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Non voglio più ballare!
Non fa per me.. ci ho provato e a parte essere caduta mille volte, ho fatto del male a Michele.

Troverò un'altra soluzione, ma non voglio più danzare.

Esco in giardino tenendomi su la gonna.
Prendo un vaso e mi metto a terra.
Annuso una rosa e mi rilasso..
La luce della sala da ballo è ancora accesa, sento Melory sbattere ripetutamente il bastone.

Perché sono così imbranata?
Persino un bambino riuscirebbe a portare a termine quel balletto.. sono cinque passi messi in croce.
Mi stendo guardando le stelle.
Stasera brillano più del solito..

<< che ci fai qui sola, soletta?>> Caterina si siede accanto a me.
Quando è arrivata?
<< contemplo la mia inettitudine>> sospiro alzando il busto.
Ride mettendo una mano davanti alla bocca. << sciocchina.. non dire così.>>
<< ed invece lo dico.. un coniglio si muove meglio di me.>> mi mordo le labbra.
<< datti del tempo.. in tutto ci vuole pazienza.>>
Penso che non mi basterà la pazienza.. ho bisogno di un corso accelerato.

<< vorrei un mondo fatto solo di fiori..>> ammetto.
mi accarezza un braccio.
<< ma anche le piante hanno bisogno del loro tempo..>>
<< devi prima piantare i semini, poi annaffiarli e prendertene cura e solo allora sboccerà una bella rosa, come quella che tieni in mano.>>
Questo paragone è semplice, ma efficace.
<< grazie..>> l'abbraccio ed ho proprio bisogno di coccole.
è così morbida che starei per ore vicino a lei.
<< dai su rientriamo.. sta iniziando a fare freddo.>>

Ci alziamo avviandoci in soffitta.

******

**PUNTO DI VISTA DEL MARCHESE**

Mi sveglio di soprassalto. Sono sudato e agitato. Ho sognato quello stronzo bastardo... era da tanto che non mi succedeva.

Mi tocco i capelli, frustrato.
Mi alzo, mettendomi i pantaloni.
È notte fonda.

Esco dalla camera avviandomi in cucina, ho bisogno di una tazza di tè per sciogliere i nervi accumulati. Spero che qualche cameriera sia già sveglia, per potermela preparare.

Con una candela in mano arrivo nel seminterrato.
Una figura sottile e snella è appoggiata al tavolo, sbatto più volte le palpebre, per capire se sia reale oppure no.
Faccio luce con la candela: una chioma nera e un viso angelico mi fanno perdere un battito.

Che ci fa la signorina Gea qui?
E poi perché dorme appoggiata al tavolo?

Noto che i fornelli sono accesi: si stava preparando qualcosa di caldo.
Verso in una tazza quello che doveva essere il suo tè, e lo sorseggio sedendomi nella sedia accanto.

Respira dolcemente, le labbra sono schiuse e rilassate.
Di solito mi perdo a guardarle, mentre mi inveisce contro, fregandosene della mia autorità.

Se fosse stata un'altra al suo posto, l'avrei già cacciata... ma con lei non ci riesco. I suoi occhi mi mandano fuori strada: sono magici, pieni di vita, pronti a tutto, dolci come caramelle.

Da quando penso queste cose?!
Sto perdendo colpi.

Si muove, aprendo le palpebre.
Strizza gli occhi per capire chi abbia davanti.
<< Marchese? >> chiede conferma con la voce impastata dal sonno.

Resto fermo e porto la tazza vicino alle labbra.

Inclina la testa, confusa.
<< Quella... è la mia tazza di tè? >> domanda indicandola.

<< Vi siete addormentata, quindi ne ho approfittato.>> ammetto con nonchalance.

Scuote la testa,
non condividendo la mia scelta.
<< Adesso me ne preparate un'altra.>> ordina seria.

Che?!
Ho capito bene?
<< Vi ricordo che sono un nobile.>> sentenzio.

Increspa la fronte.
<< Ah quindi i nobili possono rubare le tazze altrui? >>
<< oppure non sono così galanti, da preparare qualcosa a una ragazza? >> esprime egregiamente il suo pensiero.

<< Vi preferivo quando dormivate.>> la informo, facendola arrabbiare.

Si alza in piedi.
<< Forza, preparatemi il tè.>> mi tira dalle braccia, notando che sono a torso nudo. Cade nella tentazione, ma si riprende subito.

Mi spinge verso i fornelli.
<< Non è poi così difficile.>> mi informa prendendomi le mani: mi fa versare dell'acqua all'interno del bollitore, e accendere il fuoco, dopodiché appoggio il bollitore sopra.

Riprende parola.
<< Adesso prendiamo una teiera e mettiamo dentro due cucchiaini di tè, uno per la tazza e uno per la teiera.>> mi spiega passo per passo.

<< Nessuno mi ha mai costretto a fare il tè.>> mi esce con un ghigno.

Fa un sorrisetto sinistro.
<< C'è sempre una prima volta, mio caro Marchese.>> e non perde mai tempo per dire la sua.

<< Direi, prima e anche ultima volta.>> sottolineo guardandola dritta negli occhi.
Non si lascia intimorire.
<< Lo vedremo.>> sussurra.

L'acqua per il tè è pronta.
Mi ordina di versare il liquido dentro la teiera e poi nella tazza, non prima di aver appoggiato sopra il colino per intercettare le fogliette.

<< Quanto zucchero desiderate? >>
schiocco la lingua sul palato.
<< Due zollette, grazie.>> risponde subito.
<< io metto anche un goccio di latte.>> mi informa.

Dopo aver fatto tutto, le porgo la tazza.

<< Visto... non era poi così difficile.>> sentenzia, andandosi a sedere al tavolo.

<< il mio ormai è freddo.>> brontolo.

<< Ne volete un po' del mio? >> chiede dopo aver bevuto un sorso.
Scuoto la testa.
<< Non bevo nella tazza degli altri, è poco igienico.>>

Alza gli occhi al soffitto.
<< Questo no, quest'altro nemmeno, e neppure questo...>> borbotta imitandomi.
<< Riuscite a rilassarvi per un secondo? >>
<< Su... bevete.>> ordina sporgendosi.

Non faccio in tempo a ribellarmi, che percepisco il tè caldo scendermi in gola.
<< Visto? Non è successo niente.>> continua con la sua teoria.

Questa ragazza mi farà impazzire.
Eppure non riesco a non rimanerne ammaliato.

<< Cosa vi ha portato qui? >> chiede con i suoi occhietti curiosi.
Mi lecco le labbra.
<< non riuscivo a dormire.>> ammetto.

Alza le sopracciglia.
<< E come mai? >> sussurra.

Stringo le labbra, non mi piace aprirmi con le persone.
<< Un incubo.>> dico solo.

Sorride.
<< Allora anche i nobili, fanno brutti sogni.>> mi prende in giro.

<< Voi? Perché siete qui? >> è arrivato il mio turno.
Alza le spalle.
<< Dopo i balletti di Melory, ero piena di crampi e dolori.>>
<< Un bel tè caldo, mi avrebbe fatta rilassare.>> spiega con nonchalance ed invidio il suo essere così libera dagli schemi. Non è affatto semplice per me.

La sto fissando senza ritegno, vorrei morderle le labbra, assaporarle...
Basta!
Devo andare via da qui, prima che sia troppo tardi.
<< io vado.>> pronuncio alzandomi in piedi.

Si alza anche lei lasciandomi un bacio sulla guancia.
<< Spero che adesso dormiate bene.>> aggiunge con sincerità.

Rimango sorpreso dal gesto.
Sento i pantaloni gonfiarsi.

Non rispondo e salgo le scale.

Il Marchese di Corvalle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora