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La mattina seguente mi sveglio al suono del canto degli uccelli. Sbatto per due volte le palpebre prima di rivolgermi alla finestra e notare che ha smesso di piovere. Stranamente mi ricordo tutto di ieri sera, anche se in modo superficiale.

Quando mi rivolgo a Aiden noto che abbiamo dormito specchiando le nostre posizioni a mezza luna. Solo adesso mi ricordo di aver parlato in quella posizione fino a quando non ci siamo addormentati di colpo.

Ha l'aria troppo serena perché lo possa svegliare, così mi alzo dal letto per indossare i vestiti che ho portato nello zaino.

È ancora mattina e so che Aiden dormirà ancora per qualche ora, quindi decido di farmi una passeggiata per il paesino e guardare se non c'è un posto carino in cui fare colazione insieme più tardi.

Gli do un bacio sulla tempia per poi uscire dalla stanza. Ogni volta che lo vedo mi convinco sempre di più di non poterlo lasciare. Ormai ha chiarito il suo passato e io sono stanza di questo nostro tira e molla.

Esco dall'albergo per trovarmi su una delle stradine ricoperte di sampietrini. Sono colpita a vedere che non sono l'unica persona ad essersi svegliata così presto; ci sono molte persone che si aggirano per le strade con un'aria serena. E di conseguenza così mi sento anch'io.

Inizio ad avventurarmi sulla strada alla mia sinistra, verso la piazza in cui c'è stata ieri la fiera. Vorrei Aiden fosse con me, ma se fosse venuto avrebbe dormito in piedi.

Non controllo l'ora per le prossime ore, ma sono certa di aver camminato per almeno due ore per il paesino. Mi sono fermata a parlare con una donna anziana, perché, avendo capito che sono una turista, ha voluto spiegarmi l'intera storia del loro paesino. E alla fine della lezione ho dovuto ammettere di essere colpita.

Mentre mi incammino verso il nostro alloggio continuo a ripetermi di dover racontare quello che mi ha raccontato la donna anziana.

Salgo le scale dell'albergo solo per trovarlo come l'avevo lasciato; sdraiato in boxer sul letto, un cuscino stretto tra le sue mani. È proprio piccolo.

Ormai è mezzogiorno passato, così decido di svegliarlo. Mi sdraio accanto a lui per accarezzargli le ciocche ricce.

"Aiden... Amore, svegliati."

Risponde con una smorfia. "No..."

"Invece sì. È tardi." Apre gli occhi per guardarsi confuso in giro.

Si sfrega il viso e si mette a sedere. "Che ore sono?"

"È tardi", ribadisco.

Faccio per dargli un bacio, ma mi blocca con sguardo allarmato.

"Fidati non vuoi farlo. Penso di dover vomitare", mi avvisa.

"Hai bevuto così tanto?"

"Se ho bevuto tanto?" Mi guarda sbalordito e indolenzito allo stesso tempo. "Penso di essere fatto al settanta percento di birra ormai, non di acqua."

Ridacchio, ma lui sta chiaramente male. "Ti senti molto male?"

"Non troppo. Ieri ci siamo divertiti eh?"

"Ti ricordi?"

"Certo." Indossa un ghigno. "Mi ricordo tutto. Più o meno."

Arrossisco visibilmente.

Mi guarda con attenzione. "Sei uscita?"

Mi alzo in piedi per annuire. "Ho fatto un giro del paesino. È molto carino, sai? Ho parlato con una donna del paese che mi ha raccontato tutta la storia della cittadina."

Anarchia 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora