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Mi tiene stretta a sé, come se volesse proteggere un oggetto prezioso.

Stiamo passeggiando a cavallo da più di dieci minuti, vorrei non tornare mai indietro. Passiamo tra le colline arrivando in un ruscello.
Inspiro l'aria fresca.
<< È bellissimo qui..>> soffio fuori.
<< Ci venite spesso? >> domando con curiosità.

<< Non sempre.>> mi informa fermando il cavallo.

Guardo un attimo l'acqua, e riaffiora nella mia mente un flashback: una donna mi aiuta a nuotare.
Strizzo gli occhi, cercando di ricordare più dettagli possibili, ma un forte mal di testa me lo impedisce.
Mi tocco la tempia, emettendo un verso strozzato.

<< State bene? Volete scendere? >> si preoccupa per me, non faccio in tempo a rispondere, che mi ha già aiutata a scendere.

<< Vi ricordate quando sono caduta nel ruscello? >> chiedo poi guardandolo.

<< Si certo, perché? >>

Mi lecco le labbra.
<< Mi è apparsa una donna.>>
<< Mi insegnava a nuotare.>> specifico, per rendere tutto più chiaro.
So di sembrare pazza, ma è la verità.

Mi guarda stranito, inclinando la testa.

<< La notte mi appare nei sogni, ma non riesco a ricordare altro.>> butto fuori.

<< Forse è qualcuno di molto caro.>> mi fa ragionare e potrebbe essere un'idea.
Lo guardo di nuovo negli occhi.
<< Voi... sapete da dove vengo? Cioè sapete qualcosa sulla mia famiglia? Se sono orfana? O altro? >> borbotto.
È da tanto tempo, che voglio fargli questa domanda.

Storce di poco le labbra.
<< Non so rispondere, mi dispiace.>>

Guardo per terra sconfitta.
<< E voi invece... ricordate qualcosa della vostra famiglia? >> sono curiosa.

<< I miei genitori erano due Baroni.>> inizia a raccontare.
<< Sono nato qui, a Corvalle... conosco questo posto a memoria: ogni viale, ogni bosco, ogni corso d'acqua.>>

Sono concentrata ad ascoltarlo, ma non lo vedo tanto felice.

<< Mio padre era un uomo freddo, non ricordo una sua carezza o abbraccio, però teneva molto a me. >>
<< Mia madre era l'opposto... dolce come il miele e amante dei fiori, proprio come voi.>> posa lo sguardo su di me.
Arrossisco.
<< E adesso... dove sono? >> chiedo infine.

<< Sono morti.>> butta fuori, non specifica in che modo, ma non vado oltre, in rispetto del suo dolore.
Mi avvicino a un albero e stacco una mela. La sciacquo nel ruscello dandole un morso: è succosa.

Mi avvicino poi al padrone porgendogliela.
<< Assaggiatela è squisita... si sente il sapore di questo posto.>>

Storce la bocca. È poco convinto, non gli va mai bene nulla.
<< Forza, mangiate.>> gliela infilo tra le labbra.
Deve smetterla di ragionare su tutto.
Controvoglia dà un morso.

<< Buona vero? >> sorrido.

Mastica in silenzio squadrandomi in modo strano. I suoi occhi sono impenetrabili, come questo bosco.
Ma riesco a capire quando è rilassato... e adesso lo è.

<< E voi, come avete fatto a diventare un Marchese? >> cambio argomento.

<< Si è fatto tardi.>> fa finta di non aver sentito.
<< È meglio tornare indietro.>> mi sorpassa, raggiungendo l'animale, che mangiucchia dei ciuffi d'erba.

Il Marchese di Corvalle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora