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Galoppiamo con i nostri cavalli da circa dieci minuti.
Ho sciolto i capelli per non perdermi la sensazione piacevole e cullante del vento.

Il Marchese è affianco a me, e ci lanciamo degli sguardi sia teneri che di sfida, soprattutto quando arriviamo in una spiaggia, e parte una vera e propria gara.
Lo vedo sorridere mentre cerca di raggiungermi. Io, invece, abbasso la schiena aumentando la velocità.
È tutto magnifico... non so trasmettere a parole l'emozione che sento e che soprattutto stringe il mio cuore in un misto di amore, libertà, dolcezza, gioia, spensieratezza e chi più ne ha più ne metta.

Se mi chiedessero cosa sia la felicità per me, risponderei questo: divertirsi con il proprio partener, tornando per un attimo bambini.

Non so che infanzia io abbia avuto, ma spero di averne avuta una simile a questa.

Il Marchese mi sorpassa e con la testa mi indica di seguirlo.
Arriviamo così in una grotta. Non so come faccia, ma riesce sempre a stupirmi.
Scende da cavallo e poi si avvicina a me, aiutandomi. Prima di appoggiarmi a terra, però, mi fa volteggiare tra le sue braccia. Rido tenendomi stretta al suo collo, e di rimando sento anche la sua risata calda e avvolgente. È difficile vederlo ridere, ma quando lo fa, è musica per le mie orecchie. La musica più bella che possa esistere al mondo.

<< Dove mi avete portata?>> chiedo appena riprendo il controllo delle mie gambe.
Leghiamo gli animali a un albero, per poi avvinarci alla grotta.

Lo vedo irrigidirsi, anche se cerca di non darlo a vedere.
<< Questo posto è molto importante per me.>> soffia fuori con dolore, ma allo stesso tempo con nostalgia.

<< Cosa lo rende un posto così importante?>> chiedo con delicatezza, sapendo quanto sia difficile per lui aprirsi, ma soprattutto far entrare le persone nel suo cuore... nel suo passato. Un passato di cui ancora so poco, per non dire proprio niente.
È sempre stato bravo a nascondere le sue emozioni, a tenere tutto per sé.

<< Ci venivo con una persona a me molto cara.>> gli si incrina la voce, ma subito si schiarisce la gola sperando che io non l'abbia sentito. Ma per me è un suono stupendo, perché percepisco la sua fragilità. Tutti ce ne abbiamo una, ma in molti tendono a nasconderla, a mio parere sbagliando... perché non bisogna mai nascondersi, ma vivere tutte queste sensazioni, a volte disarmanti, ma vere.

D'improvviso mi acciglio pensando che forse, questa persona a lui cara, potrebbe essere Cecilia.
Davvero mi porterebbe in un posto che le ricorda lei?

Lui pare capire le mie insicurezze per questo intreccia la sua mano alla mia.
<< Non lo farei mai.>> aggiunge come se avesse letto i miei pensieri... purtroppo sono un libro aperto, e lui è un appassionato di libri.

Resta per un lasso di tempo in silenzio, poi decide di riprendere parola.
<< Ci venivo con mio fratello.>> stringe più forte la mia mano, come se avesse bisogno del mio sostegno per non cadere a terra dal dolore.

Fratello?
Non sapevo ne avesse uno... in casa non c'è nessuna foto e nemmeno ritratto. Non so come reagire, non perché sia una notizia brutta, ma perché non me lo aspettavo.

<< Questo era il suo posto preferito.>> aggiunge in un sussurro appena percettibile.
Soffro a vederlo in questo stato, ma resto comunque in silenzio.
È il suo momento, il momento per sfogarsi, per lasciare andare la sua compostezza, e voglio lasciarglielo.
Le lacrime rigano il suo volto, e credo sia la prima volta che lo vedo piangere da quando lo conosco.
E non so il perché, ma queste lacrime mi inducano a pensare che suo fratello non ci sia più, e che abbia molti rimorsi a riguardo.

<< Era il nostro posto segreto.>>
<< Il posto in cui... in cui potevamo essere>>
<< Chi volevamo essere, davvero.>> parla lentamente e a scatti, rivivendo quello che forse sia il dolore più grande della sua vita.

Gli lascio un bacetto sulla spalla per confortarlo, per fargli capire che io ci sono e che ci sarò sempre.

<< Fa così male Gea... che a volte mi manca il respiro.>> gli si incrina la voce, e con essa anche il mio cuore. Non sono abituata a vederlo così. Di solito i lineamenti del suo viso sono composti e rigidi; invece adesso sono dilaniati dal peso che porta sulla coscienza.

<< Era il mio fratellino.>>
<< Sangue del mio sangue.>>
<< Colui che mi teneva aggrappato alla vita, dopo anni di torture fisiche e psichiche.>>

Anni di torture fisiche e psichiche?
Di cosa sta parlando?
Cosa gli hanno fatto?
Il solo pensiero che qualcuno possa averlo sfiorato, mi manda fuori di testa.
Nessuno deve azzardarsi a toccarlo, non più, non adesso che ci sono io. Altrimenti se la vedrà con la parte peggiore di me... e non scherzo.

<< Hai presente il libro che mi rubasti al tuo arrivo in villa?>> mi guarda smarrito.
Annuisco lievemente, anche perché non riesco a parlare. Il suo dolore è il mio. Come se stessimo provando le stesse cose. Come se fossimo legati da qualcosa più grande di noi.

<< "Ad un piccolo uomo con il destino già segnato, ad un sorriso che svanisce negli anni, alla luce infantile che si trasforma in oscurità". >>

Sgrano gli occhi. Tutto diventa improvvisamente limpido. Quella fotografia... quella scritta sul retro... quel bambino in sella al cavallo... non era il Marchese, bensì suo fratello.

<< Si è suicidato.>> confessa, abbassando la testa sconfitto dallo strazio interiore.

Il mio cuore muore.
Sono sbigottita. Non può essere vero... non può aver sopportato sia l'omicidio di Cecilia, che il suicidio di suo fratello. È un macigno insopportabile, che non permetterebbe a nessuno di vivere. Nemmeno al guerriero col carattere più forte al mondo.
E ora capisco... capisco perché sia sempre così difficile farlo ricredere sulle cose, farlo tornare a camminare dove risplende il sole, o semplicemente farlo ridere di pancia. E quando prova a lasciarsi andare facendo una di queste cose, una parte di lui inevitabilmente cede.

Non resisto più e lo abbraccio.
Lo stringo forte al mio corpo, come se cercassi di alleviare il male subito. Come a volerlo dividere in due parti, rendendolo meno faticoso da sopportare.
Si abbandona a me, come un bambino ferito tra le braccia della madre.
E qualunque sia la causa di questo dolore io voglio esserne la cura.

Il Marchese di Corvalle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora