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Mi piace stare a contatto con gli animali

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Mi piace stare a contatto con gli animali... specialmente con i cavalli;
Non credo di averne, mai, cavalcato uno, ma non sarebbe una brutta esperienza.

Metto da magiare alle galline e poi ai maiali, nel frattempo Filippo, uno degli stallieri insieme a Matteo, mi si palesa davanti.
<< potresti prendere dell'acqua?>>

<< si certo, nessun problema.>> Dopo un sorriso di gratitudine, prendo un secchio avviandomi al ruscello qui vicino. Canticchio una canzone, ruotando su me stessa, mi piace essere sbarazzina, godermi la natura.

Scendo il leggero dislivello di terra, sollevando la gonna. Continuo a cantare e ballare, muovendo le braccia a ritmo.
Questa si che è pace!

Improvvisamente sento di essere diventata l'oggetto d'interesse di qualcuno. Mi volto mozzandomi il fiato... il Marchese è privo di camicia: i suoi addominali sono ben visibili e si possono contare senza problemi.
I pantaloni attillati mettono in risalto il punto "V" del basso addome.

Si rinfresca con l'acqua del ruscello, gettando quella in eccesso, non mi toglie gli occhi di dosso. Direi che si stia divertendo, nel vedermi in questo stato.

Seguo il movimento dei suoi muscoli.
È mascolino... la mia bocca è diventata secca, il respiro più intenso.
Mi volto per tornare indietro, prenderò l'acqua da un'altra parte. I miei piedi però non vogliono collaborare... sono piantati a terra, come le radici di un albero.

<< Qualcosa non va, signorina Gea?>> mi deride.
Non voglio passare per un'oca giuliva.
Scappo.
Un'inaspettata storta alla caviglia, mi fa perdere l'equilibrio, rotolo giù per la valle emettendo dei versi sgraziati.
Finisco dentro il ruscello.
Muovo le braccia, ma non riesco a risalire... è tutto un dejavù:

<< sbatti i piedi..>>
<< più forte!>>
Una signora di fianco a me mi incita a nuotare.
<< non ci riesco.>> piagnucolo incurvando il labbro inferiore.
Ho paura.. muovo tutto il
corpo, ma continuo ad andare sempre più affondo.
La signora mi tira su e la prima cosa che vedo è il suo enorme sorriso di conforto.
<< riproveremo un altro giorno.>> aggiunge.

Un braccio intorno alla mia vita, mi fa tornare a galla. Mi trovo davanti delle labbra rosee, carnose, e leggermente pendenti verso destra. Le sopracciglia, che di solito tiene aggrottate, sono morbide... mentre gli occhi verdognoli mi entrano nella membra... scavano così affondo, da afferrarmi il cuore.

Come può un semplice sguardo, essere tanto intenso? Da lasciare senza fiato.

Il naso si chiude sulla punta, aprendosi dolcemente ai lati.
I riccioli scendono bagnati sulla sua fronte, e mi ricordano le onde del mare.

Deglutisce, facendo innalzare il pomo d'Adamo.

È perfetto.
Dannatamente perfetto, per me.
<< Mi scusi...>> tossisco, abbassando la testa, non riesco a reggere il confronto. La sua mano è sospesa in aria, indecisa se sfiorare il mio viso oppure no. Gliela afferro dolcemente, e concludo il suo gesto.
La muovo sulla mia guancia, facendolo trasalire... si irrigidisce, prova a spostarla, ma io aumento la pressione sulla presa.

I suoi occhi sono macchiati di nero e soprattutto diversi, da quel bambino nella fotografia.
Sono aridi, rassegnati... come se avessero avuto a che fare con un diavolo.
Un diavolo, che continua a tormentarlo in ogni suo passo.
Il suo respiro irregolare, mostra come non riesca a lasciarsi andare. Nemmeno con un gesto semplice, quale accarezzare una guancia.

Si stacca da me.
<< Non fatelo più.>> ordina severo.
Esce dal ruscello, tirandosi su con la braccia. Poi si gira, allungando la mano, vuole aiutarmi a risalire.

Annuisco, e con una mossa rapida, finisco sul suo petto.
Si scosta di nuovo, come se non mi volesse avere vicino.
io al contrario, non sento l'aria nei polmoni.

Mi guarda in silenzio.
<< Il vostro vestito si è bagnato.>> mi informa toccandosi con le dita la cicatrice vicino al labbro.

<< Oh... non fa niente.>> rispondo, strizzando i miei capelli per distrarmi dalla situazione incresciosa.

Afferra la sua camicia da terra.
Si avvicina a me con estrema eleganza. Non capisco le sue intenzioni. Poi la fa ruotare intorno alle mie spalle, beandomi di un profumo paradisiaco.
<< Intendevo dire che ha assunto le vostre forme.>> conclude, salendo poi in sella al suo cavallo.

Mentre si allontana, guardo velocemente il mio vestito che è diventato semitrasparente... che imbarazzo! Le mie gote prendono fuoco... e credo che un altro bagno non basti a spegnerle.

*** PUNTO DI VISTA DEL MARCHESE ***

Boom, boom, boom...
Dei martellii prorompenti, infastidiscono la mia gabbia toracica. Ordino al mio cavallo di aumentare la velocità. Ho bisogno di distrarmi, di superare i battiti del mio cuore.
Non devo vivere. Non me lo merito...ma il contatto con la sua pelle, quel maledetto contatto, mi ha scombussolato. È ineccepibile... liscia e levigata da farmi quasi dubitare della sua natura umana.

Mentre i suoi occhi. Dannazione.
Sono anni che non provo emozioni, che vedo solo nero, e i suoi occhietti scuri, non possono avere un effetto così devastante per la mia anima.
Non possono e non voglio permetterlo!

Il Marchese di Corvalle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora