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Il silenzio del mattino mi affascina.
Mi fa sentire in armonia con il mondo. Mi fa sperare tante cose.
Mi fa sentire libera da qualsiasi schema sociale. Ma soprattutto, mi fa sognare... so che si dovrebbe fare di notte, ma io preferisco farlo di mattina.

Mangio i biscotti appena sfornatati da Caterina, sono squisiti.
Non c'è niente da fare, nessuno potrà mai batterla, le sue mani sono d'oro.
<< Un giorno dovrai confessarmi il segreto della tua cucina.>> borbotto con la bocca ancora piena.

Caterina solleva le guance morbide, producendo un sorriso.
La sua dolcezza è infinita... è come una nonna per tutti noi.

<< Certo, ma tu prima dovrai dirmi il segreto del tuo giardinaggio.>>
<< Non ho mai visto la tenuta così ricca di fiori.>> si complimenta con me.

Le schiaccio l'occhiolino dal momento che ho ancora la bocca piena. Poi ingoio il boccone e le rispondo.
<< Sono felice che ti piacciano... me ne prendo assiduamente cura, come fossero miei figli.>>

Prende una teiera di tè e versa una tazza sia per me che per lei. Dopodiché si siede in una sedia accanto alla mia.
<< Quanto avrei voluto vederti in compagnia della signora di casa.>> ammette in un sospiro, come se fosse un desiderio irrealizzabile.

Aggrotto le sopracciglia per capire di chi stia parlando.

<< Mi riferisco alla mamma del Marchese.>> chiarisce ogni mio dubbio.
<< Ti avrebbe adorata... era un'amante dei fiori.>>

E ora che ricordo anche il Marchese, una volta, me lo aveva confessato.
<< Anche a me avrebbe fatto piacere conoscerla.>> ammetto sorseggiando il tè.

Un rumore di scarpe si diffonde per la stanza. Le cameriere si sono svegliate e raggiungono ognuna la loro postazione.
Anche Veronica si prepara legandosi il grembiule intorno alla vita.
<< La solita mattiniera.>> dice in riferimento a me. Ormai conosce ogni mia sfaccettatura, come io conosco ogni sua. Amiamo infatti passare il tempo a parlare sotto le coperte.
È il nostro momento di relax.

Le faccio un po' di solletico sul fianco, sapendo che lo soffre, poi esco dalla porta posteriore, incamminandomi verso i giardini.

Saluto Ernesto e prendo l'annaffiatoio, ma lui me lo prende frettolosamente dalle mani.
<< Che succede?>> domando non capendo il suo sguardo enigmatico.

<< Qualcuno ti aspetta nelle scuderie.>> rivela senza aggiungere altro.

<< Di chi parli?>> sono curiosa.

<< Se andrai, lo scoprirai.>>

Lo guardo piegando la testa confusa.
Non potrebbe dirmelo e basta?
Non faccio altre domande e mi avvio verso le scuderie.

Da fuori sento un cavallo nitrire.
Sento poi la voce del Marchese lamentarsi. Sta cercando di montare sopra il mio cavallo, ma quest'ultimo non ne vuole sapere.
Mi appoggio allo stipite della porta, cercando di trattenere le risate.
Continua a provare, ma con scarsi risultati. È girato di spalle e ancora non mi ha vista.

<< Dove siete Gea?>> sussurra piano, ma riesco lo stesso a sentirlo.

<< Sono qui.>> rispondo con un sorriso.

Si volta velocemente, cercando di assumere un'aria più autorevole.
<< Vi aspetto da un sacco di tempo.>>

Ignoro il suo rimprovero, avvicinandomi di qualche passo.
<< Mi dite cosa state cercando di fare con Eroe?>>

<< Volevo portarvi in un posto, ma a quanto pare questo cavallo è più testardo di voi.>> spiega cercando di tenerlo fermo dalle redini.

Scuoto la testa.
<< Punto primo si chiama Eroe, e punto secondo dove volete portami?>> chiedo accarezzando la mascella dell'animale, è visibilmente spaventato.
<< Shh buono... va tutto bene.>> dico dolcemente.

<< In un posto.>> risponde, avviandosi verso il suo cavallo.
<< Andremo con il mio.>> aggiunge salendo in groppa.

Continuo ad accarezzare Eroe e finalmente si rilassa. Poi con un balzo veloce gli monto sopra.

<< Come avete fatto?>> il Marchese è perplesso.

<< Con le buone maniere si ottiene tutto, ricordatevelo.>> rispondo galoppando fuori dalla stalla.

Il Marchese di Corvalle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora