Arriviamo all'università in silenzio, ma non appena metto piede su uno scalino per salire sento il telefono squillare. Sussulto e in speranza che sia Aiden a chiamarmi lo prendo dalla tasca, ma leggo un numero sconosciuto.
Faccio cenno a Katie di fermarsi e rispondo. "Pronto?"
"Juliet? Sono Jane. La zia di Aiden." Parte di me si tranquillizza a quelle parole. Mi deve chiamare per dirmi di Aiden.
"Sì, ciao Jane. Aiden sta con te?", le domando veloce. Sono troppo disperata.
"Sì, sta a casa nostra. Puoi venire per favore?" Le sue parole mi fanno di nuovo innervosire.
Mi incammino immediatamente verso casa loro e Katie mi affianca senza fare domande. "Sì, arrivo. Aiden ha dormito da te?", le chiedo con un ché di sollevato.
Ho bisogno di parlare con lui, capire perché ha fatto quello che ha fatto. Non voglio arrabbiarmi troppo presto, quindi spero che abbia delle motivazioni.
"Non proprio", risponde Jane, "l'ho trovato dieci minuti fa addormentato davanti alla porta di casa. Non so cosa abbia fatto ieri sera, ma ha una brutta cera..."
"Oh dio..."
Mi sento morire.
"Ha dormito davanti alla porta di casa?"
"Pare di sì."
Mi addolora il fatto che deve aver bevuto per fare una cosa del genere... Non capisco perché Aiden abbia avuto quella reazione a un semplice messaggio da parte di Nate. So che è geloso, ma non pensavo sarebbe arrivato a questo punto.
Katie mi guarda interrogativa, ma le faccio cenno di seguirmi e basta. Jane si accerta un'ultima volta che stia effettivamente andando a casa loro, per poi attaccare. È preoccupata, lo capisco dalla sua voce, e so che spera che le possa dare una spiegazione. Ma non ce l'ho.
"Allora? Chi era?", mi domanda spazientita Katie, mentre svoltiamo l'angolo. Casa di Jane è a due minuti da qui.
"La zia di Aiden. Ha detto che l'ha appena trovato addormentato davanti alla sua porta-"
"Cosa?"
"Sì, lo so..", mormoro, non potendo nascondere la tristezza. Odio non capirlo, lui e le sue azioni imprevedibili.
Katie mi guarda sconvolta. "Non pensavo stesse così male. Ma non ti ha detto niente?"
"No. Niente. È al quanto imprevedibile quando si tratta di questa cose", ammetto. Mi fermo davanti al cancello giusto e suono al citofono al quale ha suonato l'ultima volta Aiden.
Noto solo adesso come mi sto torturando le dita per il nervosismo. Il cancello si apre e non aspetto tempo per entrare nel palazzo e salire le scale di fretta. Katie mi segue in silenzio.
Per mia fortuna quando arriviamo Aiden non è ancora davanti alla porta, ma quest'ultima è spalancata. Non appena scorgiamo sull'ultimo scalino Jane mi viene incontro con fare preoccupato.
"Grazie per essere venuta", mi saluta, prima di prendermi per mano e trascinarmi in casa. Vorrei dire che sarei voluta venire comunque, ma non mi lascia il tempo. "Aiden sta sul terrazzo a fumare. Ho provato a parlargli, ma non vuole farlo."
"Ci provo io", l'assicuro, nonostante non sia certa che ci riuscirò.
Non fuma da tempo, quindi deve esserci un motivo valido per cui lo sta facendo. Katie mi dice che mi aspetterà all'ingresso, così mi avvicino alla porta scorrevole che porta sul terrazzo.
Vedo subito Aiden poggiato con i gomiti alla ringhiera; sta tenendo una sigaretta in una mano, mentre tiene il capo chino. Noto subito la benda sulle sue nocche. Quando sente i miei passi alza lo sguardo e si incupisce immediatamente. Ha l'aria di... vergognarsi.
"Dovrei essere arrabbiata con te, Aiden", dico soltanto seria.
Aiden porta lo sguardo davanti a sé. "Lo so, Ju", è tutto ciò che dice. Tutto qui?
Mi avvicino alla ringhiera per affiancarlo. "È tutto quello che hai da dirmi? 'Lo so'? Perché invece non mi dici perché hai picchiato Nate-"
"Perché-" Si mette diritto per guardarmi negli occhi. I lineamenti del suo viso sono tesi e posso riconoscere la rabbia nelle sue iridi. "Perché doveva capire che deve starti alla larga."
"Starmi alla larga?" Noto solo adesso il suo zigomo violaceo. Mi distrugge vederlo così, ma soprattutto il suo modo freddo.
"Sì. Starti alla fottuta larga", mi risponde a denti stretti Aiden. Prende un tiro dalla sigaretta per calmarsi.
"Aiden, non puoi aggredire qualcuno solo perché ci ha provato con me."
"Non è per quello che l'ho fatto, Juliet", mormora irritato.
"E allora perché? Voglio che tu me le dica queste cose."
Fa per distogliere lo sguardo, ma glielo impedisco, prendendolo per il mento.
"L'ho picchiato perché è un fottuto stupratore che non può permettersi neanche a guardarti. Ti è chiaro adesso?", mi domanda con un ché di aggressivo.
Mi blocco a queste parole. Stupratore? Nel primo momento penso che se lo stia solo inventando per giustificarsi, ma resta serio.
Abbasso la mano dal suo viso, sconvolta. "Stupratore?"
"Sì. L'ho visto mentre cercava di abusare di ragazza ubriache quest'estate."
Non ci credo, per lo meno non voglio crederci. Il Nate Depp che conosco da quando avevo quattordici anni... Mi mordo il labbra con forza, mentre Aiden mi guarda bisognoso.
"Nate? Nate Depp? Sei sicuro?", mi accerto a mezza voce.
Lui annuisce sicuro e abbassa lo sguardo. "Non volevo dirtelo perché non volevo metterti a disagio, ma adesso si è avvicinato e..."
"Perché invece di spaccargli la faccia invece non me ne hai parlato, Aiden? Non si fa così..."
"Secondo te non lo so?"
"Evidentemente no, se l'hai fatto. Potevi parlarmi con sincerità e io gli sarei stata alla larga."
Sospira. "Sono un coglione, Ju. Sono un coglione", borbottai a denti stretti. Si riappoggia alla ringhiera e abbassa il capo come prima. Ha l'aria esausta, ma non voglio ancora arrendermi.
Incrocio le braccia per mantenere il controllo della conversazione. "Perché non sei tornato da me ieri allora? Perché non sei venuto a parlarmene?"
"Perché, Juliet. Ho bevuto e non capivo un cazzo", risponde freddo Aiden. Si rimette diritto e si strofina con la mano la mascella. Non mi convince. Ho la sensazione che ci sia qualcosa sotto, qualcosa che non potrei capire.
"Perché hai bevuto?", gli domando.
"Perché... perché ho realizzato che ho perso di nuovo il fottuto controllo, Ju!"
"E allora perché non sei venuto da me? Avrei potuto aiutarti!"
Prende un profondo respiro a denti stretti. "Non sono venuto da te perché mi vergognavo, cazzo. Mi vergogno ancora adesso di avere reagito senza autocontrollo, ok?", urla, tentando però di mantenere la voce bassa.
Capisco che gli dispiace davvero, ma sono ancora scossa. Da tutto. Sono successe talmente tante cose negli ultimi giorni. Restiamo a guardarci per un attimo, ma non lo distolgo, non riuscendolo più a reggere.
Sono troppo scossa per perdonarlo subito. Nonostante fosse ubriaco, ha di nuovo agito alle mie spalle. Aiden capisce e sospira per rivolgersi nuovamente alla ringhiera.

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Anarchia 2
Fanfiction{SEQUEL di Anarchia} Juliet pensava di conoscere Aiden. Corpo e anima. Eppure con un cuore spezzato deve realizzare che quello che pensava di sapere su di lui era solo la punta dell'iceberg.