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Harry si trovava a Grimmauld Place, nel vecchio salotto dell'antica e nobile famiglia Black e, seduto sul consunto ma pregiato tappeto, ascoltava Sirius raccontargli con voce piena di nostalgia e malinconia tutte le avventure dei Malandrini. Remus Lupin si trovava lì con loro, seduto in una poltrona recentemente ripulita da una Molly che era letteralmente impazzita quando, entrata per la prima volta nel nuovo quartier generale dell'Ordine della Fenice, si era trovata davanti strati e strati di polvere a ricoprire tutto. L'uomo pareva assente mentre osservava il fuoco scoppiettare nel camino, ma si capiva che stava ascoltando, perso nel ricordo e con un'unica, solitara lacrima a solcargli la guancia. Era una sera di fine estate, a Harry era stato permesso di passare gli ultimi giorni con il padrino, ma il resto dell'Ordine si trovava nelle proprie abitazioni, così, ad occupare quella che per Sirius non era altro che una prigione, erano solo loro tre e, ovviamente, Kreacher.

Sirius aveva appena iniziato a raccontare del suo terribile sbaglio, ovvero di quando aveva messo in pericolo tutti raccontando a Piton il segreto di Remus e quasi causato la morte dei due e di James, che era intervenuto, il tutto per quello che al tempo aveva definito solo uno scherzo ed Harry, seduto ai suoi piedi, aveva ben notato la vergogna nei suoi occhi, nonostante egli tenesse la testa inclinata verso il basso, osservando di sottecchi il fidanzato. Quando però l'uomo giunse al momento in cui Piton superava il platano picchiatore, Remus non ce la fece più. Non voleva affatto far sentire in colpa Sirius e l'aveva realmente perdonato, ma rivivere di nuovo quella notte... Proprio non ce la fece e così, con la scusa di andare a prendere della cioccolata in cucina, uscì, senza notare l'ombra di delusione verso se stesso che passò negli occhi di Black.

Sirius, ovviamente, cercò di nascondere la sua tristezza per la reazione, ben giustificata, dell'altro Malandrino, ma aveva promesso ad Harry che gli avrebbe raccontato tutto, così continuò a parlare. Si ritrovò presto interrotto, però, da un grido proveniente dall'altra stanza. Subito scattò in piedi, seguito da Harry, temendo il peggio, ma non fece in tempo a muovere un passo che si ritrovò congelato sul posto. Vedendo il padrino fermo immobile iniziare a perdere colore in viso, Harry fece saettare lo sguardo verso la porta e subito si ritrovò a bocca aperta. Perché non era stato un incantesimo a ridurre in quello stato Sirius, bensì l'apparizione di quello che sembrava essere suo padre. Lo stesso uomo che se ne uscì con un allegro: "Menomale che quel giorno ci pensai io a salvare il culo al nostro lupacchiotto preferito e a quel Mocciosus!"

Dopo un primo momento di shock, Sirius riuscì a riprendersi abbastanza da sfoderare la bacchetta e puntarla alla gola di quello che aveva l'aspetto del suo migliore amico. "Chi sei? Come sei entrato?" "Ehi ehi ehi, calma! A cuccia!-l'altro alzò le mani in segno di resa-Non riconosci tuo fratello?". "Mio fratello è morto. 13 anni fa" affermò il Black. Ma non poté fare a meno di abbassare la bacchetta e la sua voce tremolava leggermente. Perché lui conosceva quella luce selvatica e innocua negli occhi nocciola che aveva davanti. E anche il sorriso malandrino. Così come tutti quei piccoli particolari che nessuna magia mai sarebbe riuscita a riprodurre. Non così bene. E lui, questi particolari, li avrebbe potuti riconoscere in un istante e senza esitazione.

Le spiegazioni arrivarono quando i tre vennero raggiunti da un Remus ancora molto pallido accompagnato da quella che aveva tutta l'aria di essere Lily Potter. La coppia raccontò ciò che avevano già detto a Silente, il quale si era premurato di far arrivare un patronus alla casa poco dopo l'apparizione dei genitori di Harry nel quale spiegava che era ok, erano veramente loro e aveva già svolto tutti i dovuti controlli. Aveva aggiunto anche che per quella sera sarebbero stati tranquilli, ma che era indetta una riunione per il pomeriggio seguente, subito dopo pranzo. A parlare fu Lily, seduta vicino al figlio e spesso interrotta da James che, attaccato al fratello ritrovato, si premurava di aggiungere tutti i particolari che la moglie tralasciava, ritenendoli futili e non rilevanti nella storia.

Remus, Sirius e Harry vennero dunque a sapere che, in quella fatidica notte di Halloween, la coppia aveva percepito qualcosa di strano nell'aria. All'arrivo di Voldemort, confermati i loro sospetti, avevano lanciato un potente incantesimo su cui stavano lavorando da quando avevano dovuto nascondersi. Esso era però ancora una specie di prototipo, per cui non riuscirono a farlo funzionare totalmente. Quello che morì ai piedi delle scale non era James, ma un'illusione. Così come la Lily al piano di sopra. Illusione che i due riuscirono a sostenere fino ai loro funerali. In quanto ad Harry, non ebbero il tempo. Riuscirono solamente a dargli il loro amore come protezione. Non sapevano nemmeno come avevano fatto. Infatti, nascosti sotto il mantello dell'invisibilità in un angolo della stanza, erano già pronti a vedere loro figlio morire davanti ai loro occhi. Erano già pronti a sentire il loro cuore spezzarsi.

Non avevano potuto dire questa cosa a nessuno e avevano vissuto per anni nascosti, ma ora non ce la facevano più. Ora che Sirius era uscito da Azkaban, ora che si era ritrovato con Remus, ora che tutto l'Ordine sapeva la verità, non potevano più nascondersi. Avevano vissuto tutti quegli anni sentendosi in colpa per la sorte capitata ai loro amici. Per Remus, che aveva perso i suoi amici, il suo amore e che aveva dovuto subire un sacco di trasformazioni da solo. Ma soprattutto, si erano sentiti in colpa per Sirius. Per la sua prigionia, per tutto ciò che aveva dovuto passare a causa di essa... James, in particolare era distrutto. Non faceva che scusarsi con il suo migliore amico. A un certo punto era pure scoppiato a piangere sulla sua spalla, mentre lo abbracciava. Sirius sapeva esattamente come si sentiva. E sapeva che nessuno poteva far nulla per far sparire quella sensazione. Era la stessa che provava lui dallo scherzo a Piton. La stessa che aveva provato quando aveva capito che aveva convinto i Potter a scegliere come loro custode segreto un assassino. Così si limitava ad abbracciare James senza dire nulla. Non era bravo con le parole.

Passarono tutta la notte a parlare e, quando si accorsero delle ore passate e che di lì a poco sarebbero arrivati tutti gli altri, decisero che era giunto il momento di separarsi, giusto il tempo di rendersi presentabili, ma non uscirono dalla stanza prima di essersi promessi che, ora che erano di nuovo riuniti, avrebbero sconfitto Voldemort tutti assieme e poi avrebbero recuperato tutti gli anni perduti.




Sapete che quando c'è un capitolo lungo significa che lo ha scritto Adina. Buona pasquetta (cioè giornata inutile) a tutti!

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