però il fatto che si sia preoccupato per me.

Aiden annuisce per portare le sue iridi verdi su di me. Ha la fronte sudata e il fiato corto, probabilmente ha corso.

«Quindi stai bene?», si accerta un'ultima volta e io sorrido.

Incrocio le braccia e annuisco. «Sì, sto bene. Non dovresti stare alla festa?»

«Sì. Ma mi stavo annoiando.»

«Ah.» Leggo sul suo volto che è vero, guarda sempre dritto negli occhi quando è sincero.

Mi fa uno strano effetto sapere che ha preferito venire da me che restare alla festa colma di ragazze. Forse è questo il segnale che aspettavo, non lo so. Sbadiglio e lui rilassa i lineamenti del viso.

"Bè. Allora- allora io vado», balbetta piano, si passa una mano dietro alla nuca.

Annuisco, non sapendo cos'altro fare. Sono sollevata che ci sia mia sorella in stanza, perché so per certo che se non ci fosse proporrei a Aiden di dormire come ieri notte. Mi spaventa il fatto che ogni giorno mi sento cedere sempre di più.

Restiamo a disagio a guardarci, non sapendo bene come salutarci, ma finalmente accenna un sorriso e si volta. «Buonanotte, Ju», mormora, socchiude le labbra.

«Buonanotte, Aiden.» Sorrido debolmente e lui si fa strada per il corridoio. Nonostante non dovrei resto a guardarlo allontanarsi, i suoi tatuaggi si intravedono sotto la maglietta bianca.

Si gira un'ultima volta e sono costretta a distogliere allarmata lo sguardo per poi entrare in stanza. Chiudo la porta e mi guardo confusa per la stanza. Non posso credere che incontrare lo sguardo con Aiden mi faccia ancora sentire una scossa.

Mi sdraio sul letto accanto a Emma e tento di addormentarmi, ma il caos nel mio stomaco non cessa. Mi organizzo nella testa l'ultima giornata di vacanza: domani mia madre e mia sorella partiranno per le quattro del pomeriggio, quindi avrò abbastanza tempo per disfare le borse e arredare la mia stanza come piace a me.

Quando i miei pensieri finiscono a mio padre decido di forzarmi a dormire, prendo il cuscino tra le mani e stringo gli occhi.


Il girono seguente Emma ed io ci svegliamo per le otto e iniziamo a prepararci, perché nostra madre ci ha scritto che passerà per le nove. Esattamente per quell'ora ci scrive che è davanti all'entrata dei dormitori e quando scendiamo la troviamo, sempre vestita in modo impeccabile, ad aspettarci a braccia conserte.

Decidiamo di passare il resto della giornata al Regent's Park, nonostante Emma obbietta all'inizio. Il parco non è affollato, così ci mettiamo a sedere sul prato, nell'ombra di un albero. C'è un'atmosfera piacevole, mentre scrutiamo in silenzio il verde.

«Stasera disfi le tue valigie, tesoro?», mi domanda mia madre.

Annuisco e lei sospira. «Come è andata ieri sera?», continua.

"Bene. Abbiamo iniziato a vedere un film, ma Emma si è addormentata.» Ridacchiamo e Emma ci fulmina con lo sguardo.

«Non ci posso fare niente», borbotta.

Le do una spallata leggera. «Lo so. Stavo scherzando.»

«C'erano molte persone nei corridoi?», domanda mia madre.

Emma scuote il capo. «Stavano tutti a una certa festa.»

«Una festa?»

«Sì», rispondo. L'espressione irritata di mia madre non mi piace.

Si rivolge a me: «Tu sei stata invitata?»

«Sì, ma non ci sono voluta andare.»

"L'ha organizzata qualcuno che conosci questa festa?» Sembra un interrogatorio, infatti mia madre si è fatta più seria.

«No-»

«Juliet. Non si va alle feste degli sconosciuti», mi rimprovera ma io distolgo lo sguardo. Non mi piace che continua a trattarmi come una ragazzina, ma pur sempre non mi conviene risponde male.

Accenno un sorriso forzato. «Lo so, mamma. Infatti non ci sono andata.»

«Ricordati di non prendere alcol e droghe, tesoro», aggiunge infine, giusto per essere sicura. Nonostante mi dia fastidio il suo comportamento la do ragione e cambio argomento.

Per le tre, arrivate al mio dormitorio, ci salutiamo un'ultima volta, abbracciandoci forte, e poi entrano in un taxi per farsi portare all'hotel e prendere le valigie. Non so quando sarà la prossima volta che le vedrò, ma se ogni volta che lo farò mia madre vorrà ripetermi le stesse cose, allora sperò il più tardi possibile.

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