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Aiden non dice nulla prima di voltarsi e uscire. Faccio lo stesso a capo basso. Si volta una volta per accertarsi che lo segua e, quando vede che lo sto facendo, prosegue. Restiamo in silenzio fino a quando non arriviamo alla sua auto e sferra un pugno contro il muro. "Figlio di puttana!"

"Aiden! Cosa stai facendo?", esclamo esterrefatta.

Gli prendo la mano ferita per scrutare le nocche sbucciate. Siamo tornati a questo. "Aiden. Perché l'hai fatto?"

"Come puoi chiedermi perché l'ho fatto?", mi domanda ferito. Non è più arrabbiato, ma triste, e questo placa la collera in me.

Mi guarda con gli occhi lucidi. "Se ha toccato Gabriel, ti giuro-"

"Non l'ha fatto, Aiden."

"Come fai a saperlo?"

Gli stringo delicatamente la mano ferita nella mia. Ormai l'ha aperta così spesso che si sta già cicatrizzando. "Lo so, perché Gabriel era confuso dal tuo comportamento. Sicuramente si è fatto quel livido in un altro modo."

Aiden esita per un attimo, ma poi sospira. "Sicura?"

"Si, Aiden. Molto."

"Lo spero. Scusa se mi sono fatto cacciare via. Puoi salire se vuoi."

Scuoto la testa e lui è sollevato e sorpreso dalla mia risposta. "Non c'è motivo per cui debba stare a quella cena senza di te. Però devi ammettere che non avresti dovuto reagire così."

"Lo so, Ju. Lo so, ma quando fa così mi fa perdere il controllo. Ti prego scusami", mi supplica posando la sua mano sulla mia. Alza il capo per respirare tra i denti.

L'ho già perdonato.

"Sei scusato." Lui sospira e io scruto il sangue che gli cola dalla mano. "Andiamo a casa a disinfettartela." 

"Ok. Guidi tu, va bene?", mi chiede, quando tira fuori le chiavi dalla tasca dei pantaloni. So che non riesce a guidare con la mano ferita, così annuisco e gli prendo le chiavi dalla mano.

È strano come mi sono già calmata. Mi fa male il cuore a quella vista di lui; so che dovrei ancora essere arrabbiata, perché dovrebbe smetterla di rispondere sempre con la forza, ma so che l'ha fatto per proteggere suo fratello. È un suo istinto.

Sulla strada verso il suo appartamento restiamo entrambi in silenzio, persi nei nostri pensieri. Non ho idea a cosa stia davvero pensando, ma dal modo in cui serra la mascella capisco che si tratta di suo padre.

Quando parcheggiamo davanti alla casa e scendiamo mi prende sotto braccio. Non me lo aspettavo dopo gli attimi in silenzio, ma mi stringe a sé come se avesse paura che gli possa scivolare di mano.

Purtroppo quando apriamo la porta d'ingresso noto che hanno organizzato una festa. Proprio come quella dell'ultima; in cui è andato tutto male.

"Andiamo in camera tua?", gli chiedo quando lo vedo guardarsi intorno serio.

Scuote il capo, mentre ci fa spazio tra i presenti. "Voglio prendermi da bere."

"Ah, ok." Cosa? Acqua o alcol?

Quando entriamo in cucina Aiden si allontana da me per prendere una bottiglia di vino dal banco. Si ferma a leggere la marca e io mi sento già più triste di prima. Non voglio che beva per soffocare la sua rabbia.

Katie mi interrompe la visuale su di lui quando mi abbraccia senza preavviso. "Ju! Ma cosa ci fai qui?"

"Ei! Son venuta con Aiden", le risponde e punto su di lui. Per mio sollievo ci viene incontro con la bottiglia in mano.

"Siete spariti entrambi dopo l'ultima festa. Pensavo aveste litigato", confessa Katie quando Aiden prende un sorso dalla bottiglia. "Posso un goccio?"

Vorrei non provarlo, ma mi da fastidio quando Aiden la lascia bere. Ha un'aria e un'espressione che non mi sta piacendo affatto.

Cerco di fermare la tristezza che si espande nel mio petto forzando un sorriso. "Ecco... siamo tornati insieme."

"Che bello!", esclama Katie abbracciandoci entrambi. "Dove siete stati, vestiti così eleganti?"

Aiden ed io incrociamo lo sguardo, vedo come cerca di non arrabbiarsi all'idea. "A una cena di famiglia", risponde piano.

"Famiglia? Pensavo odiassi gran parte della tua famiglia."

Aiden prende un sorso dalla bottiglia per alzare le sopracciglia in disappunto. "Lo pensavo anch'io, ma si vede che sono diventato un po' troppo clemente ultimamente."

Lo guardo male. Lo pensa davvero? Ignoro quello che ha appena detto e gli faccio cenno di andare in terrazza per parlare. Quando lo facciamo si siede con uno sbuffo sulla prima sedia che trova. Non faccio caso alle persone che ci guardano male.

Mi piego per essere all'altezza del suo viso, ma Aiden distoglie lo sguardo. Poso le mani sulle sue ginocchia per tenermi.

"Vuoi parlarne?", gli domando il più dolcemente possibile. Osservo come gratta la carta dalla bottiglia.

Fa spallucce, ma lo so che per lui è un sì. "Sai cos'è la cosa più patetica in questa storia? È che per un attimo mi ero davvero illuso che forse fosse tornato per chiedermi scusa. Sono un povero illuso", sbotta irritato. Scandisce le ultime parole con ribrezzo.

"Non sei patetico, Aiden."

"Come no..." Sta tremando con la gamba, evidentemente per controllarsi.

Gli prendo le mani e lui riporta le sue iridi verdi sulle mie. "Non sei tu patetico, ma lo è lui. Perché tu almeno cerchi di essere un buon fratello e un buon ragazzo- anzi lo sei-"

"Non lo sono."

Scuote la testa, ma lo contraddico sicura: "Invece sì. Perché ci ami con tutto te stesso e non molti lo sanno fare. Tuo padre non lo sa fare."

Spero che realizzi che le mie parole sono sincere; certo, Aiden può essere possessivo e iperprotettivo a volte, ma anche dolce e romantico. Glielo direi, ma so che impazzirebbe se gli dicessi che è dolce.

Aiden resta a guardarmi, ma poi mi prende il mento in una mano per baciarmi con bisogno. Rispondo subito al bacio, sentendo di non averne abbastanza. In quel bacio si racchiude la sia collera, la sua disperazione e il suo dolore.

Mi poggio con le mani alle sue cosce per sporgermi di più verso di lui. Aiden se ne frega dei presenti quando mi fa sedere a cavalcioni su di lui. Metto una mano sulla spalle e l'altra nei suoi capelli mossi, mentre mi stuzzica con la sua lingua.

Ha ancora il gusto di vino sulle sue labbra, ma mi piace. Si allontana dalle mie labbra per scrutarmi con un sorriso. "Quindi sono ufficialmente perdonato."

Alzo gli occhi al cielo per accarezzare la parte rasata dietro al suo collo. "Molto ufficialmente. Che ne dici di tornare a baciarmi?"

"Uhh, siamo nervosette stasera", canzona, ma io lo guardo con un sopracciglio alzato.

"Io sarei quella nervosa tra noi due?" È davvero incredibile, ma lo amo.

Mi accarezza le cosce nude per inumidirsi le labbra. "Non hai idea di quanto cazzo ti stia bene questo vestito."

Arrossisco di colpo e lui torna a guardarmi negli occhi. "L'ho indossato per te", confesso mentre gli accarezzo i ciuffi.

"Sei bellissima, amore", mormora prima di portarmi i capelli dietro l'orecchio e baciarmi con amore.

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