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Aiden

«È vero che sei mia?», le chiedo speranzoso. Le accarezzo con il pollice la spalla nuda, mentre lei resta con il viso poggiato sul mio petto.

«Sì, che lo sono», risponde. Si poggia con il mento per sorridermi. Le sue lentiggini sono tutto ciò che vedo.

«Mi ami?», domando. La melodia di "Don't give up on me" risuona tenue in sottofondo.

Mi sfiora con le labbra appena sotto l'orecchio. «Sì, che ti amo. Tu mi ami?»

«Più di tutto, Ju.» Strofina il suo naso col mio per lasciarmi un casto bacio sulle labbra. «Morirei per te.»

Si allontana per sbadigliare e si riposa sul mio petto. «Ho tanto sonno», mormora.

«Mi dici un'ultima volta che mi ami?», la supplico, ma non risponde. «Ju?»

Le alzo il capo, ma continua a tenere gli occhi serrati. «Ju? Ju, svegliati!»

Mi sveglio sudando freddo. Resto a fissare il muro bianco davanti a me, come potesse rispondere di punto in bianco. L'ho sognata di nuovo.

«Porca puttana...» Affondo il viso tra le mani irritato. Voglio solo una fottuta notte per dormire, una. Capisco dal mio battito accelerato che non riuscirei ad addormentarmi di nuovo, neanche se mi ci forzassi.

Mi faccio cadere sul cuscino, mentre tengo lo sguardo fisso sul soffitto, in cerca conforto. Anche se è stato un sogno, sentire Juliet dirmi "ti amo" ha causato una pace in me che non sento da tempo.

Juliet. Prendo il telefono dal comodino e lo accendo, per cliccare su una delle poche foto che ho di lei. Ne ho solo tre; una al compleanno di mio padre con quel vestito che le stava una meraviglia, una di quando si è sdraiata in spiaggia e un'ultima, quella in cui l'ho baciata.

Mi soffermo sull'ultima e ingrandisco sul suo viso; è sfocato perché quando ho scattato la foto la mano mi stava tremando, ma posso riconoscere le sue labbra, le sue morbide e rosee labbra, piegate in un sorriso. Ha il sorriso più gentile al mondo.

Mi odio ogni secondo per averle levato quel sorriso dalle labbra, anche solo per un attimo. Io che volevo farla ridere e invece l'ho fatta piangere.

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