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Spingo con forza la terra dentro un vaso, mentre alcuni ciuffi mi scendono sul viso. Alzo lo sguardo verso l'alto per aggiustarli e intravedo il Marchese alla finestra della biblioteca. Mi fissa dispiaciuto.

Distolgo subito lo sguardo. Non può pensare che bastino delle scuse, per far tornare tutto come prima. Non posso continuare a vivere a seconda dei suoi stati d'animo. Ho cercato di andargli incontro, ma le cose si fanno in due.

Spingo forte la terra, come se volessi scaricare la rabbia all'interno.

<< Gea se continui così, rischierai di rompere il vaso.>> mi rimprovera Ernesto togliendomelo da sotto le mani. Sospiro dal nervoso. Ho bisogno di scaricare questo stress. Alzo di nuovo lo sguardo e lo vedo ancora lì, non si è mosso di un centimetro. Mi pulisco le mani sul grembiule e mi dirigo verso il lago. Almeno lì non potrà controllarmi. Mi appoggio con la schiena al tronco di un albero. Stringo la collana tra le mani e lentamente mi rilasso.

Dopo pochi minuti sento gli zoccoli di un cavallo, mi nascondo dietro l'albero così che non possa vedermi. Lo vedo dirigersi all'interno del boschetto mentre io torno al mio lavoro.

******

<< Non hai una bella cera.>> dice Giovanni guardandomi.
<< Non sono in vena delle tue battute.>> lo attacco, non ho proprio voglia di discutere con lui.
Alza le mani in segno di resa.
<< volevo provare ad essere gentile, ma se questo è il risultato...>> dice prima di andarsene.

<< Aspetta!>> lo richiamo e stranamente ritorna sui suoi passi.
<< Non ce l'ho con te... >>butto fuori mordendomi le labbra.

Si gratta la barba.
<< stai così per colpa di quel Marchesuccio?>> domanda con una nota di astio.
<< Non chiamarlo così.>>
<< comunque si, è per lui.>> sussurro abbassando l'annaffiatoio.

<< Ma ieri ti ho vista felice, cosa è successo?>> mi guarda attentamente negli occhi.
Alzo le spalle.
<< Niente... come al solito antepone l'amore per la sua ex.>> confesso, ho bisogno di sfogarmi con qualcuno, altrimenti rischio di scoppiare.

Corruga le sopracciglia.
<< Ex?>>
<< Dov'è adesso questa ex?>> si guarda intorno con ironia. Adoro il fatto che voglia farmi ridere e in parte ci sta riuscendo.
<< purtroppo è morta.>> lo informo.

<< c'è fammi capire... con davanti una ragazza come te, va a pensare alla Ex morta?>> è sbigottito, non riesce a capacitarsene.
Gli colpisco un braccio.
<< Non si parla così di una ragazza che non c'è più.>> lo rimprovero, anche se sta cercando di consolarmi.
Fa un po' di smorfiette.
<< non fare la perbenista della situazione.>> dice prendendomi l'annaffiatoio iniziando a bagnarmi.

<< Ridammelo.>> ordino cercando di prenderglielo dalle mani.
<< Non te lo restituisco finché non mi farai un sorriso>> mi minaccia e ci stiamo bagnando entrambi.
<< Ti ho detto di smetterla.>> lo dico meno convinta rispetto a prima.

<< Non ho sentito bene.>> continua a darmi noia. Ci attorcigliamo così tanto da cadere a terra. Ridiamo come matti, fino a che, una sagoma di cemento si impone davanti a noi. Ci giriamo entrambi e il Marchese ha le mani dietro la schiena.
Il suo sguardo è duro: non mi piace quando assume questa posizione da capo superiore.

Ci alziamo subito in piedi.
Mi aggiusto la gonna che si è un po' stropicciata, ed anche i capelli bagnati, che mi sono finiti sul viso.

<< In questa villa non si possono fare due risate?>> prende subito parola Giovanni, rimettendo l'annaffiatoio al suo posto.
Il Marchese arriccia il naso: odia questo suo atteggiamento da strafottente.
<< Non durante l'orario di lavoro.>> gli risponde rimettendolo al suo posto.

Sia io che Giovanni alziamo gli occhi al cielo.

<< Il prossimo che alzerà gli occhi, in mia presenza, avrà un provvedimento disciplinare!>> prorompe facendomi spaventare, gli è persino spuntata una vena sul collo.
<< Che paura...>> sussurra Giovanni, gli colpisco un braccio. Non conviene scherzare con il Marchese quando è in questo stato.

<< A Lavoro! Non voglio più ripetervelo.>> conclude allontanandosi.

<< Come fa a piacerti quel fantoccio senza sentimenti?>> mi sussurra Gio all'orecchio, rido.
Il Marchese si gira di scatto, mi tappo la bocca con le mani.
<< Posso sapere per cosa state ridendo?>> allarga le narici alzando la voce.
Apro la bocca per giustificarmi, ma vengo fermata.
<< Pulirai le stalle per una settimana.>>

Che cosa?
Per una semplice risata?!
Adesso sta davvero esagerando.
Sbuffo alzando gli occhi al cielo.
Cavolo!
Gli occhi!

<< Due settimane!>> non tarda a mancare l'ammonizione.

Giovanni si trattiene dal ridere.

<< come volete signore.>> rispondo con sarcasmo facendo l'inchino, non l'avrà vinta, non riuscirà a piegarmi alle sue regole. Mi guarda un'ultima volta, con sufficienza, poi rientra in casa.

<< Te la sei proprio cercata.>> mi dice Gio ridendo a crepapelle.

Gli colpisco un braccio.
<< ti ricordo che è colpa tua.>> lo ammonisco.

<< Mia? Che colpa ho io, se il tuo fidanzato non sa farsi una risata?>> chiede sbigottito.

Muovo la testa.
<< forza, torna da dove sei venuto.>> lo spingo dalla schiena prima di avere altri problemi.

Il Marchese di Corvalle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora