mare (216)

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Questa doveva essere la os di ieri, scritta dalla nostra Adina perché dovevo studiare, ma il mio corpo aveva bisogno di dormire e ha avuto la meglio



Remus all'apparenza era un normalissimo ragazzo che viveva sulla costa di un'isoletta, ma in realtà nascondeva un segreto: nelle magiche notti di luna piena, infatti, quando le streghe organizzano i loro raduni, i lupi mannari ululano alla luna e i vampiri si nascondo dai loro principali predatori, lui si trasformava in un tritone. Non gli era chiaro il perché. Nessuno glielo aveva mai spiegato. L'unica cosa che sapeva era che al tramonto doveva recarsi in acqua, spogliarsi dei suoi vestiti e passare la notte in mare.
Era quasi l'alba e Remus sapeva di dover tornare verso riva. Quella notte si era spinto più al largo di quanto facesse di solito, in quanto distratto dal gioco che aveva intrapreso con alcuni delfini. Nonostante fosse circondato da acqua, sapeva esattamente che direzione prendere, per qualche potere strano che gli veniva conferito durante la trasformazione, così iniziò a nuotare con calma, a pancia in su, guardando il cielo schiarirsi pian piano. Fu proprio a causa di questa distrazione che non si accorse della nave che stava passando, finché non le tirò una testata, risvegliandolo. Il ragazzo subito si girò allarmato, nonostante fosse conscio del fatto che era stata una botta troppo leggera perché qualcuno a bordo potesse essersene accorto. Stava per immergersi per tornare definitivamente a casa quando, buttando l'occhio sul ponte, si accorse della presenza di un altro ragazzo. Doveva avere all'incirca la sua età, ma già indossava le vesti da capitano. Alzando ancora un po' lo sguardo Remus si rese conto che quella non era una semplice nave, bensì una nave pirata. Un brivido gli percorse la schiena, ma non riuscì a staccare gli occhi dall'altro che, invece, stava guardando l'orizzonte. Era, come detto prima, molto giovane, aveva gli occhi grigi come la luce del mattino e i lunghi capelli neri legati in un codino. Al collo portava un ciondolo a forma impronta, nel quale era inciso il nome “Felpato”. Pareva totalmente immerso nei suoi pensieri e ciò permise a Remus di osservarlo a lungo senza essere scoperto. Non sapeva cosa lo attirasse in lui, oltre alla sua immane bellezza, ma qualsiasi cosa fosse, lo spinse ad avvicinarsi ancora di più quando, di colpo, un altro ragazzo dai capelli corvini sparati da tutte le parti, apparve dal nulla, buttando un braccio attorno alle spalle del capitano e facendolo sussultare. Anche Remus si spaventò e subito si rituffò in acqua, senza pensare a non farsi sentire. I due ragazzi in barca subito guardarono in acqua confusi, ma Remus, non si sa per quale grazie divina, era riuscito a immergersi abbastanza da non essere visto. Purtroppo però, non aveva fatto i conti col tempo che passava. Sì ritrovò così umano sotto troppi metri di acqua, ad annaspare in cerca di raggiungere la superficie. Preso dalla paura e dalla sorpresa, sprecò energie ed aria preziose e questa mossa sconsiderata lo portò allo svenimento.
Subito i suoi amici marini, che fortunatamente non si erano ancora allontanati, lo spinsero fino a far sbucare la sua testa fuori dall'acqua e iniziarono a portarlo verso riva. Non avevano pensato però alla nave.
I due giovani pirati alzarono lo sguardo al richiamo del loro compagno, un ragazzetto biondo che si trovava di vedetta e che ora stava indicando loro l'acqua. Una volta individuato il soggetto di tanta agitazione, subito Sirius, così si chiamava il capitano, si buttò in acqua, salvando il malcapitato.
Lo fecero curare dalla guaritrice della nave e poi, per sicurezza, lo rinchiusero nella stiva. Lì lo tennero per settimane. Ogni giorno il capitano andava a interrogarlo e ogni giorno Remus si rifiutava di spiegare cosa ci facesse in mezzo al mare. Era infatti fuori discussione un naufragio: non ce n'era la minima traccia e il tempo era stato sereno per mesi. Ogni volta che uno degli altri ragazzi, che aveva scoperto chiamarsi James e Peter, gli facevano visita per due chiacchiere o per portare del cibo, lui non chiedeva altro che essere ributtato in mare. Richiesta che diveniva via via più urgente man mano che passavano i giorni e la luna cambiava. Finché, una sera, disperato per via della luna piena imminente, Remus non si mise a cantare. Non un canto qualsiasi, sembrava più un richiamo. Nemmeno lui sapeva cosa stesse facendo, ma si limitò a seguire l'istinto. I minuti passavano e lui sentiva sempre più la pelle tirare, bisognosa di acqua, quando un forte tonfo riecheggiò nella nave. E un altro. E un altro ancora. Erano arrivati i rinforzi un'enorme squalo balena stava attaccando la nave, tentando di farla affondare. Inizialmente i pirati se la cavarono bene, ma era chiaro che non avevano possibilità. L'acqua iniziò a riempire la nave e Remus, finalmente libero, non perse tempo e subito nuotò lontano. Aveva ormai percorso molte miglia, quando si rese conto di una cosa: se la nave stava affondando, non c'era via d'uscita per il buffo Peter, che per giorni gli aveva portato le più squisite prelibatezze. Né per James, che aveva passato ore ad alleggerire la sua prigionia. Neppure la guaritrice, che l'aveva aiutato amorevolmente, non sarebbe riuscita a salvarsi. Ma soprattutto, due occhi grigi gli invasero la mente. Sirius. Quel ragazzo che da una parte gli incuteva timore, con il suo modo sicuro di fare, ma dall'altra lo attraeva. Remus nuotò il più veloce possibile, facendosi aiutare da tutti gli esseri che incrociava, ma quando raggiunse il luogo del disastro, era già troppo tardi. Della nave non c'era più traccia. Si immerse e cercò ovunque, disperatamente, finché non trovò la collana del capitano e, poco più in là, Sirius e James, che ancora si guardavano con un sorriso carico di amore fraterno. Era chiaro che non c'era più nulla da fare, ma Remus, preso dalla disperazione, tentò comunque di trascinarli in superficie. E probabilmente, testardo com'era, avrebbe rischiato la morte un'altra volta, se uno squalo non fosse passato di lì col suo cucciolo e non l'avesse persoy con fare materno, riportandolo verso casa. Remus tenne stretta a sé la collana del ragazzo per giorni e notti, vivendo il resto della sua vita con i sensi di colpa e gli incubi popolati da un giovane capitano dagli occhi grigi come le prime luci del mattino.

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