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È mattina e mi avvio in cucina a fare colazione: il mio stomaco brontola.
Mi aggiusto i capelli, mentre scendo le scale. Se fosse per me, li terrei sempre sciolti, cullati dal vento, ma il Marchese non me lo concederebbe.
<< Gea.>> a chiamarmi è proprio quest'ultimo
<< Parli del diavolo...>> sussurro.

<< Cosa avete detto?>>

<< Nulla.>>
<< Ditemi.>> cerco di chiudere il discorso. Non voglio rapporti con lui, mi sembra di essere stata chiara.

<< Vi aspetto tra cinque minuti in sala, farete colazione con me e gli altri.>> si riferisce alla principessa, Melory ed il Duca.
Perché mai dovrei farlo?
Prima non ero autorizzata.
Perché adesso si? Cosa è cambiato?
<< Non voglio.>> rispondo con la verità, preferisco mangiare in cucina con i miei amici.

Assottiglia gli occhi come se avesse sentito male, ma in realtà ha sentito benissimo.
<< Volete farmi arrabbiare di prima mattina? >> confessa stringendo una mano a pugno.

Resto ferma sul mio posto, guardandolo dritto negli occhi.
<< Tanto è l'unica cosa che sapete fare con me.>> pronuncio con calma.

Sospira.
<< Volete dirmi cosa vi ho fatto?>> si avvicina e mi costringo di non provare nulla, il mio corpo non è della stessa idea.

Rimango in silenzio, non voglio rispondere, non può pretendere di avere tutto quando lo desidera.
Sono una persona, non un burattino, deve metterselo in testa una volta per tutte.

Mi allontano, ma vengo fermata da un braccio.
<< Non toccatemi.>> mi divincolo.

<< Se è per l'altra sera, mi scuso. Ero ubriaco e...>> cerca di dire, ma lo interrompo alzando una mano. Non voglio ricordare. La cicatrice nel mio cuore è ancora aperta.
<< Andiamo in sala, ci stanno aspettando.>> lo accontento, altrimenti mi obbligherà a parlare e non ho voglia di sentire la solita filastrocca.

*****

Entriamo.
Sia Melory che la principessa mi guardano storcendo la bocca.
Vorrei farlo anche io, ma evito andandomi a sedere accanto al Marchese, che gentilmente mi apre la sedia.
<< Grazie.>> sussurro.

Mangiano e parlano per conto loro, io bevo solo una tazza di tè, guardando fuori dalla finestra.

<< Gea, non avete toccato cibo.>> mi fa notare il Marchese e più mi rivolge parola, più mi innervosisco.
È così bravo a giocare a fare il premuroso quando siamo in compagnia, ma non posso dire altrettanto quando siamo soli e mi spezza il cuore.
<< Sono a posto così.>> mormoro e in realtà sto morendo di fame, ma passerò dopo in cucina.

<< Come volete.>> risponde incerto, riprendendo a parlare con gli altri.

Continuo a non considerarli e loro fanno lo stesso con me, non capisco allora il senso di questo invito.

Il padrone nota il mio comportamento.
<< Se volete andare, siete libera di farlo.>> mi informa al mio orecchio, lasciandomi una scia di brividi sul collo.

Non me lo faccio ripetere due volte.
Mi alzo in piedi e saluto tutti.
Mi appresto ad uscire da questa sala, in cui non sono la benvenuta.

Il Marchese di Corvalle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora