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Sto combattendo con Giovanni per scaricare la rabbia.

Non voglio più soffrire.
Se non prova i miei stessi sentimenti, che me lo venisse a dire, invece di illudermi.

E paradossalmente aveva ragione il Duca: dovevo stargli lontana, mi avrebbe solo distrutta.
Dovevo dargli retta, ma il mio essere testarda mi ha portato fino a qui e adesso non so come uscirne.

<< Gea basta! Fermati!>> ordina Gio, tenendomi dalle spalle.
Continuo a colpire l'aria.
Voglio scaricare tutta la rabbia, la delusione, i rimorsi che provo.

<< Ti farai male, smettila!>> mi blocca entrambe le braccia.

<< Lasciami!>> mi innervosisco.

<< Qualunque cosa ti stia passando per la testa, ci sono io qui.>> sussurra al mio orecchio destro e stranamente mi rilasso. Mi fermo, una lacrima solca il mio viso. Non ho più forze.
Giovanni mi volta, e mi abbraccia, mi stringe forte a sé, percepisco il suo calore sincero.
<< Ci sono io con te.>> mi rassicura, mentre io guardo il cielo.

Non rispondo, ma apprezzo il gesto.
E chi non conoscesse Gio, penserebbe che è uno sbruffone antipatico; ma come ogni persona va presa per il verso giusto, come sta facendo adesso lui con me.

<< Cosa ti ha fatto?>> domanda.

Mi mordo le labbra per non versare altre lacrime, non se le merita.
Mi stacco dall'abbraccio.
<< Continua ad illudermi, quando sa benissimo che Cecilia è insostituibile.>> esclamo tirando su con il naso.
Giovanni mi guarda in silenzio.
<< Cecilia è l'ex di cui mi parlavi?>> chiede conferma.

faccio si con la testa.

<< brutta situazione... >> si mette una mano tra i capelli.

<< Non sei d'aiuto.>> prorompo arrabbiata, lo so che non è il massimo della vita, ma mi sono innamorata, non possono farmene una colpa.

<< No scusa, hai ragione.>> aggiusta il tiro prendendomi poi per mano.
<< vieni con me.>> dice avvicinandomi al ruscello.

<< Non voglio fare il bagno.>> gli ricordo per la milionesima volta, sa che ho paura.

<< Non voglio farti nuotare.>>
<< adesso siediti.>>

Faccio come dice, guardandolo.
Afferra dei legnetti da terra e non capisco a cosa gli servano.
Si avvicina poi a me.
<< Quando sono triste, costruisco una piccola zattera...>> la realizza davanti ai miei occhi.
<< Dopodiché l'appoggio sull'acqua, e le chiedo di portare via tutti i miei pensieri negativi.>> spiega non tralasciando alcun dettaglio.
Non avevo mai sentito una cosa del genere. Si sta aprendo e so quanto sia difficile per lui.

<< adesso tocca a te.>> mi passa dei legnetti. Riproduco i suoi gesti fino ad appoggiare la zattera sul filo d'acqua.

Un mal di testa improvviso mi fa chiudere gli occhi:

Ho gli occhi pieni di lacrime, soffio sopra la ferita che mi sono procurata al ginocchio cadendo dall'altalena.
<< cos'hai tesoro?>> una voce rasserenante mi fa voltare.
<< Mamma mi fa male.>> dico tirando su con il naso.

<< Fammi vedere.>> dice controllando attentamente e i suoi capelli profumano di anice... mi tranquillizzano.

<< È abbastanza profonda, ma con una garza tornerà tutto come prima.>> va a prenderne una.
Appena ha finito, mi asciuga con il pollice una piccola lacrima, rimasta sulla guancia.

<< Vieni con me.>> pronuncia prendendomi per mano.
Mi porta davanti ad una pozzanghera: ha smesso di piovere poco fa.

Costruisce una piccola zattera con dei legnetti. Seguo attentamente le sue mani, con lo stupore di una bambina dipinto negli occhi.

<< Quando sei triste, costruiscine una e lasciala andare..>>
<< Porterà via la tua tristezza.>>

Le sorrido e faccio come dice, dopodiché l'abbraccio.

<< Mamma...>> boccheggio.

<< Gea? >> mi scuote da un braccio Gio.

Riapro gli occhi.
<< Si?>> bofonchio guardando la piccola zattera andarsene.

<< Ti senti meglio adesso?>> mi chiede e i suoi occhi sono teneri.

Sorrido, abbracciandolo.
<< Grazie.>>

Mi accarezza i capelli.
<< Forza andiamo, tra poco sarà buio.>> mi ricorda e insieme torniamo alla villa.

Il Marchese di Corvalle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora