Capitolo 7

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Il retro di questa magione è ancora più grande della facciata principale

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Il retro di questa magione è ancora più grande della facciata principale.
Mi guardo intorno e scovo ruscelli, laghetti e piccoli boschi, che creano un'atmosfera decisamente romantica.
Continuo l'ispezione ed intravedo vialetti ordinatissimi, cespugli usati come decorazione e sentieri perfettamente simmetrici.

Da lontano noto un uomo a cavallo.
<< arriva il Marchese.>> specifica Amalia già pronta per l'inchino e mi viene da ridere. Tutto questo affanno per un uomo che possiede un titolo; quando secondo me sono più importanti i valori dell'anima come la gentilezza, la premura e l'umiltà ma non voglio dilungarmi oltre.

Lo vedo scendere con un balzo diretto.
Lascia l'animale allo stalliere, poi afferra un cappello a cilindro mettendoselo in testa. Con passo lento, ma deciso, si avvicina a noi mostrando un'eleganza innata, accentuata dal suo vestiario: un cappotto di lino a doppio petto, più corto rispetto al gilet sottostante e lunghe code sul retro; il collo alto della camicia è aderente sia sulla schiena che sul petto e non manca, ovviamente, il fazzoletto al collo stirato alla perfezione. Di sotto porta dei calzoni che slanciano le sue gambe. Per concludere, degli stivali neri di pelle.

Sento gli apprezzamenti di alcune ragazze che sono passate al viso.
A mio parere, però, cattura di più il portamento di un uomo, la sua sicurezza e padronanza.
Non nego certo che l'occhio abbia la sua parte.

I suoi capelli castani sono corti dietro e ammassati davanti: i riccioli sfiorano appena la sua fronte creando un effetto di staticità. La barba è curata. Il viso possente, la mandibola presenta delle scavature, per non parlare dello sguardo... verdognolo e seducente.

Tutti si inchinano.
io rimango a guardarlo... c'è qualcosa in lui che non permette distrazioni.
E sebbene il mio subconscio voglia la sua attenzione, la mia ragione non ne comprende il motivo.

Il suo sguardo si posa sull'unica ragazza rimasta impassibile alla sua autorità: cioè me. E nel mentre percorre silenziosamente il mio corpo, io mi sento colpire un braccio.
<< Inchinati.>> mi ricorda Veronica.
Muovo la testa, risvegliandomi dal mio stato di trance, e goffamente mi inchino... devo fare ancora un po' di pratica.

Nessun imprevisto lo vieta di andare avanti.
<< Ben arrivati.>>
<< Io sono il Marchese Ludovico Mattia Ercolani >> si presenta e ciò che mi cattura è la sua voce calda e graffiante, ma inspiegabilmente ammaliante.

<< Signorina? Si sente bene?>>

Sono incantata e pur volendo non riuscirei a capire data l'emozione.
<< Sì, si sta bene... è solo stanca a causa del viaggio.>> mi difende Veronica. Cosa? Stava parlando con me? Cerco di riassumere il giusto contegno, mentre lui scruta il resto del gruppo.
<< Bene, ora che vi ho conosciuto, ho alcune faccende da sbrigare.>>
<< Amalia a te l'incarico di assegnare le varie mansioni.>> esordisce prima di ricevere l'inchino. Ci supera poi con spavalderia rientrando nella tenuta.

<< Conosciuto?!>> esclamo.
<< Ci ha solo snobbato, che è diverso.>> sottolineo questo particolare ad alta voce, magari anche troppo alta... ma quelli come lui, mi fanno sconnettere il cervello dalla rabbia. I miei compagni posano gli occhi su di me, allarmati dalla mia affermazione.
Perché loro non lo pensano?
Cosa ho detto di così fuori luogo?
A me sembra la pura verità.
Noto però anche Veronica muovere i suoi occhi obliquamente, persuadendomi a cambiare idea... non ci penso neanche!
<< Solo a me ha dato l'impressione di essere un nobile con la puzza sotto il naso?>> espongo il mio punto di vista, motivando anche la mia uscita di poco fa. Magari non se ne sono accorti o forse hanno prestato la loro attenzione alla sua bellezza oppure a qualche altro motivo a me ignaro.
Ma anche dopo questa mia spiegazione, nessuno è intenzionato a darmi ragione.
<< Oh insomma! Qualcuno vuole parlare o no?>> perdo la pazienza, battendo le mani sulle gambe.

<< Parlo io.>>

Mi pietrifico fino alla punta dei piedi, non sento nemmeno più il cuore battere e credo che anche le mie vene
siano congelate. Il Marchese, come cercavano di suggerirmi i miei compagni, è dietro le mie spalle.
Faccio un passetto all'indietro sperando che basti per salvarmi da questa situazione imbarazzante, il respiro però muore nella mia gola quando capisco che non è così facile fuggire alla sua palpabile imponenza.
<< Qual è il vostro nome?>> sibila piccato tenendosi il cappotto con una mano. E pare voglia imporre la sua autorità su di me, come sinonimo di lezione a tutti gli altri dipendenti.
Mi mordo le labbra contrariata, poi rispondo.
<< Mi chiamo Gea.>>

Fa un passo in avanti con la sicurezza disarmante di un leone.
E scommetto che quello che mi dirà lo ricorderò per molto tempo avvenire.
<< Signorina Gea, impari a tenere a freno la lingua o sarò costretto a cacciarla... e non è nel mio stile.>> mi rimprovera con tono profondo e solenne. Il tipico tiranno che speravo non mi toccasse come padrone.
Pensa però di incutermi paura?
Crede di avere davanti la sua governante?
Sto per rispondergli per le rime, quando ricordo le parole dei principi, riguardo il dover vivere di elemosina e per questo, solo per questo, mi mordo la lingua.
<< Come desidera Marchese.>> mi inchino ma la fortuna non gira dalla mia parte, facendomi ridicolmente inciampare sui miei stessi piedi, come una bambina neonata che ha da poco imparato a mantenere l'equilibrio.
Cerco disperatamente di non farglielo notare muovendo il vestito, con addirittura un'immediata prontezza nell'agire. Ma ovviamente non è bastato a mascherarlo ai suoi occhi sicuri e superbi, che di fronte una fanciulla sgraziata e poco decorosa come me, non celano un'espressione di sdegno.

Che stinfio!
Sono qui da nemmeno un giorno, mi occorrerà del tempo per abituarmi o no?
Non faccio in tempo ad aprire bocca, però, che si è già incamminato verso la tenuta.

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